Giorno 20

Come vivere la vita

Sapienziali Proverbi 2,11-22
Nuovo Testamento Matteo 14,1-21
Antico Testamento Genesi 40,1-41,40

Introduzione

La nostra vecchia auto aveva molti graffi, soprattutto ai lati. Sebbene non ne sia del tutto sicuro, gran parte di essi erano dovuti a me ed in particolare a quello stretto passaggio che portava al piazzale della nostra chiesa. Non era facile centrarlo.

La sapienza è stata definita come "l'arte della direzione". Nel corso della nostra vita, affrontiamo situazioni e passaggi stretti che richiedono sapienza e la giusta direzione per evitare di danneggiare noi stessi e gli altri.

Sapienziali

Proverbi 2,11-22

 11 La riflessione ti custodirà
  e la prudenza veglierà su di te,

 12 per salvarti dalla via del male,
  dall'uomo che parla di propositi perversi,

 13 da coloro che abbandonano i retti sentieri
  per camminare nelle vie delle tenebre,

 14 che godono nel fare il male
  e gioiscono dei loro propositi perversi,

 15 i cui sentieri sono tortuosi
  e le cui strade sono distorte;

 16 per salvarti dalla donna straniera,
  dalla sconosciuta che ha parole seducenti,

 17 che abbandona il compagno della sua giovinezza
  e dimentica l'alleanza con il suo Dio.

 18 La sua casa conduce verso la morte
  e verso il regno delle ombre i suoi sentieri.

 19 Quanti vanno da lei non fanno ritorno,
  non raggiungono i sentieri della vita.

 20 In tal modo tu camminerai sulla strada dei buoni
  e rimarrai nei sentieri dei giusti,

 21 perché gli uomini retti abiteranno nel paese
  e gli integri vi resteranno,

 22 i malvagi invece saranno sterminati dalla terra
  e i perfidi ne saranno sradicati.

Commento

Evitare le scelte sbagliate

L'infedeltà (vv.16-18) è un esempio di scelta sbagliata. La sapienza ti tiene lontano dalle scelte sbagliate e dal seguire la via del male (v.12, MSG). Ti impedisce di deviare dalla rotta, di prendere sentieri "tortuosi e le cui strade sono distorte" (v.15, MSG). Il male può apparire attraente, ma è perverso e conduce alle tenebre.

Consideriamo il matrimonio. Il matrimonio è "un'alleanza" con Dio (v.17). Alleanza è una parola importante che descrive la relazione tra il popolo di Israele e Dio: l'antica Alleanza. Ma anche la parola che descrive la relazione tra noi e Dio: la nuova Alleanza. L'alleanza è un accordo vincolante che non dovrebbe mai essere infranto.

L'adulterio è un errore per entrambe le parti. Nel brano, è la donna "che abbandona il compagno della sua giovinezza e dimentica l'alleanza con il suo Dio" (v.17). L'uomo che commette adulterio con lei cade in tentazione e si allontana dalla retta via e non raggiunge "i sentieri della vita" (v.19).

La sapienza ti mantiene sulla "strada dei buoni", sui "sentieri dei giusti" (v.20, MSG) e ti fa camminare con gli "uomini retti" e "integri" (v.21, MSG).

Preghiera

Signore, donami sapienza. Aiutami ad orientare la mia vita sui sentieri dei giusti che conducono alla vita.

Nuovo Testamento

Matteo 14,1-21

Martirio di Giovanni il Battista

14 In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. 2 Egli disse ai suoi cortigiani: "Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!"

3 Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. 4 Giovanni infatti gli diceva: "Non ti è lecito tenerla con te!" 5 Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta.

6 Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode 7 che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. 8 Ella, istigata da sua madre, disse: "Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista". 9 Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data 10 e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. 11 La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre. 12 I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.

Gesù moltiplica i pani e i pesci

13 Avendo udito questo, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. 14 Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.

15 Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: "Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare".

16 Ma Gesù disse loro: "Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare".

17 Gli risposero: "Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!"

18 Ed egli disse: "Portatemeli qui". 19 E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 20 Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. 21 Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Commento

Scegliere la strada giusta

Nei momenti difficili della vita è facile smarrire la strada. In queste situazioni rimanere sulla strada giusta è importante, ci aiuta ad affrontare la vita con più compassione e sapienza.

Il libro dei Proverbi ci presenta una scelta di strade. Da un lato la strada della sapienza, dall’altro quella del male. In questo brano troviamo la strada di Gesù e la strada di Erode.

  1. La strada del male

    Il tetrarca Erode è Erode Antipa (21AC - 39DC), lo stesso Erode che rimanderà Gesù a Pilato, prima della sua crocifissione (vedi Luca 23,8-12).

    Erode stava facendo esattamente ciò che l’autore dei Proverbi aveva condannato. Aveva una relazione con Erodiade, moglie del fratello Filippo. Messo di fronte alle sue azioni, fa incatenare Giovanni Battista e lo getta in prigione (Matteo 14,3).

    La vita di Erode è basata sulla propria gratificazione: ripudia sua moglie per prenderne un'altra. Il suo obiettivo è soddisfare il proprio piacere personale senza curarsi degli altri e della sofferenza che le sue azioni possono causare, non ultimo a suo fratello Filippo. Quando la soddisfazione del piacere viene prima degli altri, la nostra vita è in pericolo.

    Anche la paura di un rifiuto può condurci nei guai. Erode ha paura di mettere a morte Giovanni, ha "paura della folla" (v.5). Teme un rifiuto da parte degli invitati alla sua cena, e così accoglie la richiesta della figlia di Erodiade di avere la testa di Giovanni Battista (vv.8-10). Anche quando il parere degli altri conta più di ciò che è giusto, la nostra vita è in pericolo.

    Erode vuole uccidere Giovanni il Battista perché ha parlato con coraggio (v.4). Il male appare così radicato nella famiglia di Erode: la nipote, figlia di Erodiade, complotta con la madre per far uccidere Giovanni (vv.6-10). Nemmeno la vista della testa di Giovanni Battista su un vassoio riesce a scalfire la loro coscienza (v.11).

  2. La strada del bene

    Gesù viene informato della morte del cugino e sicuramente ne rimane sconvolto (v.12). Decide così di partire "su una barca” è di ritirarsi “in un luogo deserto, in disparte" (v.13). Ha bisogno di stare da solo con Dio.

    Ma le persone lo cercano e lo seguono dalla città. Gesù è costretto a cambiare i suoi piani, ma non si arrabbia (come spesso facciamo noi). È bene fare progetti, ma anche permettere a Dio di cambiarli. La sua compassione (v.14) e la sapienza lo invitano ad immergersi nelle situazioni e a rispondere in modo attivo: "Guarì i loro malati" (v.14). Non si allontana dalle folle, ma le sfama attraverso un miracolo, mobilitando i suoi discepoli e insegnando loro ad agire (vv.16,19-20).

    In questo giorno, scopriamo la straordinaria sapienza di Gesù. Un giorno iniziato malissimo, ma che Gesù trasforma riuscendo a guarire molti malati e a sfamare miracolosamente "cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini" (v.21). Un giorno che sarà ricordato lungo tutta la storia e che influenzerà la vita di milioni di persone.

Preghiera

Signore, nei momenti difficili della vita, aiutami a non uscire dai sentieri giusti e ad avere più compassione e sapienza.

Antico Testamento

Genesi 40,1-41,40

Il coppiere e il panettiere

40 Dopo questi fatti il coppiere del re d'Egitto e il panettiere offesero il loro padrone, il re d'Egitto. 2 Il faraone si adirò contro i suoi due eunuchi, il capo dei coppieri e il capo dei panettieri, 3 e li fece mettere in custodia nella casa del comandante delle guardie, nella prigione dove Giuseppe era detenuto. 4 Il comandante delle guardie assegnò loro Giuseppe, perché li accudisse.

Così essi restarono nel carcere per un certo tempo. 5 Ora, in una medesima notte, il coppiere e il panettiere del re d'Egitto, detenuti nella prigione, ebbero tutti e due un sogno, ciascuno il suo sogno, con un proprio significato.

6 Alla mattina Giuseppe venne da loro e li vide abbattuti. 7 Allora interrogò gli eunuchi del faraone che erano con lui in carcere nella casa del suo padrone, e disse: "Perché oggi avete la faccia così triste?"

8 Gli risposero: "Abbiamo fatto un sogno e non c'è chi lo interpreti".

Giuseppe replicò loro: "Non è forse Dio che ha in suo potere le interpretazioni? Raccontatemi dunque".

9 Allora il capo dei coppieri raccontò il suo sogno a Giuseppe e gli disse: "Nel mio sogno, ecco mi stava davanti una vite, 10 sulla quale vi erano tre tralci; non appena cominciò a germogliare, apparvero i fiori e i suoi grappoli maturarono gli acini. 11 Io tenevo in mano il calice del faraone; presi gli acini, li spremetti nella coppa del faraone, poi diedi la coppa in mano al faraone".

12 Giuseppe gli disse: "Eccone l'interpretazione: i tre tralci rappresentano tre giorni. 13 Fra tre giorni il faraone solleverà la tua testa e ti reintegrerà nella tua carica e tu porgerai il calice al faraone, secondo la consuetudine di prima, quando eri il suo coppiere. 14 Se poi, nella tua fortuna, volessi ricordarti che sono stato con te, trattami, ti prego, con bontà: ricordami al faraone per farmi uscire da questa casa. 15 Perché io sono stato portato via ingiustamente dalla terra degli Ebrei e anche qui non ho fatto nulla perché mi mettessero in questo sotterraneo".

16 Allora il capo dei panettieri, vedendo che l'interpretazione era favorevole, disse a Giuseppe: "Quanto a me, nel mio sogno tenevo sul capo tre canestri di pane bianco 17 e nel canestro che stava di sopra c'era ogni sorta di cibi per il faraone, quali si preparano dai panettieri. Ma gli uccelli li mangiavano dal canestro che avevo sulla testa".

18 Giuseppe rispose e disse: "Questa è l'interpretazione: i tre canestri rappresentano tre giorni. 19 Fra tre giorni il faraone solleverà la tua testa e ti impiccherà a un palo e gli uccelli ti mangeranno la carne addosso".

20 Appunto al terzo giorno, che era il giorno natalizio del faraone, questi fece un banchetto per tutti i suoi ministri e allora sollevò la testa del capo dei coppieri e la testa del capo dei panettieri in mezzo ai suoi ministri. 21 Reintegrò il capo dei coppieri nel suo ufficio di coppiere, perché porgesse la coppa al faraone; 22 invece impiccò il capo dei panettieri, secondo l'interpretazione che Giuseppe aveva loro data.

23 Ma il capo dei coppieri non si ricordò di Giuseppe e lo dimenticò.

I sogni del faraone

41 Due anni dopo, il faraone sognò di trovarsi presso il Nilo. 2 Ed ecco, salirono dal Nilo sette vacche, belle di aspetto e grasse, e si misero a pascolare tra i giunchi. 3 Ed ecco, dopo quelle, salirono dal Nilo altre sette vacche, brutte di aspetto e magre, e si fermarono accanto alle prime vacche sulla riva del Nilo. 4 Le vacche brutte di aspetto e magre divorarono le sette vacche belle di aspetto e grasse. E il faraone si svegliò.

5 Poi si addormentò e sognò una seconda volta: ecco, sette spighe spuntavano da un unico stelo, grosse e belle. 6 Ma, dopo quelle, ecco spuntare altre sette spighe vuote e arse dal vento d'oriente. 7 Le spighe vuote inghiottirono le sette spighe grosse e piene. Il faraone si svegliò: era stato un sogno.

8 Alla mattina il suo spirito ne era turbato, perciò convocò tutti gli indovini e tutti i saggi dell'Egitto. Il faraone raccontò loro il sogno, ma nessuno sapeva interpretarlo al faraone.

9 Allora il capo dei coppieri parlò al faraone: "Io devo ricordare oggi le mie colpe. 10 Il faraone si era adirato contro i suoi servi e li aveva messi in carcere nella casa del capo delle guardie, sia me sia il capo dei panettieri. 11 Noi facemmo un sogno nella stessa notte, io e lui; ma avemmo ciascuno un sogno con un proprio significato. 12 C'era là con noi un giovane ebreo, schiavo del capo delle guardie; noi gli raccontammo i nostri sogni ed egli ce li interpretò, dando a ciascuno l'interpretazione del suo sogno. 13 E come egli ci aveva interpretato, così avvenne: io fui reintegrato nella mia carica e l'altro fu impiccato".

14 Allora il faraone convocò Giuseppe. Lo fecero uscire in fretta dal sotterraneo; egli si rase, si cambiò gli abiti e si presentò al faraone.

15 Il faraone disse a Giuseppe: "Ho fatto un sogno e nessuno sa interpretarlo; ora io ho sentito dire di te che ti basta ascoltare un sogno per interpretarlo subito".

16 Giuseppe rispose al faraone: "Non io, ma Dio darà la risposta per la salute del faraone!"

17 Allora il faraone raccontò a Giuseppe: "Nel mio sogno io mi trovavo sulla riva del Nilo. 18 Ed ecco, salirono dal Nilo sette vacche grasse e belle di forma e si misero a pascolare tra i giunchi. 19 E, dopo quelle, ecco salire altre sette vacche deboli, molto brutte di forma e magre; non ne vidi mai di così brutte in tutta la terra d'Egitto. 20 Le vacche magre e brutte divorarono le prime sette vacche, quelle grasse. 21 Queste entrarono nel loro ventre, ma non ci si accorgeva che vi fossero entrate, perché il loro aspetto era brutto come prima. E mi svegliai.

22 Poi vidi nel sogno spuntare da un unico stelo sette spighe, piene e belle. 23 Ma ecco, dopo quelle, spuntavano sette spighe secche, vuote e arse dal vento d'oriente. 24 Le spighe vuote inghiottirono le sette spighe belle. Ho riferito il sogno agli indovini, ma nessuno sa darmene la spiegazione".

25 Allora Giuseppe disse al faraone: "Il sogno del faraone è uno solo: Dio ha indicato al faraone quello che sta per fare. 26 Le sette vacche belle rappresentano sette anni e le sette spighe belle rappresentano sette anni: si tratta di un unico sogno. 27 Le sette vacche magre e brutte, che salgono dopo quelle, rappresentano sette anni e le sette spighe vuote, arse dal vento d'oriente, rappresentano sette anni: verranno sette anni di carestia.

28 È appunto quel che ho detto al faraone: Dio ha manifestato al faraone quanto sta per fare. 29 Ecco, stanno per venire sette anni in cui ci sarà grande abbondanza in tutta la terra d'Egitto. 30 A questi succederanno sette anni di carestia; si dimenticherà tutta quell'abbondanza nella terra d'Egitto e la carestia consumerà la terra. 31 Non vi sarà più alcuna traccia dell'abbondanza che vi era stata nella terra, a causa della carestia successiva, perché sarà molto dura. 32 Quanto al fatto che il sogno del faraone si è ripetuto due volte, significa che la cosa è decisa da Dio e che Dio si affretta a eseguirla.

33 Il faraone pensi a trovare un uomo intelligente e saggio e lo metta a capo della terra d'Egitto. 34 Il faraone inoltre proceda a istituire commissari sul territorio, per prelevare un quinto sui prodotti della terra d'Egitto durante i sette anni di abbondanza. 35 Essi raccoglieranno tutti i viveri di queste annate buone che stanno per venire, ammasseranno il grano sotto l'autorità del faraone e lo terranno in deposito nelle città. 36 Questi viveri serviranno di riserva al paese per i sette anni di carestia che verranno nella terra d'Egitto; così il paese non sarà distrutto dalla carestia".

37 La proposta piacque al faraone e a tutti i suoi ministri. 38 Il faraone disse ai ministri: "Potremo trovare un uomo come questo, in cui sia lo spirito di Dio?"

39 E il faraone disse a Giuseppe: "Dal momento che Dio ti ha manifestato tutto questo, non c'è nessuno intelligente e saggio come te. 40 Tu stesso sarai il mio governatore e ai tuoi ordini si schiererà tutto il mio popolo: solo per il trono io sarò più grande di te".

Commento

Affrontare le sfide della vita

Nella vita, ti sei mai trovato o trovata a vivere l'esperienza dell'emarginazione, dell'ingiustizia, della frustrazione, dell'essere abbandonato o abbandonata da una persona amica?

Smith Wigglesworth ha detto: "La fede è il risultato di grandi lotte. Le grandi testimonianze sono il risultato di grandi prove. I grandi trionfi sono il risultato di grandi sfide". Nella vita di Giuseppe troviamo un esempio di tutto questo.

All'età di trent'anni (41,46), si trova a gestire l'intero Egitto. Il faraone cerca una figura saggia ed esperta e in Giuseppe trova la persona più qualificata per questo compito (vv.33.39).

Giuseppe arriva da un periodo duro, fatto di sfide molto difficili ma che lo avevano formato e preparato. Prima cacciato dai suoi fratelli, poi trattato ingiustamente ed imprigionato. E queste sfide non sono ancora finite.

Dio gli dona la capacità di interpretare i sogni dei suoi compagni prigionieri, il coppiere ed il panettiere del re. Il panettiere viene giustiziato ma il capo dei coppieri viene rilasciato e reintegrato nella sua posizione. Giuseppe gli chiede così di parlare al faraone e di mettere una buona parola affinché anch'egli venisse liberato (40,14).

Ma il capo dei coppieri si dimentica di lui (v.23) e Giuseppe rimane così per altri due anni in carcere (41,1). Non è mai facile essere abbandonati dagli amici, è scoraggiante. Anche per Giuseppe è stato così.

Per un uomo come Giuseppe e con il suo temperamento, l'esperienza in prigione deve essere stata tremendamente frustrante. Aveva vent'anni, era all'inizio della sua vita e non sapeva se sarebbe mai stato liberato. Io, conoscendomi, sarei probabilmente impazzito dalla frustrazione.

Ma in tutto questo, Dio stava preparando Giuseppe a qualcosa di molto grande. Giuseppe non lo immaginava, ma in quel dare da mangiare ai propri compagni da una prigione, Dio lo stava preparando a nutrire un'intera nazione da un palazzo.

Un giorno il faraone fa dei sogni che non riesce ad interpretare. Il capo dei coppieri si ricorda allora di Giuseppe e dice: "Io devo ricordare oggi le mie colpe" (v.9). Giuseppe viene così chiamato ad interpretare i sogni del faraone.

Arrivato, dice: "Non io, ma Dio darà la risposta per la salute del faraone!" (v.16) In questo passaggio notiamo il cambiamento di Giuseppe. La sicurezza di sé e la sua arroganza giovanile sono ora sostituite dalla fiducia in Dio. Le sue parole sono una straordinaria combinazione di umiltà e fiducia (due qualità che difficilmente troviamo insieme). Umiltà e fiducia sono ciò che ci serve per affrontare le sfide della vita: "Non io, ma Dio darà la risposta".

Giuseppe interpreta così i sogni del faraone (vv.33-36), gli suggerisce come agire, e quest'ultimo riconosce la sua grande saggezza. Ai suoi ministri, il faraone dice: "Potremo trovare un uomo come questo, in cui sia lo spirito di Dio?" (v.38) Egli riconosce che non vi era nessuno più intelligente e saggio di Giuseppe. Per questo, decide di affidargli il suo intero impero (vv.39-40).

Attraverso le tue sofferenze, prove e tribolazioni, Dio vuole preparare anche te. Nelle tribolazioni, Giuseppe si è preparato. Nei periodi di grande recessione e turbolenza, le persone hanno la possibilità di affrontare la vita formandosi e crescendo in sapienza. La pandemia globale ha messo a dura prova interi popoli. L'aiuto di Dio e la saggezza possono aiutarci non solo a cambiare le situazioni, ma a crescere in sapienza per poter affrontare al meglio le difficoltà della vita.

Preghiera

Signore, grazie per il modo in cui usi i momenti difficili della mia vita. Aiutami a crescere in sapienza, ad avere fiducia in te e ad affrontare le sfide della vita.

La moglie di Nicky dice

Genesi 40

Ho sempre ammirato la figura di Giuseppe e non certo per quell'atteggiamento un po' presuntuoso che aveva da bambino, risultato probabilmente di un padre che lo viziava un po'. Ma per quello che faceva, quel riuscire a non sbagliare, a fare sempre la cosa giusta. A parte quella mancanza di tatto nei confronti del panettiere!

Nonostante i patimenti subiti, in lui non troviamo accenno di amarezza o di dubbio nei confronti di Dio. Giuseppe rispetta il faraone e allo stesso tempo afferma in modo chiaro che è Dio ad interpretare i sogni e non se stesso. La sua presunzione infantile sembra svanita a vantaggio di Dio, a cui riserva tutta la gloria. Non cerca nemmeno di contrattare per il suo rilascio. Non stupisce che il faraone ne rimanga impressionato. In quel momento, Giuseppe è lì, di fronte al faraone, umile, fiducioso e pronto a compiere la volontà di Dio.

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