Giorno 112

Ciao Dio!

Sapienziali Salmi 49,1-21
Nuovo Testamento Luca 20,27-21,4
Antico Testamento Deuteronomio 33,1-34,12

Introduzione

Il Vicario di Dibley, una sitcom televisiva britannica con una donna vicario interpretata da Dawn French, racconta la vita di una delle prime donne vicario della Chiesa d'Inghilterra: Joy Carroll Wallis. Alcuni anni fa, io e Pippa abbiamo incontrato Joy. Ci ha raccontato una storia di quando era sacerdote anglicano a Londra.

Uno dei membri della congregazione era una donna devota di 87 anni, di nome Flory Shore. Flory aveva da poco subito un delicato intervento chirurgico. Le sue prospettive di guarigione erano molto scarse.

L'intervento chirurgico andò bene. Quando aprì gli occhi, una delle prime cose che vide fu l'immagine sfocata del suo medico, vestito con il camice bianco.

Flory sorrise e disse: "Ciao Dio! Sono Flory Shore".

Joy disse che questa storia le aveva insegnato due cose. In primo luogo l'umiltà di Flory: non si aspettava che Dio conoscesse il suo nome. In secondo luogo, la sua assoluta certezza della risurrezione e di dove stesse andando.

La sua certezza della risurrezione si basava sulla pietra angolare del cristianesimo: la risurrezione di Gesù Cristo nel primo giorno di Pasqua. La stessa potenza che ha risuscitato Gesù dai morti ora vive in noi mediante lo Spirito Santo (vedi Efesini 1,18-23). Un giorno, anche noi ci alzeremo e diremo: "Ciao Dio!"

Sapienziali

Salmi 49,1-21

Salmo 49

1 Al maestro del coro. Dei figli di Core. Salmo.

2 Ascoltate questo, popoli tutti,
  porgete l'orecchio, voi tutti abitanti del mondo,
3 voi, gente del popolo e nobili,
  ricchi e poveri insieme.
4 La mia bocca dice cose sapienti,
  il mio cuore medita con discernimento.
5 Porgerò l'orecchio a un proverbio,
  esporrò sulla cetra il mio enigma.

6 Perché dovrò temere nei giorni del male,
  quando mi circonda la malizia
  di quelli che mi fanno inciampare?
7 Essi confidano nella loro forza,
  si vantano della loro grande ricchezza.
8 Certo, l'uomo non può riscattare se stesso
  né pagare a Dio il proprio prezzo.
9 Troppo caro sarebbe il riscatto di una vita:
  non sarà mai sufficiente
10 per vivere senza fine
  e non vedere la fossa.
11 Vedrai infatti morire i sapienti;
  periranno insieme lo stolto e l'insensato
  e lasceranno ad altri le loro ricchezze.
12 Il sepolcro sarà loro eterna dimora,
  loro tenda di generazione in generazione:
  eppure a terre hanno dato il proprio nome.

13 Ma nella prosperità l'uomo non dura:
  è simile alle bestie che muoiono.

14 Questa è la via di chi confida in se stesso,
  la fine di chi si compiace dei propri discorsi.
15 Come pecore sono destinati agli inferi,
  sarà loro pastore la morte;
scenderanno a precipizio nel sepolcro,
  svanirà di loro ogni traccia,
  gli inferi saranno la loro dimora.
16 Certo, Dio riscatterà la mia vita,
  mi strapperà dalla mano degli inferi.
17 Non temere se un uomo arricchisce,
  se aumenta la gloria della sua casa.
18 Quando muore, infatti, con sé non porta nulla
  né scende con lui la sua gloria.
19 Anche se da vivo benediceva se stesso:
  "Si congratuleranno, perché ti è andata bene",
20 andrà con la generazione dei suoi padri,
  che non vedranno mai più la luce.

21 Nella prosperità l'uomo non comprende,
  è simile alle bestie che muoiono.

Commento

La vita oltre la morte

C'è una grande differenza tra vita senza Dio e vita con Dio.

  1. Vita senza Dio
    Coloro che vivono senza Dio tendono a confidare nella ricchezza (v.7a) o in se stessi (v.14a). Questa fiducia è caratterizzata da una ricerca di status. Le persone ricche possono arrivare a vantarsi "della loro grande ricchezza" (v.7b) e usare il proprio denaro per impressionare gli altri (v.17). Possono anche arrivare a nominare delle terre con il "proprio nome" (v.12a).

    Godono della lode degli altri (v.19b) e si considerano "beati" (v.19a). A volte cercano di usare la loro ricchezza per "riscattare" la propria morte (v.8), ma nessuna somma di denaro è mai sufficiente (v.9). Alla fine, tutto è inutile poiché la ricchezza viene lasciata ad altri (v.11b): "Non temere se un uomo arricchisce, se aumenta la gloria della sua casa. Quando muore, infatti, con sé non porta nulla" (vv.17-18a, MSG). Che valore infatti può avere tutto questo se poi scenderemo "a precipizio nel sepolcro"? (v.15).

  2. Vita con Dio
    Coloro che invece vivono una vita con Dio non hanno bisogno di ricercare uno status. Questo perché il proprio status non viene dal successo o dall'accumulare ricchezza, ma dal sapere a chi si appartiene e quanto si è preziosi per lui.

    Il nostro riscatto è stato pagato (v.8b), siamo stati redenti e il nostro futuro è sicuro: "Certo, Dio riscatterà la mia vita, mi strapperà dalla mano degli inferi" (v.16, MSG).

    Una vita con Dio significa "vivere senza fine e non vedere la fossa" (v.10). Il salmista dice: "Perché dovrò temere?" (v.6) La paura è un'emozione umana naturale. Ma con Dio possiamo affrontare ogni paura, avere completa fiducia in lui per questa vita e per la vita a venire.

    In questo brano troviamo uno dei pochi accenni dell'Antico Testamento alla vita dopo la morte. L'autore è fiducioso che Dio "riscatterà" la sua vita, lo "strapperà dalla mano degli inferi" (v.16). La vita con Dio non finisce con la morte, ma continua nell'eternità. Il salmista confida in questo anche se non sa come possa avvenire. La risposta sarà rivelata a tutti con la risurrezione di Gesù.

Preghiera

Signore, grazie per la potenza della tua risurrezione, che ora vive in noi. Grazie per averci strappati dalla presa della morte e perché un giorno staremo con te per l'eternità.

Nuovo Testamento

Luca 20,27-21,4

La risurrezione e il matrimonio

27 Gli si avvicinarono alcuni sadducei - i quali dicono che non c'è risurrezione - e gli posero questa domanda: 28 "Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. 29 C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. 30 Allora la prese il secondo 31 e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. 32 Da ultimo morì anche la donna. 33 La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie".

34 Gesù rispose loro: "I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35 ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: 36 infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. 37 Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 38 Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui".

39 Dissero allora alcuni scribi: "Maestro, hai parlato bene". 40 E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.

Di chi è Figlio il Messia?

41 Allora egli disse loro: "Come mai si dice che il Cristo è figlio di Davide, 42 se Davide stesso nel libro dei Salmi dice:

“Disse il Signore al mio Signore:
“Siedi alla mia destra
43 finché io ponga i tuoi nemici
come sgabello dei tuoi piedi?“

44 Davide dunque lo chiama Signore; perciò, come può essere suo figlio?".

Avvertimento contro i maestri della legge

45 Mentre tutto il popolo ascoltava, disse ai suoi discepoli: 46 "Guardatevi dagli scribi, che vogliono passeggiare in lunghe vesti e si compiacciono di essere salutati nelle piazze, di avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti; 47 divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa".

L'offerta della vedova

21Alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. 2 Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, 3 e disse: "In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. 4 Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere".

Commento

I morti risorgeranno

Pensare alla risurrezione e a come sarà la vita dopo la morte non è una cosa che le persone fanno facilmente. Che aspetto avranno le persone? Che tipo di corpo avremo? Come ci relazioneremo con gli altri?

Ci sono persone che considerano questo tipo di domande troppo fantasiose o addirittura assurde. I sadducei "dicono che non c'è risurrezione" (20,27, MSG). Si avvicinano a Gesù con una domanda trabocchetto riguardante una donna che aveva avuto sette mariti. Gli chiedono cosa ne sarebbe stata di questa situazione al momento della risurrezione.

Gesù risponde spiegando che la loro domanda è sbagliata, perché stanno pensando con una mentalità terrena. La risurrezione trasformerà tutti i nostri rapporti umani e non ci sarà più la necessità del matrimonio come via per dare continuità all'umanita e alle linee familiari (vv.34-36).

Ma Gesù non si ferma qui. I sadducei infatti non davano molto peso a quanto veniva detto nell'Antico Testamento riguardo alla risurrezione. Questo perché attribuivano un peso molto maggiore ai primi cinque libri della Bibbia (il Pentateuco) i quali non parlavano direttamente di risurrezione.

Li affronta quindi nel loro stesso campo da gioco citando proprio uno di questi libri: "Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui" (vv.37-38).

In questo modo, dimostra di credere non solo nella propria risurrezione, ma anche in una ben più ampia "risurrezione dai morti" (v.35). Coloro che risorgono "non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio" (v.36).

Naturalmente, tutto questo dipende da ciò che Gesù afferma di essere. Gesù non è solo figlio di Davide, ma Signore di Davide (vv.41-44). Se allora Gesù è il Signore, tutti possiamo essere certi che la morte è stata vinta.

Se crederemo davvero nella risurrezione, il nostro atteggiamento verso ogni cosa nella vita cambierà, compreso il modo di vedere i nostri beni. Come la vedova povera (21,1-4), siamo tutti invitati a donare con generosità, ad essere liberi nei confronti dei beni e disposti a dare a tutto ciò che abbiamo in questa vita.

Se crederemo, la nostra prospettiva su questa vita cambierà completamente. C'è speranza dopo la morte. Questa vita è solo l'inizio.

Preghiera

Signore, grazie infinite perché sei morto per me e grazie per la straordinaria speranza che mi doni attraverso la tua risurrezione. Grazie perché la stessa potenza che ha risuscitato Gesù dai morti risusciterà anche noi.

Antico Testamento

Deuteronomio 33,1-34,12

Mosè benedice le tribù

33Ed ecco la benedizione con la quale Mosè, uomo di Dio, benedisse gli Israeliti prima di morire. 2 Egli disse:

  "Il Signore è venuto dal Sinai,
    è spuntato per loro dal Seir,
    è apparso dal monte Paran,
    è arrivato tra miriadi di consacrati:
    dalla sua destra, per loro, il fuoco della legge.
  3 Certo, egli ama i popoli;
    tutti i suoi santi sono nelle tue mani,
  mentre essi, accampati ai tuoi piedi,
    ricevono le tue parole.
  4 Una legge ci ha ordinato Mosè,
    un'eredità per l'assemblea di Giacobbe.
  5 Vi fu un re in Iesurùn,
    quando si radunarono i capi del popolo,
    tutte insieme le tribù d'Israele.

  6 Viva Ruben e non muoia,
    benché siano pochi i suoi uomini".

7 Questo disse per Giuda:

  "Ascolta, Signore, la voce di Giuda
    e riconducilo verso il suo popolo;
  la sua mano difenderà la sua causa
    e tu sarai l'aiuto contro i suoi avversari".

8 Per Levi disse:

  "Da' a Levi i tuoi tummìm e i tuoi urìm
    all'uomo a te fedele,
  che hai messo alla prova a Massa,
    per cui hai litigato presso le acque di Merìba;
  9 a lui che dice del padre e della madre:
    "Io non li ho visti",
  che non riconosce i suoi fratelli
    e ignora i suoi figli.
  Essi osservano la tua parola
    e custodiscono la tua alleanza,
  10 insegnano i tuoi decreti a Giacobbe
    e la tua legge a Israele,
  pongono l'incenso sotto le tue narici
    e un sacrificio sul tuo altare.
  11 Benedici, Signore, il suo valore
    e gradisci il lavoro delle sue mani;
  colpisci al fianco i suoi aggressori
    e i suoi nemici più non si rialzino".

12 Per Beniamino disse:

  "Prediletto del Signore, Beniamino,
    abita tranquillo presso di lui;
    egli lo protegge sempre e tra le sue spalle dimora".

13 Per Giuseppe disse:
  "Benedetta dal Signore la sua terra!
    Dalla rugiada abbia il meglio dei cieli,
    e dall'abisso disteso al di sotto;
  14 il meglio dei prodotti del sole
    e il meglio di ciò che germoglia ogni luna,
  15 la primizia dei monti antichi,
    il meglio dei colli eterni
  16 e il meglio della terra e di ciò che contiene.
    Il favore di colui che abitava nel roveto
  venga sul capo di Giuseppe,
    sulla testa del principe tra i suoi fratelli!
  17 Come primogenito di toro, egli è d'aspetto maestoso
    e le sue corna sono di bufalo;
  con esse cozzerà contro i popoli, tutti insieme,
    sino ai confini della terra.
  Tali sono le miriadi di Èfraim
    e tali le migliaia di Manasse".

18 Per Zàbulon disse:

  "Gioisci, Zàbulon, ogni volta che parti,
    e tu, Ìssacar, nelle tue tende!
  19 Chiamano i popoli sulla montagna,
    dove offrono sacrifici legittimi,
  perché succhiano le ricchezze dei mari
    e i tesori nascosti nella sabbia".

20 Per Gad disse:

  "Benedetto colui che amplia Gad!
    Come una leonessa ha la sede,
    sbranò un braccio e anche un cranio;
  21 poi si scelse le primizie,
    perché là era la parte riservata a un capo.
  Venne alla testa del popolo,
    eseguì la giustizia del Signore
    e i suoi decreti riguardo a Israele".

22 Per Dan disse:

  "Dan è un giovane leone
    che balza da Basan".

23 Per Nèftali disse:

  "Nèftali è sazio di favori
    e colmo delle benedizioni del Signore:
    il mare e il meridione sono sua proprietà".

24 Per Aser disse:

  "Benedetto tra i figli è Aser!
    Sia il favorito tra i suoi fratelli
    e intinga il suo piede nell'olio.
  25 Di ferro e di bronzo siano i tuoi catenacci
    e quanto i tuoi giorni duri il tuo vigore".

  26 "Nessuno è pari al Dio di Iesurùn,
    che cavalca sui cieli per venirti in aiuto
    e sulle nubi nella sua maestà.
  27 Rifugio è il Dio dei tempi antichi
    e quaggiù lo sono le sue braccia eterne.
  Ha scacciato davanti a te il nemico
    e ha intimato: "Distruggi!".
  28 Israele abita tranquillo,
    la fonte di Giacobbe in luogo appartato,
  in terra di frumento e di mosto,
    dove il cielo stilla rugiada.
  29 Te beato, Israele!
    Chi è come te,
    popolo salvato dal Signore?
  Egli è lo scudo della tua difesa
    e la spada del tuo trionfo.
  I tuoi nemici vorranno adularti,
    ma tu calcherai il loro dorso".

La morte di Mosè

34Poi Mosè salì dalle steppe di Moab sul monte Nebo, cima del Pisga, che è di fronte a Gerico. Il Signore gli mostrò tutta la terra: Gàlaad fino a Dan, 2 tutto Nèftali, la terra di Èfraim e di Manasse, tutta la terra di Giuda fino al mare occidentale 3 e il Negheb, il distretto della valle di Gerico, città delle palme, fino a Soar. 4 Il Signore gli disse: "Questa è la terra per la quale io ho giurato ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe: "Io la darò alla tua discendenza". Te l'ho fatta vedere con i tuoi occhi, ma tu non vi entrerai!".

5 Mosè, servo del Signore, morì in quel luogo, nella terra di Moab, secondo l'ordine del Signore. 6 Fu sepolto nella valle, nella terra di Moab, di fronte a Bet-Peor. Nessuno fino ad oggi ha saputo dove sia la sua tomba. 7 Mosè aveva centoventi anni quando morì. Gli occhi non gli si erano spenti e il vigore non gli era venuto meno. 8 Gli Israeliti lo piansero nelle steppe di Moab per trenta giorni, finché furono compiuti i giorni di pianto per il lutto di Mosè.

9 Giosuè, figlio di Nun, era pieno dello spirito di saggezza, perché Mosè aveva imposto le mani su di lui. Gli Israeliti gli obbedirono e fecero quello che il Signore aveva comandato a Mosè.

10 Non è più sorto in Israele un profeta come Mosè, che il Signore conosceva faccia a faccia, 11 per tutti i segni e prodigi che il Signore lo aveva mandato a compiere nella terra d'Egitto, contro il faraone, contro i suoi ministri e contro tutta la sua terra, 12 e per la mano potente e il terrore grande con cui Mosè aveva operato davanti agli occhi di tutto Israele.

Commento

Braccia eterne

Una persona che nella sua vita ha avuto un lieto fine è senza dubbio Mosè: "Mosè aveva centoventi anni quando morì. Gli occhi non gli si erano spenti e il vigore non gli era venuto meno" (34,7, MSG). Aveva vissuto conoscendo il Signore "faccia a faccia" (v.10).

Mosè è stato usato da Dio in modo grande: nessun altro infatti ha mai mostrato "la mano potente e il terrore grande con cui Mosè aveva operato davanti agli occhi di tutto Israele" (v.12).

Una delle grandi sfide della vita è chiudere bene, avere un lieto fine. Parte di questo lieto fine riguarda la pianificazione della propria successione.

Mosè conclude bene la propria vita, ha un lieto fine. Ha pianificato la sua successione in Giosuè: "Giosuè, figlio di Nun, era pieno dello spirito di saggezza, perché Mosè aveva imposto le mani su di lui. Gli Israeliti gli obbedirono e fecero quello che il Signore aveva comandato a Mosè" (v.9). Questo è uno dei pochi esempi in cui la benedizione (unzione) di Dio passa da una generazione all'altra.

Prima di morire, Mosè benedice tutte le tribù usando parole straordinarie. Ad esempio, riguardo a Beniamino dice: "Prediletto del Signore, Beniamino, abita tranquillo presso di lui; egli lo protegge sempre e tra le sue spalle dimora" (33,12).

Giunto alla fine, dopo aver benedetto ciascuna tribù, aggiunge: "Nessuno è pari al Dio di Iesurùn, che cavalca sui cieli per venirti in aiuto e sulle nubi nella sua maestà. Rifugio è il Dio dei tempi antichi e quaggiù lo sono le sue braccia eterne" (vv.26-27a).

Forse qui si rende conto che la morte non è la fine. Si fida dell'eterno Dio e sa che le sue braccia sono eterne.

Questa consapevolezza non rimuove il dolore e la tristezza della morte. Il popolo piange per Mosè e la sua morte (34,8a). Nella vita, soffrire è qualcosa di naturale e importante ed è vitale che lo facciamo. Le nostre emozioni vengono da Dio e non dovremmo reprimerle.

Tuttavia, c'è differenza tra dolore senza speranza e dolore di un credente che spera nella risurrezione (1 Tessalonicesi 4,13).

Nella mia vita sono stato a molti funerali e spesso ho trovato parole grandi, rassicuranti, confortanti e potenti: "Rifugio è il Dio dei tempi antichi e quaggiù lo sono le sue braccia eterne" (Deuteronomio 33,27a).

Preghiera

Signore, come Mosè, fa che possa vivere in stretta relazione con te, riconoscere che solo tu sei mio rifugio e che le tue braccia sono eterne.

La moglie di Nicky dice

Deuteronomio 33,26-27a

"Nessuno è pari al Dio di Iesurùn, che cavalca sui cieli per venirti in aiuto e sulle nubi nella sua maestà. Rifugio è il Dio dei tempi antichi e quaggiù lo sono le sue braccia eterne".

Trovo queste parole sempre di grande conforto, specialmente nei momenti più difficili.

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