Cinque fardelli di cui non caricarsi
Introduzione
Alla fine dei suoi giorni, Sir Winston Churchill disse: "Penso alle mie preoccupazioni del passato e mi viene in mente la storia di quell'uomo che, in punto di morte, disse di essersi preoccupato per molte cose nella sua vita. Preoccupazioni, però, che molto spesso si sono dimostrate infondate, non reali!"
Churchill si riferiva al fardello delle preoccupazioni infondate che spesso non sono reali. Nella vita, ci carichiamo di "fardelli" che spesso non sono reali. Alcuni di loro, però, sono molto reali. Gesù ha detto: "Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi... e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero" (Matteo 11,28-30).
Il giogo è uno strumento che Gesù ha sicuramente visto e costruito nei suoi anni da falegname. È una congiuntura di legno che tiene uniti due animali (di solito buoi) al collo, consentendo loro di tirare insieme un aratro o un carro. La sua funzione è di rendere più leggero il peso da portare.
Amo il modo in cui Eugene Peterson traduce questo passo in The Message: "Ti senti stanco? Esausto? Deluso dalla religione? Vieni a me. Vieni via con me e rinnoverò la tua vita. Io ti farò vedere come riposarti per davvero. Cammina e lavora insieme a me, imita me. Impara che i tempi della grazia sono diversi. Non ti caricherò di qualcosa di pesante o scomodo. Rimani accanto a me ed imparerai a vivere in libertà e leggerezza" (MSG, in riferimento a Matteo 11,28-30).
Salmi 68,16-21
16 Montagna eccelsa è il monte di Basan,
montagna dalle alte cime è il monte di Basan.
17 Perché invidiate, montagne dalle alte cime,
la montagna che Dio ha desiderato per sua dimora?
Il Signore l'abiterà per sempre.
18 I carri di Dio sono miriadi, migliaia gli arcieri:
il Signore è tra loro, sul Sinai, in santità.
19 Sei salito in alto
e hai fatto prigionieri -
dagli uomini hai ricevuto tributi
e anche dai ribelli -,
perché là tu dimori, Signore Dio!
20 Di giorno in giorno benedetto il Signore:
a noi Dio porta la salvezza.
21 Il nostro Dio è un Dio che salva;
al Signore Dio appartengono le porte della morte.
Commento
1. Il fardello dell'ansia
Nel suo libro Affluenza, lo psicologo Oliver James dice che: "Almeno un quarto degli inglesi soffre di seri disagi emotivi, come la depressione e l'ansia, e un altro quarto è sulla buona strada di soffrirne presto".
Davide prega Dio che "di giorno in giorno... porta la salvezza" (v.20). Dio porta la salvezza e ci aiuta nei fardelli della vita. Uno dei fardelli che Dio si carica quotidianamente sulle sue spalle per noi è il peso delle preoccupazioni, dello stress e dell'ansia.
John Newton ha detto: "Se ci prenderemo solo quello, il fardello che ci è stato assegnato ogni giorno sarà alla nostra portata. Ma se oggi porteremo di nuovo il fardello di ieri e a questo aggiungeremo quello di domani, il tutto sarà troppo pesante e non ce la faremo".
Ogni giorno possiamo affidare a Dio le nostre paure, preoccupazioni e ansie. Questo farà la differenza. Dio porterà ogni giorno i nostri fardelli (v.19).
Preghiera
Grazie Signore, perché oggi posso venire alla tua presenza e portarti tutti i miei fardelli, preoccupazioni e ansie.
Giovanni 18,25-40
Pietro rinnega Gesù
25 Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: "Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?".
Egli lo negò e disse: "Non lo sono".
26 Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: "Non ti ho forse visto con lui nel giardino?". 27 Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
Gesù davanti a Pilato
28 Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. 29 Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: "Che accusa portate contro quest'uomo?".
30 Gli risposero: "Se costui non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato".
31 Allora Pilato disse loro: "Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!". Gli risposero i Giudei: "A noi non è consentito mettere a morte nessuno". 32 Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire.
33 Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: "Sei tu il re dei Giudei?".
34 Gesù rispose: "Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?".
35 Pilato disse: "Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?".
36 Rispose Gesù: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù".
37 Allora Pilato gli disse: "Dunque tu sei re?".
Rispose Gesù: "Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce".
38 Gli dice Pilato: "Che cos'è la verità?". E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: "Io non trovo in lui colpa alcuna. 39 Vi è tra voi l'usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?".
40 Allora essi gridarono di nuovo: "Non costui, ma Barabba!". Barabba era un brigante.
Commento
2. Il fardello del fallimento
Al grande apostolo Pietro viene chiesto: "Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?" Ma lui rinnega e dice: "Non lo sono" (v.25). Pietro rinnega Gesù per ben tre volte, esattamente come Gesù aveva predetto (v.27).
Come spesso capita anche a noi, Pietro si rende conto di aver fallito con Gesù. Il senso di fallimento può diventare un grande fardello.
Ma la storia di Pietro non si conclude qui. Dopo la sua risurrezione, Gesù incontrerà Pietro di nuovo e lo risolleverà, perdonandolo per il suo fallimento e confermandolo ancora nella sua missione (21,15-25). Con Gesù, il fallimento non è mai definitivo.
Sebbene Pietro fallisca, è Gesù che si prende sulle spalle il fardello del suo fallimento. Lo perdona, lo rialza e si serve di lui con una potenza ancora più grande, in un modo come nessun altro nella storia dell'umanità.
3. Il fardello dell'ingiustizia
Una delle tante cose che Gesù deve sopportare è un processo del tutto ingiusto. In ogni sistema equo di giustizia, spetta all'accusa provare il caso contro un imputato. È sull'accusa che ricade l'"onere della prova". Ogni sistema giudiziario equo dovrebbe superare il pregiudizio di base secondo cui una persona sotto processo è per forza colpevole.
Quando Pilato chiede: "Che accusa portate contro quest'uomo?" (v.29), rispondono: "Se costui non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato" (v.30). Una frase attraverso la quale gli accusatori di Gesù cercano di ribaltare l'onere della prova.
In modo altrettanto ingiusto, Pilato nega a Gesù il diritto al silenzio. Gli dice: "Che cosa hai fatto?" (v.35) Cerca di far condannare Gesù con le sue stesse parole. Ma Gesù risponde di essere venuto nel mondo "per dare testimonianza alla verità" (v.37). E Pilato chiede: "Che cos'è la verità?" (v.38)
Qui Pilato sembra chiedersi: esiste la verità, cioè la verità assoluta? Una domanda, questa, che anche oggi molte persone si pongono. In quell'istante Pilato si trova faccia a faccia con la Verità stessa, Gesù Cristo, il quale subisce un processo ingiusto e, cosa ben peggiore, subirà l'ingiusta pena della crocifissione e della morte. Un sacrificio che farà per salvare tutti noi.
4. Il fardello del peccato
Nonostante il processo ingiusto, Pilato conclude: "Io non trovo in lui colpa alcuna" (v.38). Gesù è completamente innocente. Pilato vuole rilasciarlo, ma la folla grida: "Non costui, ma Barabba! Barabba era un brigante" (v. 40). Gesù, l'innocente, è condannato alla crocifissione. Barabba, il peccatore, è liberato.
Il simbolismo è chiaro. Sulla croce, Gesù, l'innocente, è morto perché noi, peccatori, potessimo essere liberati. Si è caricato sulle spalle il fardello del nostro peccato.
Preghiera
"Di giorno in giorno benedetto il Signore… Il nostro Dio è un Dio che salva; al Signore Dio appartengono le porte della morte" (Salmi 68,20-21).
1 Samuele 24,1-25,44
Davide risparmia Saul
24Davide da quel luogo salì ad abitare nei luoghi impervi di Engàddi. 2 Quando Saul tornò dall'azione contro i Filistei, gli riferirono: "Ecco, Davide è nel deserto di Engàddi".
3 Saul scelse tremila uomini valorosi in tutto Israele e partì alla ricerca di Davide e dei suoi uomini di fronte alle Rocce dei Caprioli. 4 Arrivò ai recinti delle greggi lungo la strada, ove c'era una caverna. Saul vi entrò per coprire i suoi piedi, mentre Davide e i suoi uomini se ne stavano in fondo alla caverna.
5 Gli uomini di Davide gli dissero: "Ecco il giorno in cui il Signore ti dice: "Vedi, pongo nelle tue mani il tuo nemico: trattalo come vuoi"". Davide si alzò e tagliò un lembo del mantello di Saul, senza farsene accorgere. 6 Ma ecco, dopo aver fatto questo, Davide si sentì battere il cuore per aver tagliato un lembo del mantello di Saul. 7 Poi disse ai suoi uomini: "Mi guardi il Signore dal fare simile cosa al mio signore, al consacrato del Signore, dallo stendere la mano su di lui, perché è il consacrato del Signore".
8 Davide a stento dissuase con le parole i suoi uomini e non permise loro che si avventassero contro Saul. Saul uscì dalla caverna e tornò sulla via. 9 Dopo questo fatto, Davide si alzò, uscì dalla grotta e gridò a Saul: "O re, mio signore!". Saul si voltò indietro e Davide si inginocchiò con la faccia a terra e si prostrò. 10 Davide disse a Saul: "Perché ascolti la voce di chi dice: "Ecco, Davide cerca il tuo male"? 11 Ecco, in questo giorno i tuoi occhi hanno visto che il Signore ti aveva messo oggi nelle mie mani nella caverna; mi si diceva di ucciderti, ma ho avuto pietà di te e ho detto: "Non stenderò le mani sul mio signore, perché egli è il consacrato del Signore". 12 Guarda, padre mio, guarda il lembo del tuo mantello nella mia mano: quando ho staccato questo lembo dal tuo mantello nella caverna, non ti ho ucciso. Riconosci dunque e vedi che non c'è in me alcun male né ribellione, né ho peccato contro di te; invece tu vai insidiando la mia vita per sopprimerla. 13 Sia giudice il Signore tra me e te e mi faccia giustizia il Signore nei tuoi confronti; ma la mia mano non sarà mai contro di te.
14 Come dice il proverbio antico: "Dai malvagi esce il male, ma la mia mano non sarà contro di te". 15 Contro chi è uscito il re d'Israele? Chi insegui? Un cane morto, una pulce.
16 Il Signore sia arbitro e giudice tra me e te, veda e difenda la mia causa e mi liberi dalla tua mano". 17 Quando Davide ebbe finito di rivolgere a Saul queste parole, Saul disse: "È questa la tua voce, Davide, figlio mio?". Saul alzò la voce e pianse. 18 Poi continuò rivolto a Davide: "Tu sei più giusto di me, perché mi hai reso il bene, mentre io ti ho reso il male. 19 Oggi mi hai dimostrato che agisci bene con me e che il Signore mi aveva abbandonato nelle tue mani e tu non mi hai ucciso. 20 Quando mai uno trova il suo nemico e lo lascia andare sulla buona strada? Il Signore ti ricompensi per quanto hai fatto a me oggi. 21 Ora, ecco, sono persuaso che certamente regnerai e che sarà saldo nelle tue mani il regno d'Israele.
22 Ma tu giurami ora per il Signore che non eliminerai dopo di me la mia discendenza e non cancellerai il mio nome dalla casa di mio padre". 23 Davide giurò a Saul. Saul tornò a casa, mentre Davide con i suoi uomini salì al rifugio.
Nabal, Abigàil e Davide
25Samuele morì, e tutto Israele si radunò e fece il lamento su di lui. Lo seppellirono presso la sua casa a Rama. Davide si alzò e scese verso il deserto di Paran.
2 Vi era a Maon un uomo che possedeva beni a Carmel; costui era molto ricco, aveva tremila pecore e mille capre e si trovava a Carmel per tosare il gregge. 3 Quest'uomo si chiamava Nabal e sua moglie Abigàil. La donna era assennata e di bell'aspetto, ma il marito era rude e di brutte maniere; era un Calebita.
4 Davide nel deserto sentì che Nabal era alla tosatura del gregge. 5 Allora Davide inviò dieci domestici; Davide disse a questi domestici: "Salite a Carmel, andate da Nabal e chiedetegli a mio nome se sta bene. 6 Voi direte così al mio fratello: "Pace a te e pace alla tua casa e pace a quanto ti appartiene!
7 Ho sentito appunto che stanno facendo per te la tosatura. Ebbene, quando i tuoi pastori sono stati con noi, non abbiamo recato loro alcuna offesa e niente è stato loro sottratto finché sono stati a Carmel. 8 Interroga i tuoi domestici e ti informeranno. Questi domestici trovino grazia ai tuoi occhi, perché siamo giunti in un giorno lieto. Da', ti prego, quanto puoi dare ai tuoi servi e al tuo figlio Davide"".
9 I domestici di Davide andarono e fecero a Nabal tutto quel discorso a nome di Davide e attesero.
10 Ma Nabal rispose ai servi di Davide: "Chi è Davide e chi è il figlio di Iesse? Oggi sono troppi i servi che vanno via dai loro padroni. 11 Devo prendere il pane, l'acqua e la carne che ho preparato per i tosatori e darli a gente che non so da dove venga?".
12 I domestici di Davide rifecero la strada, tornarono indietro e gli riferirono tutto questo discorso. 13 Allora Davide disse ai suoi uomini: "Cingete tutti la spada!". Tutti cinsero la spada e Davide cinse la sua e partirono dietro a Davide circa quattrocento uomini. Duecento rimasero a guardia dei bagagli.
14 Ma Abigàil, la moglie di Nabal, fu avvertita da uno dei domestici, che le disse: "Ecco, Davide ha inviato messaggeri dal deserto per salutare il nostro padrone, ma egli ha inveito contro di loro. 15 Veramente questi domestici sono stati molto buoni con noi; non ci hanno recato offesa e non ci è stato sottratto niente finché siamo stati con loro, quando eravamo in campagna. 16 Sono stati per noi come un muro di difesa di notte e di giorno, finché siamo stati con loro a pascolare il gregge. 17 Ora esamina bene ciò che devi fare, perché pende qualche male sul nostro padrone e su tutta la sua casa. Egli è un uomo perverso e non gli si può parlare".
18 Abigàil allora prese in fretta duecento pani, due otri di vino, cinque pecore già pronte, cinque sea di grano tostato, cento grappoli di uva passa e duecento schiacciate di fichi secchi, e li caricò sugli asini. 19 Poi disse ai domestici: "Precedetemi, io vi seguirò". Ma non informò il marito Nabal.
20 Ora, mentre ella sul dorso di un asino scendeva lungo un sentiero nascosto della montagna, Davide e i suoi uomini scendevano di fronte a lei ed essa s'incontrò con loro. 21 Davide andava dicendo: "Dunque ho custodito invano tutto ciò che appartiene a costui nel deserto; niente fu sottratto di ciò che gli appartiene ed egli mi rende male per bene. 22 Tanto faccia Dio a Davide e ancora peggio, se di tutti i suoi lascerò sopravvivere fino al mattino un solo maschio!".
23 Appena Abigàil vide Davide, smontò in fretta dall'asino, cadde con la faccia davanti a Davide e si prostrò a terra. 24 Caduta ai suoi piedi disse: "Ti prego, mio signore, sono io colpevole! Lascia che parli la tua schiava al tuo orecchio e tu ascolta le parole della tua schiava. 25 Non faccia caso il mio signore a quell'uomo perverso che è Nabal, perché egli è come il suo nome: stolto si chiama e stoltezza è in lui; io, tua schiava, non avevo visto, o mio signore, i tuoi domestici che avevi mandato. 26 Ora, mio signore, per la vita di Dio e per la tua vita, poiché Dio ti ha impedito di giungere al sangue e di farti giustizia da te stesso, ebbene ora siano come Nabal i tuoi nemici e coloro che cercano di fare il male al mio signore. 27 E ora questo dono che la tua schiava porta al mio signore, fa' che sia dato ai domestici che seguono i passi del mio signore.
28 Perdona la colpa della tua schiava. Certo il Signore edificherà al mio signore una casa stabile, perché il mio signore combatte le battaglie del Signore, né si troverà alcun male in te per tutti i giorni della tua vita. 29 Se qualcuno insorgerà a perseguitarti e ad attentare alla tua vita, la vita del mio signore sarà conservata nello scrigno dei viventi presso il Signore, tuo Dio, mentre la vita dei tuoi nemici egli la scaglierà via come dal cavo della fionda. 30 Certo, quando il Signore ti avrà concesso tutto il bene che ha detto a tuo riguardo e ti avrà costituito capo d'Israele, 31 non sia d'inciampo o di rimorso al mio signore l'aver versato invano il sangue e l'essersi il mio signore fatto giustizia da se stesso. Il Signore farà prosperare il mio signore, ma tu vorrai ricordarti della tua schiava".
32 Davide disse ad Abigàil: "Benedetto il Signore, Dio d'Israele, che ti ha mandato oggi incontro a me. 33 Benedetto il tuo senno e benedetta tu che sei riuscita a impedirmi oggi di giungere al sangue e di farmi giustizia da me. 34 Viva sempre il Signore, Dio d'Israele, che mi ha impedito di farti del male; perché, se non fossi venuta in fretta incontro a me, non sarebbe rimasto a Nabal allo spuntar del giorno un solo maschio".
35 Davide prese poi dalle mani di lei quanto gli aveva portato e le disse: "Torna a casa in pace. Vedi: ho ascoltato la tua voce e ho rasserenato il tuo volto".
36 Abigàil tornò da Nabal: questi teneva in casa un banchetto come un banchetto da re. Il suo cuore era soddisfatto ed egli era fin troppo ubriaco. Ella non gli disse né tanto né poco fino allo spuntar del giorno. 37 Il mattino dopo, quando Nabal ebbe smaltito il vino, la moglie gli narrò la faccenda. Allora il cuore gli si tramortì nel petto ed egli rimase come una pietra. 38 Dieci giorni dopo il Signore colpì Nabal ed egli morì.
39 Quando Davide sentì che Nabal era morto, esclamò: "Benedetto il Signore che ha difeso la mia causa per l'ingiuria fattami da Nabal e ha trattenuto il suo servo dal male e ha rivolto sul capo di Nabal la sua cattiveria".
Poi Davide mandò messaggeri e annunciò ad Abigàil che voleva prenderla in moglie. 40 I servi di Davide andarono a Carmel e le dissero: "Davide ci ha mandato a prenderti, perché tu sia sua moglie".
41 Ella si alzò, si prostrò con la faccia a terra e disse: "Ecco, la tua schiava diventerà una serva per lavare i piedi ai servi del mio signore". 42 Abigàil si preparò in fretta, poi salì su un asino e, seguita dalle sue cinque ancelle, tenne dietro ai messaggeri di Davide e divenne sua moglie. 43 Davide aveva preso anche Achinòam di Izreèl e furono tutte e due sue mogli. 44 Saul aveva dato sua figlia Mical, già moglie di Davide, a Paltì figlio di Lais, che era di Gallìm.
Commento
5. Il fardello del senso di colpa
Il senso di colpa è un brutto fardello. Una volta, in uno dei nostri piccoli gruppi Alpha, un uomo descrisse la sensazione di colpevolezza come una "bruttissima indigestione". Ma il senso di colpa è più di una semplice sensazione fisica. Comporta una serie di conseguenze emotive e spirituali.
Dio ha donato a tutti noi un senso morale: una coscienza. Spesso ci sentiamo in colpa perché sentiamo di aver fatto qualcosa di sbagliato. Ma le nostre coscienze non sono perfette. A volte sperimentiamo falsi sensi di colpa. Ci sentiamo colpevoli di cose che in realtà non abbiamo fatto. Per questo è importante educare la nostra coscienza con la parola di Dio.
Ci sono volte però in cui abbiamo fatto veramente qualcosa di sbagliato ma non ci sentiamo in colpa. In questi casi, abbiamo bisogno che le nostre coscienze siano risvegliate dallo Spirito di Dio.
A Davide è stata data l'opportunità di liberarsi dalla persona che stava cercando di ucciderlo, Saul (1 Samuele 24,1-4). Invece di cogliere questa opportunità, si limita a tagliare un lembo della veste di Saul per dimostrargli che avrebbe potuto ucciderlo se avesse voluto.
Tuttavia, "si sentì battere il cuore per aver tagliato un lembo del mantello di Saul” (v.6). La coscienza di Davide è così sensibile da sentire il peso della colpa per aver fatto questo al "consacrato del Signore" (v.7). A Saul, dice: "Riconosci dunque e vedi che non c'è in me alcun male né ribellione, né ho peccato contro di te" (v.12).
Per un momento, anche Saul sembra ritornare in sé ed ascoltare la voce della propria coscienza. Piange a squarciagola e dice: "Tu sei più giusto di me, perché mi hai reso il bene, mentre io ti ho reso il male" (v.18). Nel mezzo della sua gelosia, Saul vive uno strano momento di lucidità mentale, in cui sperimenta il vero senso di colpa.
Davide evita di caricarsi di un ulteriore senso di colpa. Sta per vendicare i maltrattamenti subiti da Nabal nei confronti suoi e dei suoi uomini. Abigail gli viene in soccorso. Con grande abilità e diplomazia, porta dei doni a Davide e gli dice: "Ti prego, mio signore, sono io colpevole!... Poiché Dio ti ha impedito di giungere al sangue e di farti giustizia da te stesso" (25,24-26).
Poi aggiunge: "Non sia d'inciampo o di rimorso al mio signore l'aver versato invano il sangue e l'essersi il mio signore fatto giustizia da se stesso" (v.31).
Davide si rende conto che Abigàil l'ha salvato dal peso della colpa: "Benedetto il tuo senno e benedetta tu che sei riuscita a impedirmi oggi di giungere al sangue e di farmi giustizia da me" (v.33). Quella di Abigàil è un'abilità che tutti noi dovremmo coltivare. Consigliare le persone su come comportarsi, usando parole di sapienza e diplomazia, aiutandole ad evitare cose che le porterebbero ad errori e sensi di colpa.
Davide evita di fare giustizia da sé: "Il Signore colpì Nabal ed egli morì" (v.38). Nel sapere che Nabal è morto, Davide dice: "Benedetto il Signore che ha difeso la mia causa per l'ingiuria fattami da Nabal e ha trattenuto il suo servo dal male e ha rivolto sul capo di Nabal la sua cattiveria" (v.39). Alla fine, tutto si risolve con il matrimonio di Davide con la neo-vedova Abigàil.
Il peso di una vera colpa è qualcosa di reale e schiacciante per tutti. La bella notizia è che Gesù è morto sulla croce per prendere su di sé tutta la nostra colpa.
Preghiera
Signore, grazie perché prendi le mie colpe, le mie paure, le mie preoccupazioni e le mie ansie e ti fai carico ogni giorno dei miei fardelli.
La moglie di Nicky dice
1 Samuele 25,18-19
Che situazione di stress in cucina quella di Abigàil! Abigàil e tutta la sua comunità sarebbero stati uccisi se non avessero consegnato il cibo in tempo. Sono stupita dal fatto che Abigàil sia riuscita a preparare duecento pani (una cottura veloce!), due otri di vino, cinque pecore già pronte, del grano tostato, cento grappoli di uva passa e duecento schiacciate di fichi secchi! Un'impresa notevole rispetto alla quale le mie faccende in cucina mi sembrano ora più leggere.
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Riferimenti
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Winston Churchill, Amid These Storms: Thoughts and Adventures (C. Scribner's Sons, 1932), p.113.
Oliver James, Affluenza (Vermillion, 2007) p.35.
Le citazioni della Scrittura indicate con (MSG, AMP, NIVUK, NKJV, NLT, ecc.) riportano comunque il testo CEI®.
Indicano i testi qui di seguito elencati a cui si rimanda per ulteriori approfondimenti.
NIV - New International Version Anglicised - Copyright © 1979, 1984, 2011 Biblica, già International Bible Society
MSG - The Message - Copyright © 1993, 1994, 1995, 1996, 2000, 2001, 2002.
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