Giorno 15

Dio è giusto e misericordioso

Sapienziali Salmi 9,14-21
Nuovo Testamento Matteo 12,1-21
Antico Testamento Genesi 31,1-54

Introduzione

Le persone sono spesso critiche nei confronti dei giudici ritenuti "teneri con il crimine" ed incapaci di imporre pene commisurate ai reati commessi.

Nei miei anni di avvocato ricordo che tra colleghi non vi era grande stima per questo tipo di giudici. Da un giudice infatti ciò che ci si aspetta è giustizia e non misericordia.

Nell’ambito delle relazioni personali, le cose cambiano completamente. Ad esempio, da un amico o da un genitore ciò che ci si aspetta non è giustizia, ma misericordia. A volte, giustizia e misericordia sembrano inconciliabili. Ci possiamo aspettare giustizia, o misericordia, ma mai entrambe e allo stesso tempo.

Con Dio, i due aspetti coesistono. Dio è un Dio di giustizia ma anche di misericordia. Ma come è possibile tutto questo? Come è possibile coniugare queste due caratteristiche apparentemente in forte contrasto tra loro? La risposta è attraverso Gesù. Attraverso il sacrificio di Gesù sulla croce Dio riesce a conciliare giustizia e misericordia.

Nel mio incontro con Gesù e nel cercare di capire ciò che Gesù ha ottenuto per me sulla croce, ho sempre trovato utile l'immagine di due amici cresciuti insieme, stessa scuola, tante esperienze. Nel diventare grandi, i due amici si perdono di vista. Uno di loro studia e diventa un giudice. L’altro segue strade diverse, si avvicina alla criminalità e diventa un delinquente. Un giorno commette un reato, viene arrestato e si dichiara colpevole. In aula scopre che il giudice è proprio il suo vecchio amico. Il giudice rimane senza parole. Di fronte a sé ha quel suo vecchio amico ed un grande dilemma, lo stesso dilemma di Dio con noi. Che cosa fare?

È giudice e quindi deve agire con giustizia; non può lasciarlo andare così come se niente fosse. Ma è anche amico e vorrebbe essere misericordioso con lui perché gli vuole bene. Ad un certo punto decide. Dichiara l’imputato colpevole e stabilisce la giusta sanzione, perché così vuole la giustizia. Ma poi scende, si avvicina all’amico e scrive su un assegno la cifra esatta della sanzione, pagando per lui. Questo è un atto di misericordia, amore e sacrificio.

La nostra situazione con Dio è simile a questa. Per il nostro peccato abbiamo una punizione che ci aspetta, che è la morte. Ma abbiamo anche una relazione intima con Dio, il giudice, che ci ama. Dio, nostro Padre celeste, ci ama molto di più di quanto un genitore possa amare il proprio figlio. E il prezzo che ha pagato è molto di più di un assegno. Dio è venuto lui stesso, nella persona di Gesù, a pagare per il nostro peccato.

Dio non è tenero con il peccato. Non può non giudicarci colpevoli per i nostri peccati, ma per il suo amore e la sua misericordia è sceso nella persona di suo figlio Gesù Cristo e ha pagato per noi. Attraverso il sacrificio di Gesù sulla croce, Dio si è rivelato giusto e misericordioso allo stesso tempo.

Sapienziali

Salmi 9,14-21

 14 Abbi pietà di me, Signore,
  vedi la mia miseria, opera dei miei nemici,
  tu che mi fai risalire dalle porte della morte,

 15 perché io possa annunciare tutte le tue lodi;
  alle porte della figlia di Sion
  esulterò per la tua salvezza.

 16 Sono sprofondate le genti nella fossa che hanno scavato,
  nella rete che hanno nascosto si è impigliato il loro piede.

 17 Il Signore si è fatto conoscere, ha reso giustizia;
  il malvagio è caduto nella rete, opera delle sue mani.

 18 Tornino i malvagi negli inferi,
  tutte le genti che dimenticano Dio.

 19 Perché il misero non sarà mai dimenticato,
  la speranza dei poveri non sarà mai delusa.

 20 Sorgi, Signore, non prevalga l'uomo:
  davanti a te siano giudicate le genti.

 21 Riempile di spavento, Signore,
  riconoscano le genti di essere mortali.

Commento

Fidarsi della giustizia di Dio

Davide sa che Dio è un Dio di giustizia: "Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia" (v.17). E rivolgendosi a Dio: "Abbi pietà di me… perché io possa annunciare tutte le tue lodi" (vv.14-15).

In questo salmo, il desiderio di giustizia e il desiderio di pietà vanno di pari passo. Davide prega che Dio abbia pietà di lui e che operi giustizia sui suoi nemici: "Sorgi, Signore... davanti a te siano giudicate le genti" (v.20).

Spesso vediamo la giustizia come qualcosa di negativo, in qualche modo legata ad una punizione. La giustizia, invece, è profondamente positiva. In ebraico, la parola giustizia (mishpat) ha il significato di mettere le cose a posto. Davide sa che Dio è giusto, che metterà le cose a posto, per questo è sicuro che "il misero non sarà mai dimenticato, la speranza dei poveri non sarà mai delusa" (v.19).

Preghiera

Grazie, Signore, perché sei un Dio di giustizia. Grazie perché un giorno ci sarà giustizia per tutti coloro che oggi subiscono ingiustizia. Grazie perché un giorno ci sarà giustizia per i poveri e gli oppressi.

Nuovo Testamento

Matteo 12,1-21

Gesù signore del sabato

12 In quel tempo Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle. 2 Vedendo ciò, i farisei gli dissero: "Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato".

3 Ma egli rispose loro: "Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? 4 Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. 5 O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? 6 Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. 7 Se aveste compreso che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrifici, non avreste condannato persone senza colpa. 8 Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato".

9 Allontanatosi di là, andò nella loro sinagoga; 10 ed ecco un uomo che aveva una mano paralizzata. Per accusarlo, domandarono a Gesù: "È lecito guarire in giorno di sabato?"

11 Ed egli rispose loro: "Chi di voi, se possiede una pecora e questa, in giorno di sabato, cade in un fosso, non l'afferra e la tira fuori? 12 Ora, un uomo vale ben più di una pecora! Perciò è lecito in giorno di sabato fare del bene".

13 E disse all'uomo: "Tendi la tua mano". Egli la tese e quella ritornò sana come l'altra. 14 Allora i farisei uscirono e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

Gesù il servo del Signore

15 Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti 16 e impose loro di non divulgarlo, 17 perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

 18 Ecco il mio servo
  il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento.
 Porrò il mio spirito sopra di lui
  e annuncerà alle nazioni la giustizia.

 19 Non contesterà né griderà
  né si udrà nelle piazze la sua voce.

 20 Non spezzerà una canna già incrinata,
  non spegnerà una fiamma smorta,
  finché non abbia fatto trionfare la giustizia;

 21 nel suo nome spereranno le nazioni.

Commento

Accogliere la misericordia di Gesù

Ti è mai capitato di vedere uno di quei pacchi con scritto "Fragile" o "Maneggiare con cura" e di sentire anche tu il bisogno di essere trattato così: con cura? Ebbene, quando ti sentì così, Gesù è proprio lì con te.

Gesù rifiuta totalmente il legalismo dei Farisei (vv.1-12) citando e realizzando la profezia di Osea: "Misericordia io voglio e non sacrifici" (Matteo 12,7; Osea 6,6). Giustizia e legalismo non sono la stessa cosa, anzi a volte sono l’una il contrario dell’altra. Con un grande gesto d’amore, compassione e misericordia, Gesù infrange il legalismo delle leggi farisaiche guarendo un uomo nel giorno di sabato (Matteo 12,13-14).

Gesù unisce giustizia e misericordia. Adempie tutte le promesse dell’Antico Testamento riguardanti la giustizia di Dio verso le nazioni. Qui Matteo cita la profezia di Isaia (Isaia 42,1-4) che Gesù porta a compimento (Matteo 12,18-21). "E annuncerà alle nazioni la giustizia" (v.18c) e farà "trionfare la giustizia" (v.20c).

Gesù è inoltre pieno di amore, compassione e misericordia: "Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta" (v.20). Nella vita affrontiamo fragilità fisiche, emotive e spirituali. A volte ci sentiamo proprio così, come una "canna incrinata" o una "fiamma smorta”.

Quando siamo deboli e fragili, Gesù si prende cura di noi con amore, compassione, e misericordia.

Gesù poi cita Isaia ed in particolare uno dei canti del servo sofferente (Isaia 40-55). Questi canti parlano di un servo sofferente che sacrifica la propria vita per ottenere il perdono dei peccati (Isaia 52,13-53,12).

In questi canti, giustizia e misericordia di Dio si uniscono. Il mondo è rimesso a posto: ingiustizia ed oppressione svaniscono e i bisognosi e coloro che hanno il cuore spezzato sono resi liberi. Ma è Dio stesso che fa il sacrificio, che porta su di sé la punizione e le conseguenze dei nostri peccati. Invece di essere schiacciati dalla giustizia di Dio, ne siamo liberati attraverso di essa. Ecco perché giustizia e misericordia si incontrano sulla croce di Gesù.

Preghiera

Grazie Gesù perché sei venuto come servo sofferente. Grazie per aver permesso alla giustizia e alla misericordia di unirsi attraverso il tuo sacrificio sulla croce.

Antico Testamento

Genesi 31,1-54

Giacobbe fugge via da Làbano

31 Giacobbe venne a sapere che i figli di Làbano dicevano: "Giacobbe si è preso tutto quello che aveva nostro padre e con quanto era di nostro padre si è fatto questa grande fortuna". 2 Giacobbe osservò anche la faccia di Làbano e si accorse che verso di lui non era più come prima.

3 Il Signore disse a Giacobbe: "Torna alla terra dei tuoi padri, nella tua famiglia e io sarò con te".

4 Allora Giacobbe mandò a chiamare Rachele e Lia, in campagna presso il suo gregge, 5 e disse loro: "Io mi accorgo dal volto di vostro padre che egli verso di me non è più come prima; ma il Dio di mio padre è stato con me. 6 Sapete voi stesse che ho servito vostro padre con tutte le mie forze, 7 mentre vostro padre si è beffato di me e ha cambiato dieci volte il mio salario; ma Dio non gli ha permesso di farmi del male. 8 Se egli diceva: "Le bestie punteggiate saranno il tuo salario", tutto il gregge figliava bestie punteggiate; se diceva: "Le bestie striate saranno il tuo salario", allora tutto il gregge figliava bestie striate. 9 Così Dio ha sottratto il bestiame a vostro padre e l'ha dato a me.

10 Una volta, nel tempo in cui il piccolo bestiame va in calore, io in sogno alzai gli occhi e vidi che i capri in procinto di montare le bestie erano striati, punteggiati e chiazzati. 11 L'angelo di Dio mi disse in sogno: "Giacobbe!". Risposi: "Eccomi". 12 Riprese: "Alza gli occhi e guarda: tutti i capri che montano le bestie sono striati, punteggiati e chiazzati, perché ho visto come ti tratta Làbano. 13 Io sono il Dio di Betel, dove tu hai unto una stele e dove mi hai fatto un voto. Ora àlzati, parti da questa terra e torna nella terra della tua famiglia!""

14 Rachele e Lia gli risposero: "Abbiamo forse ancora una parte o una eredità nella casa di nostro padre? 15 Non siamo forse tenute in conto di straniere da parte sua, dal momento che ci ha vendute e si è anche mangiato il nostro denaro? 16 Tutta la ricchezza che Dio ha sottratto a nostro padre è nostra e dei nostri figli. Ora fa' pure quello che Dio ti ha detto".

17 Allora Giacobbe si alzò, caricò i figli e le mogli sui cammelli 18 e condusse via tutto il bestiame e tutti gli averi che si era acquistato, il bestiame che si era acquistato in Paddan-Aram, per ritornare da Isacco, suo padre, nella terra di Canaan.

19 Làbano era andato a tosare il gregge e Rachele rubò gli idoli che appartenevano al padre. 20 Giacobbe eluse l'attenzione di Làbano, l'Arameo, non lasciando trapelare che stava per fuggire; 21 così poté andarsene con tutti i suoi averi. Si mosse dunque, passò il Fiume e si diresse verso le montagne di Gàlaad.

Làbano raggiunge Giacobbe

22 Il terzo giorno fu riferito a Làbano che Giacobbe era fuggito. 23 Allora egli prese con sé i suoi parenti, lo inseguì per sette giorni di cammino e lo raggiunse sulle montagne di Gàlaad. 24 Ma Dio venne da Làbano, l'Arameo, in un sogno notturno e gli disse: "Bada di non dir niente a Giacobbe, né in bene né in male!"

25 Làbano andò dunque a raggiungere Giacobbe. Ora Giacobbe aveva piantato la tenda sulle montagne e Làbano si era accampato con i parenti sulle montagne di Gàlaad. 26 Disse allora Làbano a Giacobbe: "Che cosa hai fatto? Hai eluso l a mia attenzione e hai condotto via le mie figlie come prigioniere di guerra! 27 Perché sei fuggito di nascosto, mi hai ingannato e non mi hai avvertito? Io ti avrei congedato con festa e con canti, a suon di tamburelli e di cetre! 28 E non mi hai permesso di baciare i miei figli e le mie figlie! Certo, hai agito in modo insensato. 29 Sarebbe in mio potere farti del male, ma il Dio di tuo padre mi ha parlato la notte scorsa: "Bada di non dir niente a Giacobbe, né in bene né in male!" 30 Certo, sei partito perché soffrivi di nostalgia per la casa di tuo padre; ma perché hai rubato i miei dèi?"

31 Giacobbe rispose a Làbano e disse: "Perché avevo paura e pensavo che mi avresti tolto con la forza le tue figlie. 32 Ma quanto a colui presso il quale tu troverai i tuoi dèi, non resterà in vita! Alla presenza dei nostri parenti verifica quanto vi può essere di tuo presso di me e riprendilo". Giacobbe non sapeva che li aveva rubati Rachele.

33 Allora Làbano entrò nella tenda di Giacobbe e poi nella tenda di Lia e nella tenda delle due schiave, ma non trovò nulla. Poi uscì dalla tenda di Lia ed entrò nella tenda di Rachele. 34 Rachele aveva preso gli idoli e li aveva messi nella sella del cammello, poi vi si era seduta sopra, così Làbano frugò in tutta la tenda, ma non li trovò.

35 Ella parlò al padre: "Non si offenda il mio signore se io non posso alzarmi davanti a te, perché ho quello che avviene di regola alle donne". Làbano cercò, ma non trovò gli idoli.

36 Giacobbe allora si adirò e apostrofò Làbano, al quale disse: "Qual è il mio delitto, qual è il mio peccato, perché ti accanisca contro di me? 37 Ora che hai frugato tra tutti i miei oggetti, che cosa hai trovato di tutte le cose di casa tua? Mettilo qui davanti ai miei e tuoi parenti, e siano essi giudici tra noi due.

38 Vent'anni ho passato con te: le tue pecore e le tue capre non hanno abortito e non ho mai mangiato i montoni del tuo gregge. 39 Nessuna bestia sbranata ti ho portato a mio discarico: io stesso ne compensavo il danno e tu reclamavi da me il risarcimento sia di quanto veniva rubato di giorno sia di quanto veniva rubato di notte. 40 Di giorno mi divorava il caldo e di notte il gelo, e il sonno fuggiva dai miei occhi. 41 Vent'anni sono stato in casa tua: ho servito quattordici anni per le tue due figlie e sei anni per il tuo gregge e tu hai cambiato il mio salario dieci volte. 42 Se il Dio di mio padre, il Dio di Abramo e il Terrore di Isacco non fosse stato con me, tu ora mi avresti licenziato a mani vuote; ma Dio ha visto la mia afflizione e la fatica delle mie mani e la scorsa notte egli ha fatto da arbitro".

43 Làbano allora rispose e disse a Giacobbe: "Queste figlie sono le mie figlie e questi figli sono i miei figli; questo bestiame è il mio bestiame e quanto tu vedi è mio. E che cosa potrei fare oggi a queste mie figlie o ai figli che hanno messo al mondo? 44 Ebbene, vieni, concludiamo un'alleanza, io e te, e ci sia un testimone tra me e te".

45 Giacobbe prese una pietra e la eresse come stele. 46 Poi disse ai suoi parenti: "Raccogliete pietre", e quelli presero pietre e ne fecero un mucchio; e su quel mucchio mangiarono. 47 Làbano lo chiamò Iegar-Saadutà, mentre Giacobbe lo chiamò Gal-Ed.

48 Làbano disse: "Questo mucchio è oggi un testimone tra me e te"; per questo lo chiamò Gal-Ed 49 e anche Mispa, perché disse: "Il Signore starà di vedetta tra me e te, quando noi non ci vedremo più l'un l'altro. 50 Se tu maltratterai le mie figlie e se prenderai altre mogli oltre le mie figlie, sappi che non un uomo è con noi, ma Dio è testimone tra me e te".

51 Soggiunse Làbano a Giacobbe: "Ecco questo mucchio ed ecco questa stele, che io ho eretto tra me e te. 52 Questo mucchio è testimone e questa stele è testimone che io giuro di non oltrepassare questo mucchio dalla tua parte e che tu giuri di non oltrepassare questo mucchio e questa stele dalla mia parte, per fare il male. 53 Il Dio di Abramo e il Dio di Nacor siano giudici tra di noi".

Giacobbe giurò per il Terrore di Isacco suo padre. 54 Poi offrì un sacrificio sulle montagne e invitò i suoi parenti a prender cibo. Essi mangiarono e passarono la notte sulle montagne.

Commento

Rallegrarsi del sacrificio di Dio

Hai mai ricevuto la promessa di una promozione che poi non è arrivata? O non hai mai lavorato per un progetto, magari fino a tardi ogni notte, ma che poi non ti è stato riconosciuto o considerato? Sei mai stato, o stata, vittima di invidia, false accuse o inganno?

In questo brano troviamo tante situazioni che sentiamo risuonare anche nelle nostre vite. Ma in tutte queste situazioni di frustrazione e dolore, è rassicurante sapere che Dio ha sempre l'ultima parola.

Nella famiglia di Làbano è in corso una frattura dovuta a questioni legate alle attività della famiglia. Làbano dà per scontato suo genero e Giacobbe sente che la sua buona volontà è abusata. Avverte che le cose sono cambiate: "Osservò anche la faccia di Làbano e si accorse che verso di lui non era più come prima" (v.2). Nel lavoro ha dato il 100%, ha lavorato con tutte le sue forze: "Ho servito vostro padre con tutte le mie forze" (v.6, AMP).

Giacobbe aveva veramente lavorato in condizioni molto dure e suo suocero Làbano era stato un capo piuttosto severo. Infatti aveva fatto pagare a Giacobbe tutte le perdite avvenute a causa di un incidente o furto (v.39). Le sue condizioni di lavoro erano davvero inaccettabili (v.40).

Giacobbe si sente ingannato perché Làbano anziché aumentare il suo stipendio lo diminuisce di dieci volte (v.7). Anche le figlie di Làbano, Rachele e Lia, si sentono maltrattate dal padre, il quale prima le aveva vendute a Giacobbe, poi aveva iniziato ad invidiare il successo del marito (vv.14-16).

In questo contesto è comprensibile che tutti provino risentimento verso Làbano. La loro reazione però non è giusta, scappano mentre Làbano è al lavoro. Non gli danno l'opportunità di salutare i suoi figli e nipoti (vv.26,28). Rachele poi, per motivi che non conosciamo, deruba suo padre senza dirlo al marito.

Nonostante tutto, Dio benedice Giacobbe: “Ma Dio non gli ha permesso [a Làbano] di farmi del male” (v.7, AMP). Giacobbe diviene più ricco di Làbano. In realtà era Dio che stava chiamando Giacobbe a tornare a casa da Isacco. Gli aveva promesso: “Io sarò con te” (v.3). Tuttavia, il suo modo di andare via da Làbano non era giusto. Così Dio interviene parlando a Làbano in sogno (v.24). Se non fosse stato per questo, Giacobbe sarebbe andato via a mani vuote (v.42).

Sia Giacobbe che Làbano si rivolgono a Dio perché sia giudice in questa disputa e perché si giunga ad un accordo soddisfacente per entrambi. Offrono così un sacrificio (v.54) che ancora una volta rimanda alla croce, dove giustizia e misericordia di Dio si incontrano.

Nei nostri episodi giornalieri di frustrazione e dolore, è rassicurante sapere che il Signore ha sempre l'ultima parola.

Preghiera

Padre, grazie perché sei giusto e misericordioso. Grazie per il sacrificio di Gesù. Grazie perché nei momenti di ingiustizia posso guardare a Gesù per ricevere protezione e misericordia. Aiutaci ad essere misericordiosi, come tu sei misericordioso con noi.

La moglie di Nicky dice

Genesi 31,32

Ma perché Rachele ruba gli idoli di suo padre? Cosa vuole fare? E cosa ci faceva Làbano con quegli idoli?

Rachele ruba, mente e disonora suo padre... Non c'è da meravigliarsi che Dio, ad un certo punto, decida di venirci incontro consegnandoci i suoi Dieci Comandamenti!

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