Forza nella debolezza
Introduzione
Ricordo ancora i primi anni di Alpha nella nostra chiesa. Le persone continuavano a telefonare, per lo più leader cristiani da diverse chiese e da diverse parti della nazione. Erano sempre lunghe conversazioni telefoniche. Tutti volevano sapere: "Come sei riuscito ad invitare al corso così tante persone lontane dalla Chiesa?", "Cos'è esattamente Alpha?", "Come si può organizzare?"
Un giorno pensai che la soluzione migliore fosse di riunire tutti in un unico luogo e di parlare a tutti in un unico appuntamento. Così, nel maggio 1993, organizzammo la prima Alpha Conference. Con nostro grande stupore, si presentarono un migliaio di leader cristiani. Nel mio ministero cristiano, fu qualcosa di assolutamente nuovo ed ero estremamente impaurito dal pensiero di parlare a così tante persone, la maggior parte delle quali avevano molta più esperienza di me.
Quel giorno provai qualcosa di molto simile a quanto descritto da Paolo nel brano del Nuovo Testamento di oggi. Fu proprio questo brano che condivisi all'inizio della conferenza:
"Anch'io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l'eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio" (1 Corinzi 2,1-5).
Terminato l'evento, pensai che non sarebbe stato più necessario spiegare cosa fosse Alpha. Ma non fu così. Alla fine della conferenza, fummo invitati a tenere molte altre conferenze. Nel corso degli anni abbiamo tenuto centinaia di conferenze. Ad ognuna di queste ho sempre iniziato con 1 Corinzi 2,1-5, e tutt'oggi faccio così. Lo faccio perché è sempre così che mi sento: debole, timoroso e trepidante. C'è sempre un elemento di "debolezza e timore e... trepidazione". Ma, grazie a Dio, il messaggio che cerchiamo di trasmettere non dipende da parole sapienti e persuasive, ma dalla manifestazione dello Spirito. "La forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza" (2 Corinzi 12,9).
La "debolezza", il "timore" e la "trepidazione" hanno un lato positivo. Ma c'è anche un lato negativo. Nei brani di oggi vedremo sia il lato positivo che quello negativo della debolezza, del timore e della trepidazione.
Salmi 91,1-8
Salmo 91
1 Chi abita al riparo dell'Altissimo
passerà la notte all'ombra dell'Onnipotente.
2 Io dico al Signore: "Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio in cui confido".
3 Egli ti libererà dal laccio del cacciatore,
dalla peste che distrugge.
4 Ti coprirà con le sue penne,
sotto le sue ali troverai rifugio;
la sua fedeltà ti sarà scudo e corazza.
5 Non temerai il terrore della notte
né la freccia che vola di giorno,
6 la peste che vaga nelle tenebre,
lo sterminio che devasta a mezzogiorno.
7 Mille cadranno al tuo fianco
e diecimila alla tua destra,
ma nulla ti potrà colpire.
8 Basterà che tu apra gli occhi
e vedrai la ricompensa dei malvagi!
Commento
Timore e fede
Il salmista dice: "Non temerai" (v.5, MSG). Offre un rimedio al "timore", inteso nel senso negativo del termine. Scrive: "Non temerai il terrore della notte né la freccia che vola di giorno, la peste che vaga nelle tenebre, lo sterminio che devasta a mezzogiorno" (vv.5-6).
Il rimedio alla paura è una stretta relazione con il Signore: abitare "al riparo dell'Altissimo" e riposare "all'ombra dell'Onnipotente" (v.1). Il contrario della paura è la fiducia in Dio (v.2).
Esiste una forte connessione tra ciò che si pensa e ciò che si dice. Ciò che si pensa si riflette su ciò che si dice. E ciò che si dice può riflettersi su ciò che si pensa. Quello che diciamo a Dio può cambiare il nostro pensiero. Il salmista ci invita a parlare ad alta voce della bontà di Dio: "Io dico al Signore: 'Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio in cui confido'" (v.2, MSG).
Dio promette di salvarci "dal laccio del cacciatore, dalla peste che distrugge. Ti coprirà con le sue penne, sotto le sue ali troverai rifugio; la sua fedeltà ti sarà scudo e corazza" (vv.3-4, MSG).
La paura può distruggere la bellezza del presente. Dio ha risuscitato Gesù dai morti. Così facendo, ci ha liberati dalla paura della morte e da tutte le paure che la accompagnano. "Sotto le sue ali troverai rifugio" (v.4). Per questo non dovremmo mai avere paura del futuro e godere del presente senza timore.
Preghiera
Signore, ti ringrazio perché posso abitare nel tuo rifugio e riposare alla tua ombra. Aiutami a ricordare che tu sei "il mio rifugio e la mia fortezza" (v.2) e a confidare in te.
1 Corinzi 1,18-2,5
La sapienza di questo mondo e la sapienza di Dio
18 La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio. 19 Sta scritto infatti:
Distruggerò la sapienza dei sapienti
e annullerò l'intelligenza degli intelligenti.
20 Dov'è il sapiente? Dov'è il dotto? Dov'è il sottile ragionatore di questo mondo? Dio non ha forse dimostrato stolta la sapienza del mondo? 21 Poiché infatti, nel disegno sapiente di Dio, il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. 22 Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, 23 noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; 24 ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. 25 Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.
26 Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. 27 Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; 28 quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, 29 perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio. 30 Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, 31 perché, come sta scritto, chi si vanta, si vanti nel Signore.
2Anch'io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l'eccellenza della parola o della sapienza. 2 Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. 3 Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. 4 La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, 5 perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio
Commento
Forza nella debolezza
L'apostolo Paolo scrive: "Mi presentai... con molto timore" (2,3, MSG). Per il compito a lui affidato, si sente totalmente inadeguato: "La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza" (v.4, MSG).
La debolezza morale e la codardia non sono virtù. Tuttavia, come vediamo in questo brano, la debolezza, il timore e la trepidazione hanno un lato positivo.
Dio capovolge le cose. La stessa croce capovolge le cose: "La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio" (1,18).
Gesù è morto come un criminale di stato su uno strumento di tortura. Una morte riservata alle persone più degradate e disprezzate della società romana. La croce, all'inizio del cristianesimo, non era il simbolo dei cristiani. Lo è diventato solo dopo cento anni. La crocifissione è sinonimo di debolezza, umiliazione e sconfitta.
A quel tempo, Corinto era il centro intellettuale del mondo. Era luogo di dibattiti, di grandi insegnanti, conferenzieri e filosofi. Il pensiero e l'intelletto erano da tutti apprezzati.
A volte, per un pubblico ad elevato quoziente intellettivo, il messaggio di Gesù che annunciamo può apparire insensato. Per le menti più brillanti e per molte persone religiose, il fatto che Gesù, morto su una croce, abbia potuto trasformare totalmente la nostra vita può suonare come "scandalo" e "stoltezza" (v.23).
Paolo aggiunge: "Poiché infatti, nel disegno sapiente di Dio, il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della predicazione... Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini" (vv.21.25).
Anche oggi, se guardiamo la Chiesa, ci accorgiamo che non mancano i "sapienti", i "potenti" e i "nobili" (v.26, MSG). Ma "quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti" (v.27). Per questo, non dovremmo mai vergognarci di divulgare al mondo un messaggio semplice, anche se a molti potrebbe sembrare stoltezza.
E non c'è bisogno di rivestire il nostro messaggio con "eccellenza" o "sapienza" (2,1). Ciò che dobbiamo fare è concentrarci sul messaggio di "Gesù Cristo, e Cristo crocifisso" (v.2). Eugene Peterson traduce questo passaggio così: "Ho deliberatamente mantenuto le cose chiare e semplici: prima Gesù e chi è; poi Gesù e ciò che ha fatto - Gesù crocifisso" (v.2, MSG).
Sperimentare "debolezza, timore e trepidazione" è normale (v.3). Ciò che conta non sono i "discorsi persuasivi di sapienza", ma la "manifestazione dello Spirito" (v.4). Perché la sua forza è resa perfetta nella nostra debolezza. Spesso è solo quando ci sentiamo deboli che siamo disposti ad affidarci completamente a Dio. Paolo dipende totalmente dallo Spirito Santo che parla attraverso di lui. Per quanto ci sentiamo inadeguati, se chiediamo allo Spirito Santo di parlare attraverso di noi, lui lo farà.
Preghiera
Signore, grazie per il messaggio di Gesù e perché la sua crocifissione è potenza di Dio. Grazie perché non ho bisogno di eloquenza o di sapienza superiore. Anche se parlo con debolezza, timore e trepidazione, ti prego di accompagnarmi nel portare quel messaggio con una dimostrazione della potenza dello Spirito.
1 Cronache 19,1-22,1
Vittorie sugli Ammoniti
19Dopo questo, morì Nacas, re degli Ammoniti, e suo figlio divenne re al suo posto. 2 Davide disse: "Manterrò fedeltà a Canun, figlio di Nacas, perché anche suo padre la mantenne a me". Davide mandò messaggeri a consolarlo per suo padre.
I ministri di Davide andarono nel territorio degli Ammoniti da Canun per consolarlo. 3 Ma i capi degli Ammoniti dissero a Canun: "Forse Davide intende onorare tuo padre ai tuoi occhi, mandandoti dei consolatori? Questi suoi ministri non sono venuti forse da te per spiare la regione, per perlustrarla e per ispezionarla?". 4 Canun allora prese i ministri di Davide, li fece radere, fece tagliare le loro vesti a metà fino alle natiche, poi li rimandò.
5 Alcuni vennero a riferire a Davide la sorte di quegli uomini. Il re mandò qualcuno a incontrarli, perché quegli uomini si vergognavano moltissimo. Il re fece dire loro: "Rimanete a Gerico finché vi sia cresciuta di nuovo la barba, poi tornerete".
6 Gli Ammoniti, vedendo che si erano resi nemici di Davide, mandarono, essi e Canun, mille talenti d'argento per assoldare carri e cavalieri da Aram Naharàim, da Aram Maacà e da Soba. 7 Assoldarono trentaduemila carri e il re di Maacà con le sue truppe. Questi vennero e si accamparono di fronte a Màdaba; frattanto gli Ammoniti si erano radunati dalle loro città e si erano mossi per la guerra.
8 Quando Davide sentì questo, mandò Ioab con tutto l'esercito dei prodi. 9 Gli Ammoniti uscirono e si disposero a battaglia davanti alla città, mentre i re alleati stavano da parte, nella campagna.
10 Ioab vide che il fronte della battaglia gli era davanti e alle spalle. Scelse allora un corpo tra i migliori d'Israele, li schierò contro gli Aramei 11 e affidò il resto dell'esercito a suo fratello Abisài, ed essi si schierarono contro gli Ammoniti. 12 Disse: "Se gli Aramei saranno più forti di me, tu mi verrai a salvare; se invece gli Ammoniti saranno più forti di te, io salverò te. 13 Sii forte e dimostriamoci forti per il nostro popolo e per le città del nostro Dio. Il Signore faccia quello che a lui piacerà".
14 Poi Ioab con la gente che aveva con sé attaccò battaglia con gli Aramei, i quali fuggirono davanti a lui. 15 Quando gli Ammoniti videro che gli Aramei erano fuggiti, fuggirono di fronte ad Abisài, fratello di Ioab, e rientrarono in città. Ioab allora venne a Gerusalemme.
16 Gli Aramei, vedendo che erano stati sconfitti da Israele, mandarono a chiamare gli Aramei che erano al di là del Fiume; Sofac, comandante dell'esercito di Adadèzer, era alla loro testa.
17 La cosa fu riferita a Davide, che radunò tutto Israele e attraversò il Giordano. Li raggiunse e si schierò davanti a loro; Davide si dispose alla battaglia di fronte agli Aramei, ed essi si scontrarono con lui. 18 Ma gli Aramei fuggirono davanti a Israele: Davide uccise degli Aramei settemila cavalieri e quarantamila fanti; uccise anche Sofac, comandante dell'esercito.
19 I vassalli di Adadèzer, quando si videro sconfitti da Israele, fecero la pace con Davide e gli rimasero sottoposti. Gli Aramei non vollero più venire a salvare gli Ammoniti.
Ioab conquista la capitale degli Ammoniti
20All'inizio dell'anno successivo, al tempo in cui i re sono soliti andare in guerra, Ioab, alla testa di un forte esercito, devastò il territorio degli Ammoniti, quindi andò ad assediare Rabbà, mentre Davide rimaneva a Gerusalemme. Ioab occupò e distrusse Rabbà. 2 Davide prese dalla testa di Milcom la corona e trovò che pesava un talento d'oro e aveva una pietra preziosa; essa fu posta sulla testa di Davide. Egli ricavò dalla città un bottino molto grande. 3 Ne fece uscire gli abitanti e li impiegò alle seghe, ai picconi di ferro e alle asce. Allo stesso modo Davide trattò tutte le città degli Ammoniti. Poi Davide tornò a Gerusalemme con tutta la sua gente.
Vittorie sui Filistei
4 Dopo questo, ci fu una battaglia con i Filistei, a Ghezer. Allora Sibbecài di Cusa uccise Sippài, dei discendenti dei Refaìm. I Filistei furono soggiogati.
5 Ci fu un'altra battaglia con i Filistei ed Elcanàn, figlio di Iair, uccise Lacmì, fratello di Golia di Gat: l'asta della sua lancia era come un cilindro da tessitori.
6 Ci fu un'altra battaglia a Gat, dove c'era un uomo di grande statura, con le dita a sei a sei, in tutto ventiquattro, e anche lui era discendente di Rafa. 7 Egli sfidò Israele, ma Giònata, figlio di Simeà, fratello di Davide, lo uccise.
8 Questi erano i discendenti di Rafa, a Gat. Essi caddero per mano di Davide e dei suoi uomini.
Il peccato del censimento
21Satana insorse contro Israele e incitò Davide a censire Israele. 2 Davide disse a Ioab e ai capi del popolo: "Andate, contate gli Israeliti da Betsabea a Dan; quindi portatemene il conto, così che io conosca il loro numero".
3 Ioab disse a Davide: "Il Signore aumenti il suo popolo cento volte più di quello che è! Ma, o re, mio signore, essi non sono tutti sudditi del mio signore? Perché il mio signore vuole questa inchiesta? Perché dovrebbe cadere tale colpa su Israele?".
4 Ma l'ordine del re prevalse su Ioab. Questi partì e percorse tutto Israele, quindi tornò a Gerusalemme. 5 Ioab consegnò a Davide il totale del censimento del popolo: c'erano in tutto Israele un milione e centomila uomini in grado di maneggiare la spada; in Giuda risultarono quattrocentosettantamila uomini in grado di maneggiare la spada.
6 Fra costoro Ioab non censì i leviti né la tribù di Beniamino, perché l'ordine del re gli appariva un abominio. 7 Il fatto dispiacque agli occhi di Dio, che perciò colpì Israele.
8 Davide disse a Dio: "Ho peccato molto facendo una cosa simile. Ti prego, togli la colpa del tuo servo, poiché io ho commesso una grande stoltezza".
9 Il Signore disse a Gad, veggente di Davide: 10 "Va', riferisci a Davide: Così dice il Signore: "Io ti propongo tre cose: scegline una e quella ti farò"".
11 Gad venne dunque da Davide e gli riferì: "Dice il Signore: "Scegli 12 fra tre anni di carestia, tre mesi di fuga di fronte al tuo nemico, sotto l'incubo della spada dei tuoi nemici, e tre giorni della spada del Signore, con la peste che si diffonde sulla terra e l'angelo del Signore che porta lo sterminio in tutto il territorio d'Israele". Ora vedi che cosa io debba riferire a chi mi ha mandato".
13 Davide rispose a Gad: "Sono in grande angustia. Ebbene, che io cada nelle mani del Signore, perché la sua misericordia è grande, ma che io non cada nelle mani degli uomini".
14 Così il Signore mandò la peste in Israele; caddero settantamila Israeliti. 15 Dio mandò un angelo a Gerusalemme per devastarla. Ma, nell'atto di devastare, il Signore guardò e si pentì di quel male. Egli disse all'angelo devastatore: "Ora basta! Ritira la mano". L'angelo del Signore stava ritto presso l'aia di Ornan il Gebuseo.
16 Davide, alzàti gli occhi, vide l'angelo del Signore ritto fra terra e cielo, con la spada sguainata in mano, tesa verso Gerusalemme. Allora Davide e gli anziani, coperti di sacco, si prostrarono con la faccia a terra.
17 Davide disse a Dio: "Non sono forse stato io a ordinare il censimento del popolo? Io ho peccato e ho commesso il male; ma queste pecore che cosa hanno fatto? Signore, mio Dio, sì, la tua mano venga contro di me e contro la casa di mio padre, ma non colpisca il tuo popolo".
Acquisto dell'area per il tempio
18 L'angelo del Signore ordinò a Gad di riferire a Davide che salisse a innalzare un altare al Signore nell'aia di Ornan il Gebuseo. 19 Davide salì, secondo la parola che Gad aveva pronunciato nel nome del Signore.
20 Ornan si volse e vide l'angelo; i suoi quattro figli, che erano con lui, si nascosero. Ornan stava trebbiando il grano, 21 quando gli si avvicinò Davide. Ornan guardò e, riconosciuto Davide, uscì dall'aia, prostrandosi con la faccia a terra davanti a Davide.
22 Davide disse a Ornan: "Cedimi il terreno dell'aia, perché io vi costruisca un altare al Signore; cedimelo per tutto il suo valore, così che il flagello si allontani dal popolo".
23 Ornan disse a Davide: "Prenditelo; il re mio signore ne faccia quello che vuole. Vedi, io ti do anche i giovenchi per gli olocausti, le trebbie per la legna e il grano per l'offerta; tutto io ti offro".
24 Ma il re Davide disse a Ornan: "No! Lo voglio acquistare per tutto il suo valore; non presenterò al Signore una cosa che appartiene a te offrendo un olocausto gratuitamente".
25 E così Davide diede a Ornan seicento sicli d'oro per il terreno. 26 Quindi Davide costruì in quel luogo un altare al Signore e offrì olocausti e sacrifici di comunione. Invocò il Signore, che gli rispose con il fuoco sceso dal cielo sull'altare dell'olocausto.
27 Il Signore ordinò all'angelo e questi ripose la spada nel fodero. 28 Allora, visto che il Signore l'aveva ascoltato sull'aia di Ornan il Gebuseo, Davide offrì là un sacrificio. 29 La Dimora del Signore, eretta da Mosè nel deserto, e l'altare dell'olocausto in quel tempo stavano sull'altura che era a Gàbaon; 30 ma Davide non osava recarsi là a consultare Dio, perché si era molto spaventato di fronte alla spada dell'angelo del Signore.
22Davide disse: "Questa è la casa del Signore Dio e questo è l'altare per gli olocausti d'Israele".
Commento
Timore e trepidazione
Temere e trepidare davanti a Dio non è sempre sbagliato. Anzi, a volte è molto appropriato.
Diversamente da quanto fatto nel racconto precedente, l'autore chiarisce che "Satana... incitò Davide a censire Israele" (21,1). Ioab cerca di convincere Davide a non farlo (v.3). Ma Davide lo ignora provocando il dispiacere di Dio (v.7, AMP).
Non è ben chiaro perché questo fosse un peccato così grave, ma di sicuro lo è stato. A Dio, infatti, Davide dice: "Ho peccato molto facendo una cosa simile. Ti prego, togli la colpa del tuo servo, poiché io ho commesso una grande stoltezza" (v.8).
Con timore e trepidazione dice: "Sono in grande angustia. Ebbene, che io cada nelle mani del Signore, perché la sua misericordia è grande, ma che io non cada nelle mani degli uomini" (v.13).
Nell'offrire un sacrificio a Dio, dice: "No! Lo voglio acquistare per tutto il suo valore; non presenterò al Signore una cosa che appartiene a te offrendo un olocausto gratuitamente" (v.24). Invoca il Signore e il Signore gli risponde con un "fuoco sceso dal cielo" (v.26).
Preghiera
Signore, oggi vengo a te con debolezza e trepidazione grande e ti chiedo che la tua potenza sia resa perfetta nella mia debolezza (2 Corinzi 12,9).
La moglie di Nicky dice
1 Corinzi 1,27
"Quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti".
Sento di appartenere alla categoria dei deboli e degli stolti. Grazie, Signore, per avermi scelta!
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