I pericoli dell'orgoglio
Introduzione
Ricordo ancora quella volta in tribunale. Ero avvocato e stavo per affrontare una causa che ritenevo già vinta. Ero così sicuro di me che pensai non valesse la pena pregare e affidare questo lavoro al Signore.
Quando mi alzai per parlare, il giudice mi chiese se ero a conoscenza di un caso simile che negli ultimi giorni aveva modificato la legge. Non ne sapevo nulla. Il risultato fu una sconfitta molto umiliante per me. Il brano dei Proverbi di oggi ci avverte (Proverbi 16,18): l'orgoglio precede la caduta.
Nella mia umiliazione, chiesi aiuto a Dio. Mi informai del caso citato dal giudice e scrissi un parere in cui sostenevo che quella decisione era sbagliata e che a mio giudizio sarebbe stata ribaltata in appello. Per mia fortuna le cose andarono così.
Riuscimmo a ritornare in tribunale e a vincere la causa. Il rappresentante dello studio legale, invece di giudicarmi per il mio errore, si dimostrò gentile e così colpito dal parere espresso che successivamente mi affidò molti altri casi. Ne derivò per me una lezione doppia: non solo sui pericoli dell'orgoglio, ma anche sulla straordinaria grazia di Dio e su come "chi confida nel Signore è beato" (Proverbi 16,20, MSG).
Ogni volta che mi trovo a parlare, cerco di fare tesoro della lezione che ho imparato sui pericoli dell'orgoglio e della fiducia in se stessi. Vorrei poter dire di non aver mai più commesso quell'errore, ma è una lezione che ho dovuto reimparare più e più volte.
In inglese, la parola "pride" (orgoglio) può avere un significato positivo. Ad esempio, una persona orgogliosa dei propri figli o del proprio lavoro. Ma nella Bibbia il suo significato è diverso ed è spesso molto negativo.
Significa avere un'opinione eccessivamente elevata del proprio valore o della propria importanza; un'opinione che spesso diviene arroganza e prepotenza. È lo spirito indipendente che dice: "Non ho bisogno di Dio". L'orgoglio è quindi alla radice di ogni peccato. Come dovremmo rispondere allora alla tentazione e ai pericoli dell'orgoglio?
Proverbi 16,18-27
18 Prima della rovina viene l'orgoglio
e prima della caduta c'è l'arroganza.
19 È meglio essere umili con i poveri
che spartire la preda con i superbi.
20 Chi è prudente nel parlare troverà il bene,
ma chi confida nel Signore è beato.
21 Chi è saggio di cuore è ritenuto intelligente;
il linguaggio dolce aumenta la dottrina.
22 Fonte di vita è il senno per chi lo possiede,
ma castigo degli stolti è la stoltezza.
23 Il cuore del saggio rende assennata la sua bocca
e sulle sue labbra fa crescere la dottrina.
24 Favo di miele sono le parole gentili,
dolce per il palato e medicina per le ossa.
25 C'è una via che sembra diritta per l'uomo,
ma alla fine conduce su sentieri di morte.
26 La brama fa lavorare chi lavora,
è la sua bocca che lo sprona.
27 L'uomo iniquo ordisce la sciagura,
sulle sue labbra c'è come un fuoco ardente.
Commento
Coltivare l'umiltà
Dio vuole che impariamo a camminare nell'umiltà e nella gentilezza, non nell'arroganza e nell'orgoglio. L'orgoglio precede la caduta: "Prima della rovina viene l'orgoglio e prima della caduta c'è l'arroganza" (v.18, MSG).
Ci viene ricordato che: "È meglio essere umili con i poveri che spartire la preda con i superbi" (v.19, MSG).
Quando pensiamo di sapere tutto sul regno di Dio e su come possa progredire diventiamo voraci di potere, e quando questo ci manca ci sentiamo frustrati. Ma Gesù aveva pochissimo potere dal punto di vista umano. Era "umile con i poveri" (v.19).
L'umiltà, che è l'opposto dell'orgoglio, porta con sé:
1. Prosperità
Umiltà significa disponibilità ad imparare: "Chi è prudente nel parlare troverà il bene" (v.20a).
2. Felicità
L'umile ha fede in Dio: "Chi confida nel Signore è beato" (v.20b, AMP).
3. Guarigione
In contrapposizione alle parole arroganti dei superbi ("L'uomo iniquo ordisce la sciagura, sulle sue labbra c'è come un fuoco ardente", v.27), gli umili usano parole gentili: "Il linguaggio dolce aumenta la dottrina" (v.21b). E ancora: "Favo di miele sono le parole gentili, dolce per il palato e medicina per le ossa" (v.24).
Preghiera
Signore, aiutami a dipendere e a riporre la mia fiducia in te in ogni cosa.
Atti degli Apostoli 25,23-26,23
Paolo alla presenza del Re Agrippa
23 Il giorno dopo Agrippa e Berenice vennero con grande sfarzo ed entrarono nella sala dell'udienza, accompagnati dai comandanti e dai cittadini più in vista; per ordine di Festo fu fatto entrare Paolo. 24 Allora Festo disse: "Re Agrippa e tutti voi qui presenti con noi, voi avete davanti agli occhi colui riguardo al quale tutta la folla dei Giudei si è rivolta a me, in Gerusalemme e qui, per chiedere a gran voce che non resti più in vita. 25 Io però mi sono reso conto che egli non ha commesso alcuna cosa che meriti la morte. Ma poiché si è appellato ad Augusto, ho deciso di inviarlo a lui. 26 Sul suo conto non ho nulla di preciso da scrivere al sovrano; per questo l'ho condotto davanti a voi e soprattutto davanti a te, o re Agrippa, per sapere, dopo questo interrogatorio, che cosa devo scrivere. 27 Mi sembra assurdo infatti mandare un prigioniero, senza indicare le accuse che si muovono contro di lui".
26Agrippa disse a Paolo: "Ti è concesso di parlare a tua difesa".
Allora Paolo, fatto cenno con la mano, si difese così: 2 "Mi considero fortunato, o re Agrippa, di potermi difendere oggi da tutto ciò di cui vengo accusato dai Giudei, davanti a te, 3 che conosci a perfezione tutte le usanze e le questioni riguardanti i Giudei. Perciò ti prego di ascoltarmi con pazienza.
4 La mia vita, fin dalla giovinezza, vissuta sempre tra i miei connazionali e a Gerusalemme, la conoscono tutti i Giudei; 5 essi sanno pure da tempo, se vogliono darne testimonianza, che, come fariseo, sono vissuto secondo la setta più rigida della nostra religione. 6 E ora sto qui sotto processo a motivo della speranza nella promessa fatta da Dio ai nostri padri, 7 e che le nostre dodici tribù sperano di vedere compiuta, servendo Dio notte e giorno con perseveranza. A motivo di questa speranza, o re, sono ora accusato dai Giudei! 8 Perché fra voi è considerato incredibile che Dio risusciti i morti?
9 Eppure anche io ritenni mio dovere compiere molte cose ostili contro il nome di Gesù il Nazareno. 10 Così ho fatto a Gerusalemme: molti dei fedeli li rinchiusi in prigione con il potere avuto dai capi dei sacerdoti e, quando venivano messi a morte, anche io ho dato il mio voto. 11 In tutte le sinagoghe cercavo spesso di costringerli con le torture a bestemmiare e, nel colmo del mio furore contro di loro, davo loro la caccia perfino nelle città straniere.
12 In tali circostanze, mentre stavo andando a Damasco con il potere e l'autorizzazione dei capi dei sacerdoti, 13 verso mezzogiorno vidi sulla strada, o re, una luce dal cielo, più splendente del sole, che avvolse me e i miei compagni di viaggio. 14 Tutti cademmo a terra e io udii una voce che mi diceva in lingua ebraica: "Saulo, Saulo, perché mi perséguiti? È duro per te rivoltarti contro il pungolo".
15 E io dissi: "Chi sei, o Signore?".
E il Signore rispose: "Io sono Gesù, che tu perséguiti. 16 Ma ora àlzati e sta' in piedi; io ti sono apparso infatti per costituirti ministro e testimone di quelle cose che hai visto di me e di quelle per cui ti apparirò. 17 Ti libererò dal popolo e dalle nazioni, a cui ti mando 18 per aprire i loro occhi, perché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ottengano il perdono dei peccati e l'eredità, in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me".
19 Perciò, o re Agrippa, io non ho disobbedito alla visione celeste, 20 ma, prima a quelli di Damasco, poi a quelli di Gerusalemme e in tutta la regione della Giudea e infine ai pagani, predicavo di pentirsi e di convertirsi a Dio, comportandosi in maniera degna della conversione. 21 Per queste cose i Giudei, mentre ero nel tempio, mi presero e tentavano di uccidermi. 22 Ma, con l'aiuto di Dio, fino a questo giorno, sto qui a testimoniare agli umili e ai grandi, null'altro affermando se non quello che i Profeti e Mosè dichiararono che doveva accadere, 23 che cioè il Cristo avrebbe dovuto soffrire e che, primo tra i risorti da morte, avrebbe annunciato la luce al popolo e alle genti".
Commento
Servire e testimoniare
Se ci trovassimo nella situazione di parlare di Gesù, cosa potremmo dire? In che modo dovremmo raccontare la nostra storia? In questo brano troviamo un esempio di riferimento.
Paolo si trova sotto processo. In tribunale, dice che Gesù lo ha inviato a servirlo. Gli ha detto: "Ti sono apparso infatti per costituirti ministro e testimone di quelle cose che hai visto di me e di quelle per cui ti apparirò" (26,16). Poiché Gesù "non è venuto per farsi servire, ma per servire" (Marco 10,45), tutti noi siamo chiamati a essere servi e testimoni. Un testimone guarda umilmente al di là di se stesso. Paolo guarda umilmente a Gesù. Qui vediamo come risponde a questa chiamata.
In prigione e sotto processo, Paolo viene portato davanti ad Agrippa e Berenice che si presentano con orgoglio e "grande sfarzo" (Atti 25,23). Per lui deve essere stata un'esperienza molto scoraggiante.
Ma Paolo, ancora una volta, rende la sua testimonianza con semplicità e umiltà. Con il re Agrippa si dimostra educato e rispettoso (26,2-3). Si adegua alle consuetudini e alle grazie sociali. Sceglie di raccontare quelle parti della sua storia più adatte alle persone che ha davanti.
Nella prima parte della sua testimonianza, usa frasi con "io" e non con "tu". Le frasi che iniziano con "tu" hanno il difetto di sembrare arroganti e accusatorie. Quelle che invece iniziano con "io" sono più efficaci, meno minacciose e più gentili nell'esprimere il proprio punto di vista.
Dice poi di essere stato proprio come loro: "Anch' io ritenni mio dovere compiere molte cose ostili contro il nome di Gesù il Nazareno... molti dei fedeli li rinchiusi in prigione con il potere avuto dai capi dei sacerdoti e, quando venivano messi a morte, anche io ho dato il mio voto" (vv.9-10).
Il messaggio implicito è: "Ero proprio come voi. Ero pieno di orgoglio, potere e sfarzo. Ho fatto quello che voi state facendo ora. Perseguitavo i cristiani proprio come voi ora perseguitate me".
Poi racconta di come Gesù gli sia apparso e gli abbia fatto notare che, perseguitando i cristiani, in realtà stava perseguitando lui. Gli ha detto: "Io sono Gesù, che tu perseguiti" (v.15).
Ha poi aggiunto: "Ti libererò dal popolo e dalle nazioni, a cui ti mando per aprire i loro occhi, perché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ottengano il perdono dei peccati e l'eredità, in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me" (vv.17-18). Attraverso questa potente sua testimonianza, fatta a partire da un "io", Paolo sta dicendo loro che sono nelle tenebre e sotto il potere di Satana, bisognosi del perdono dei loro peccati.
Non solo indica i loro bisogni, ma anche la via del perdono: "Predicavo di pentirsi e di convertirsi a Dio, comportandosi in maniera degna della conversione" (v.20). A queste persone orgogliose e potenti, sta quindi dicendo: "Dovete pentirvi e rivolgervi a Dio".
E continua: "Con l'aiuto di Dio, fino a questo giorno, sto qui a testimoniare agli umili e ai grandi" (v.22). Paolo è disposto a parlare a tutti, ai potenti e ai deboli.
Il messaggio di Paolo è sempre centrato su Gesù, che gli è apparso sulla via di Damasco. Il suo compito è di testimoniare che: "Il Cristo avrebbe dovuto soffrire e che" sarebbe stato "primo tra i risorti da morte" (v 23, AMP).
Preghiera
Signore, aiutaci a cogliere ogni occasione per testimoniare Gesù, seguire il suo esempio e la sua umiltà.
2 Re 14,23-15,38
Geroboamo II, re d'Israele
23 Nell'anno quindicesimo di Amasia, figlio di Ioas, re di Giuda, Geroboamo, figlio di Ioas, re d'Israele, divenne re a Samaria. Egli regnò quarantun anni. 24 Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore; non si allontanò da nessuno dei peccati che Geroboamo, figlio di Nebat, aveva fatto commettere a Israele. 25 Egli recuperò a Israele il territorio dall'ingresso di Camat fino al mare dell'Araba, secondo la parola del Signore, Dio d'Israele, pronunciata per mezzo del suo servo, il profeta Giona, figlio di Amittài, di Gat-Chefer.
26 Infatti il Signore aveva visto la miseria molto amara d'Israele: non c'era più né schiavo né libero e Israele non aveva chi l'aiutasse. 27 Il Signore che aveva deciso di non cancellare il nome d'Israele sotto il cielo, li liberò per mezzo di Geroboamo, figlio di Ioas.
28 Le altre gesta di Geroboamo, tutte le sue azioni e la potenza con cui combatté e con la quale recuperò a Israele Damasco e Camat, non sono forse descritte nel libro delle Cronache dei re d'Israele? 29 Geroboamo si addormentò con i suoi padri, con i re d'Israele, e al suo posto divenne re suo figlio Zaccaria.
Azaria, re di Giuda
15Nell'anno ventisettesimo di Geroboamo, re d'Israele, divenne re Azaria, figlio di Amasia, re di Giuda. 2 Quando divenne re aveva sedici anni; regnò a Gerusalemme cinquantadue anni. Sua madre era di Gerusalemme e si chiamava Iecolia. 3 Egli fece ciò che è retto agli occhi del Signore, come aveva fatto Amasia, suo padre. 4 Ma non scomparvero le alture. Il popolo ancora sacrificava e offriva incenso sulle alture.
5 Il Signore colpì il re, che divenne lebbroso fino al giorno della sua morte e abitò in una casa d'isolamento. Iotam, figlio del re, era a capo della reggia e governava il popolo della terra.
6 Le altre gesta di Azaria e tutte le sue azioni, non sono forse descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda? 7 Azaria si addormentò con i suoi padri, lo seppellirono con i suoi padri nella Città di Davide e al suo posto divenne re suo figlio Iotam.
Zaccaria, re d'Israele
8 Nell'anno trentottesimo di Azaria, re di Giuda, Zaccaria, figlio di Geroboamo, divenne re su Israele a Samaria. Egli regnò sei mesi. 9 Fece ciò che è male agli occhi del Signore, come l'avevano fatto i suoi padri; non si allontanò dai peccati che Geroboamo, figlio di Nebat, aveva fatto commettere a Israele.
10 Ma Sallum, figlio di Iabes, congiurò contro di lui, lo colpì a Ibleàm, lo fece morire e regnò al suo posto. 11 Le altre gesta di Zaccaria sono descritte nel libro delle Cronache dei re d'Israele. 12 Questa è la parola del Signore, che aveva rivolto a Ieu dicendo: "I tuoi figli siederanno sul trono d'Israele fino alla quarta generazione". E avvenne così.
Sallum, re d'Israele
13 Sallum, figlio di Iabes, divenne re nell'anno trentanovesimo di Ozia, re di Giuda; regnò un mese a Samaria. 14 Da Tirsa salì Menachèm, figlio di Gadì, entrò a Samaria e colpì Sallum, figlio di Iabes, lo fece morire e divenne re al suo posto.
15 Le altre gesta di Sallum e la congiura da lui organizzata sono descritte nel libro delle Cronache dei re d'Israele.
16 Allora Menachèm colpì Tifsach, tutto quello che era in essa e il suo territorio, a partire da Tirsa. Devastò tutto il suo territorio, perché non gli avevano aperto le porte, e sventrò tutte le donne incinte.
Menachèm, re d'Israele
17 Nell'anno trentanovesimo di Azaria, re di Giuda, Menachèm, figlio di Gadì, divenne re su Israele. Egli regnò dieci anni a Samaria. 18 Fece ciò che è male agli occhi del Signore; non si allontanò dai peccati che Geroboamo, figlio di Nebat, aveva fatto commettere a Israele in tutti i suoi giorni.
19 Pul, re d'Assiria, invase il paese. Menachèm diede a Pul mille talenti d'argento, perché l'aiutasse a consolidare nelle sue mani il potere regale. 20 Per quel denaro Menachèm impose una tassa su Israele, sulle persone facoltose, per poterlo dare al re d'Assiria; da ognuno richiese cinquanta sicli. Così il re d'Assiria se ne andò e non rimase là nel paese.
21 Le altre gesta di Menachèm e tutte le sue azioni non sono forse descritte nel libro delle Cronache dei re d'Israele? 22 Menachèm si addormentò con i suoi padri e al suo posto divenne re suo figlio Pekachia.
Pekachia, re d'Israele
23 Nell'anno cinquantesimo di Azaria, re di Giuda, Pekachia, figlio di Menachèm, divenne re su Israele a Samaria. Egli regnò due anni. 24 Fece ciò che è male agli occhi del Signore; non si allontanò dai peccati che Geroboamo, figlio di Nebat, aveva fatto commettere a Israele. 25 Contro di lui congiurò Pekach, figlio di Romelia, suo scudiero. Lo colpì a Samaria nel torrione della reggia insieme ad Argob e ad Ariè, avendo con sé cinquanta uomini di Gàlaad; lo fece morire e divenne re al suo posto.
26 Le altre gesta di Pekachia e tutte le sue azioni sono descritte nel libro delle Cronache dei re d'Israele.
Pekach, re d'Israele
27 Nell'anno cinquantaduesimo di Azaria, re di Giuda, Pekach, figlio di Romelia, divenne re su Israele a Samaria. Egli regnò vent'anni. 28 Fece ciò che è male agli occhi del Signore; non si allontanò dai peccati che Geroboamo, figlio di Nebat, aveva fatto commettere a Israele.
29 Nei giorni di Pekach, re d'Israele, venne Tiglat-Pilèser, re d'Assiria, che occupò Iion, Abel-Bet-Maacà, Ianòach, Kedes, Asor, il Gàlaad e la Galilea, tutta la terra di Nèftali, deportandone la popolazione in Assiria. 30 Contro Pekach, figlio di Romelia, ordì una congiura Osea, figlio di Ela, che lo colpì e lo fece morire, divenendo re al suo posto, nell'anno ventesimo di Iotam, figlio di Ozia.
31 Le altre gesta di Pekach e tutte le sue azioni sono descritte nel libro delle Cronache dei re d'Israele.
Iotam, re di Giuda
32 Nell'anno secondo di Pekach, figlio di Romelia, re d'Israele, divenne re Iotam, figlio di Ozia, re di Giuda. 33 Quando divenne re, aveva venticinque anni; regnò sedici anni a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Ierusà, figlia di Sadoc. 34 Egli fece ciò che è retto agli occhi del Signore, come aveva fatto Ozia, suo padre. 35 Ma non scomparvero le alture; il popolo ancora sacrificava e offriva incenso sulle alture. Egli costruì la porta superiore del tempio del Signore.
36 Le altre gesta che compì Iotam non sono forse descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda? 37 In quei giorni il Signore cominciò a far avanzare contro Giuda Resin, re di Aram, e Pekach, figlio di Romelia. 38 Iotam si addormentò con i suoi padri, fu sepolto con i suoi padri nella Città di Davide, suo padre, e al suo posto divenne re suo figlio Acaz.
Commento
Resistere all'orgoglio
Nella vita, le persone si trovano spesso in una posizione di potere. Ad esempio, un responsabile di attività o un imprenditore, un genitore, o un coordinatore di un'attività di volontariato.
Indipendentemente dal fatto che tale potere derivi da uno status, dal successo, dalla fama o dalla ricchezza, chi si trova in tale posizione può subire la tentazione dell'orgoglio.
La storia dei re di Israele e di Giuda dimostra che è estremamente difficile essere potenti e allo stesso tempo immuni alla tentazione dell'orgoglio. Nel brano di oggi, i re di Giuda si comportano meglio di quelli di Israele. In Giuda, Azaria e suo figlio Jotham fanno entrambi "ciò che è retto agli occhi del Signore" (15,3.34). In Israele, invece, i re fanno il male ai suoi occhi (14,24; 15,18.24.28).
Azaria è conosciuto anche come Ozia (v.32). Di lui conosciamo qualcosa di più da altri libri dell'Antico Testamento (ad esempio, Amos 1,1, Isaia 6,1 e 2 Cronache 26,16-23).
Qui leggiamo che, sebbene facesse "ciò che è retto agli occhi del Signore... non scomparvero le alture... Il Signore colpì il re che divenne lebbroso fino al giorno della sua morte" (2 Re 15,3-5). Ma perché la sua vita finì in un tale disastro?
Il libro delle Cronache ci dà la risposta: "La fama di Ozia giunse in regioni lontane; fu infatti straordinario l'aiuto che ricevette e così divenne potente... Ma in seguito a tanta potenza il suo cuore si insuperbì, fino a rovinarsi. Difatti prevaricò nei confronti del Signore suo Dio" (2 Cronache 26,15-16).
Un epilogo, questo, che ci mette in guardia dal pericolo dell'orgoglio. Nel successo, sia pur benedetto da Dio, si nasconde sempre la tentazione ed il pericolo di diventare orgogliosi.
Preghiera
Signore, grazie per tutti gli avvertimenti che troviamo nella Bibbia. Fa che prestiamo sempre attenzione ai tuoi consigli. Signore, vogliamo dipendere in ogni cosa da te. Aiutaci a tenere sempre gli occhi fissi su Gesù che, pur essendo onnipotente, si è umiliato, assumendo una natura di servo (Filippesi 2,6-8).
La moglie di Nicky dice
Proverbi 16,18
Una volta con l'auto riuscii ad entrare perfettamente in un piccolo spazio di parcheggio e con una sola manovra. Ero piuttosto soddisfatta di me stessa, tanto che a mia madre, che era in macchina con me, dissi che ero la più brava di casa a parcheggiare e che non sopportavo quei commenti sulle donne che non sanno parcheggiare. Più tardi, quel giorno, sempre in auto e di fretta, mi recai nel medesimo posto. Provai a parcheggiare di nuovo ma questa volta non ci riuscii, neppure dopo cinque tentativi. Alla fine un amico si offrì di parcheggiare l'auto per me! Quel giorno ricevetti una grande e utile lezione di vita. L'orgoglio precede la caduta!
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