Colui che dovremmo conoscere
Introduzione
Io e mia moglie Pippa abbiamo vissuto ad Oxford per tre anni. In quegli anni studiavo teologia all'Università di Oxford e mi stavo preparando all'ordinazione diaconale nella Chiesa d'Inghilterra. Rispetto a Londra, la vita ad Oxford era molto diversa. Le persone sembravano meno interessate alle cose materiali e alle ricchezze. Avevano una diversa concezione del successo.
Tendevano a considerare i valori intellettuali ben più importanti del denaro o delle apparenze. Il successo si misurava con i voti con lode, i riconoscimenti nello studio, il conseguimento di dottorati, le cattedre universitarie e le pubblicazioni accademiche. Con il passare del tempo, mi sono reso conto che anche il valore dell'intelligenza e della "conoscenza" potevano diventare idolo alla pari del denaro e del benessere.
Di per sé, la conoscenza è una cosa buona. Conoscere i fatti è utile. La formazione nelle varie discipline, la ricerca e lo studio sono tutte cose buone. Tuttavia, come Lord Byron ha detto: "L'albero della conoscenza non è l'albero della Vita". La "conoscenza" deve essere considerata da una prospettiva superiore. La nostra conoscenza è sempre molto limitata. Più cose sappiamo, più comprendiamo che ciò che conosciamo è davvero poco. Dio è il nostro creatore e lui solo ha la conoscenza di tutto.
Ci sono anche diversi tipi di conoscenza e non tutti hanno lo stesso valore. Nella lingua francese il verbo "conoscere" ha due traduzioni. Savoir che significa conoscere un fatto, e Connaitre che significa conoscere una persona. Dio vuole che la nostra conoscenza sia soprattutto delle persone e non dei fatti. Per noi, la conoscenza più importante è conoscere Dio ed essere conosciuti da lui. Ma anche questo non è abbastanza, perché conoscere veramente significa soprattutto amare.
Salmi 95,1-11
Salmo 95
1 Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
2 Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.
3 Perché grande Dio è il Signore,
grande re sopra tutti gli dèi.
4 Nella sua mano sono gli abissi della terra,
sono sue le vette dei monti.
5 Suo è il mare, è lui che l'ha fatto;
le sue mani hanno plasmato la terra.
6 Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
7 È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.
Se ascoltaste oggi la sua voce!
8 "Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
9 dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere.
10 Per quarant'anni mi disgustò quella generazione
e dissi: "Sono un popolo dal cuore traviato,
non conoscono le mie vie".
11 Perciò ho giurato nella mia ira:
"Non entreranno nel luogo del mio riposo"".
Commento
La conoscenza più importante è la conoscenza di Dio
Il salmista inizia con una esortazione all'adorazione, alla lode e al ringraziamento (vv.1-2). Noi non adoriamo perché le cose nella nostra vita vanno bene. A volte è così, ma non sempre. A volte adoriamo nonostante le situazioni difficili e i tempi duri.
E neppure adoriamo perché la lode ci fa sentire bene. Al contrario, a volte adoriamo proprio perché sentiamo il bisogno di un rinnovamento dello spirito.
In questo salmo, troviamo il motivo vero per il quale adoriamo Dio:
"Perché grande Dio è il Signore,
grande re sopra tutti gli dèi...
Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti;
È lui il nostro Dio e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce" (vv.3.6-7).
Il salmista ricorda al popolo ciò che sa di Dio. Questo è ciò che conta di più: la conoscenza di Dio.
Spesso, nei momenti di adorazione, Dio ci parla. E non ci parla solo di cose che Egli ha già detto in passato. Ci parla di cose che riguardano oggi. Il salmista dice: "Se ascoltaste oggi la sua voce!" (v.7b)
In questo salmo, scopriamo anche un altro tipo di conoscenza. Dio dice che le persone vanno fuori strada, "Sono un popolo dal cuore traviato" (v.10), perché "non conoscono le mie vie" (v.10). Conoscere e seguire le vie di Dio è la chiave per vivere la vita come Dio vorrebbe.
Preghiera
Signore, oggi desidero prostrarmi davanti a te e adorarti. Ti ringrazio perché mi conosci e mi concedi la grazia di conoscerti. Nel pormi in ascolto della tua voce, aiutami a non indurire il cuore e a non smarrirmi. Fa che possa conoscere le tue vie, seguirle ed entrare nel tuo riposo.
1 Corinzi 7,36-8,13
36 Se però qualcuno ritiene di non comportarsi in modo conveniente verso la sua vergine, qualora essa abbia passato il fiore dell'età - e conviene che accada così - faccia ciò che vuole: non pecca; si sposino pure! 37 Chi invece è fermamente deciso in cuor suo - pur non avendo nessuna necessità, ma essendo arbitro della propria volontà - chi, dunque, ha deliberato in cuor suo di conservare la sua vergine, fa bene. 38 In conclusione, colui che dà in sposa la sua vergine fa bene, e chi non la dà in sposa fa meglio.
39 La moglie è vincolata per tutto il tempo in cui vive il marito; ma se il marito muore è libera di sposare chi vuole, purché ciò avvenga nel Signore. 40 Ma se rimane così com'è, a mio parere è meglio; credo infatti di avere anch'io lo Spirito di Dio.
Le carni sacrificate agli idoli
8Riguardo alle carni sacrificate agli idoli, so che tutti ne abbiamo conoscenza. Ma la conoscenza riempie di orgoglio, mentre l'amore edifica. 2 Se qualcuno crede di conoscere qualcosa, non ha ancora imparato come bisogna conoscere. 3 Chi invece ama Dio, è da lui conosciuto.
4 Riguardo dunque al mangiare le carni sacrificate agli idoli, noi sappiamo che non esiste al mondo alcun idolo e che non c'è alcun dio, se non uno solo. 5 In realtà, anche se vi sono cosiddetti dèi sia nel cielo che sulla terra - e difatti ci sono molti dèi e molti signori -, 6 per noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo grazie a lui.
7 Ma non tutti hanno la conoscenza; alcuni, fino ad ora abituati agli idoli, mangiano le carni come se fossero sacrificate agli idoli, e così la loro coscienza, debole com'è, resta contaminata. 8 Non sarà certo un alimento ad avvicinarci a Dio: se non ne mangiamo, non veniamo a mancare di qualcosa; se ne mangiamo, non ne abbiamo un vantaggio.
9 Badate però che questa vostra libertà non divenga occasione di caduta per i deboli. 10 Se uno infatti vede te, che hai la conoscenza, stare a tavola in un tempio di idoli, la coscienza di quest'uomo debole non sarà forse spinta a mangiare le carni sacrificate agli idoli? 11 Ed ecco, per la tua conoscenza, va in rovina il debole, un fratello per il quale Cristo è morto! 12 Peccando così contro i fratelli e ferendo la loro coscienza debole, voi peccate contro Cristo. 13 Per questo, se un cibo scandalizza il mio fratello, non mangerò mai più carne, per non dare scandalo al mio fratello.
Commento
Ciò che importa veramente non è la conoscenza, ma l'amore
Anche se la conoscenza è una cosa buona, essa nasconde dei pericoli. Può farci cadere nell'orgoglio e nell'atteggiamento di superiorità, di "quelli che sanno tutto": "Ma la conoscenza riempie di orgoglio, mentre l'amore edifica" (8,1b).
Di per sé, la conoscenza non è una cosa cattiva. Qualcuno ha paragonato la conoscenza all'abbigliamento intimo: è bene averlo addosso, ma è meglio non mostrarlo! Invece di voler impressionare gli altri con la tua conoscenza, è sempre meglio cercare di edificarli e di crescere nell'amore per loro.
La conoscenza spesso ci porta ad essere orgogliosi ed arroganti. "Se qualcuno crede di conoscere qualcosa, non ha ancora imparato come bisogna conoscere" (v.2). Ciò che importa veramente nella vita è amare Dio e vivere una vita piena d'amore. "Chi invece ama Dio, è da lui conosciuto" (v.3).
Nel commentare questo passo, Eugene Peterson scrive: "Talvolta noi siamo portati a pensare di conoscere tutto ciò che ci serve per dare delle risposte, ma talvolta un cuore umile ci aiuta molto di più della nostra mente presuntuosa. Noi non sapremo mai abbastanza fino a quando capiremo che solo Dio sa tutto" (vv.1b-3, MSG).
San Paolo usa l'esempio delle "carni sacrificate agli idoli" (vv.1-4). Coloro che sanno che gli idoli non contano nulla, sanno bene che non c'è nulla di male nel nutrirsi con un cibo riservato agli idoli: "Per noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo grazie a lui" (v.6).
"Ma non tutti hanno la conoscenza" (v.7a) e molte coscienze sono fragili. Se si mangiasse cibo riservato agli idoli di fronte a persone la cui coscienza è fragile, queste potrebbero scandalizzarsi, e questo va evitato. Ciò che importa non è la nostra conoscenza, ma il nostro amore per il prossimo. "Ma non tutti hanno la conoscenza… e così la loro coscienza, debole com'è, resta contaminata" (v.7b, MSG).
Così facendo, a causa della nostra conoscenza, una persona dalla coscienza fragile potrebbe andare in rovina, "un fratello per il quale Cristo è morto!" (vv.11-12, MSG) "Per questo", Paolo dice, "se un cibo scandalizza" un nostro fratello, non mangereremo "mai più carne, per non dare scandalo" al nostro fratello (v.13).
L'amore è più importante della conoscenza. Quando Dio giudica una persona, misura quanto grande è il suo cuore, non quanto grande è la sua conoscenza. Sapere tante cose su Dio non basta. Per questo dovremmo cercare di conoscerlo e lasciare che lui ci riempia del suo amore e dell'amore per gli altri. Ciò che importa non è ciò che conosciamo dell'amore, ma chi attraverso l'amore giungiamo a conoscere.
Preghiera
Signore, ti ringrazio perché mi insegni che la sola conoscenza non basta ed inorgoglisce, mentre l'amore edifica sempre. Aiutami a fare tutto per amore tuo e per amore del prossimo.
Qoelet 7,1-9,12
La sapienza umana e il suo fallimento
7Un buon nome è preferibile all'unguento profumato
e il giorno della morte al giorno della nascita.
2 È meglio visitare una casa dove c'è lutto
che visitare una casa dove si banchetta,
perché quella è la fine d'ogni uomo
e chi vive ci deve riflettere.
3 È preferibile la mestizia al riso,
perché con un volto triste il cuore diventa migliore.
4 Il cuore dei saggi è in una casa in lutto
e il cuore degli stolti in una casa in festa.
5 Meglio ascoltare il rimprovero di un saggio
che ascoltare la lode degli stolti:
6 perché quale il crepitìo dei pruni sotto la pentola
tale è il riso degli stolti.
Ma anche questo è vanità.
7 L'estorsione rende stolto il saggio
e i regali corrompono il cuore.
8 Meglio la fine di una cosa che il suo principio;
è meglio un uomo paziente che uno presuntuoso.
9 Non essere facile a irritarti in cuor tuo,
perché la collera dimora in seno agli stolti.
10 Non dire: "Come mai i tempi antichi erano migliori del presente?",
perché una domanda simile non è ispirata a saggezza.
11 Buona cosa è la saggezza unita a un patrimonio
ed è utile per coloro che vedono il sole.
12 Perché si sta all'ombra della saggezza
come si sta all'ombra del denaro;
ma vale di più il sapere,
perché la saggezza fa vivere chi la possiede.
13 Osserva l'opera di Dio:
chi può raddrizzare
ciò che egli ha fatto curvo?
14 Nel giorno lieto sta' allegro
e nel giorno triste rifletti:
Dio ha fatto tanto l'uno
quanto l'altro,
cosicché l'uomo non riesce a scoprire
ciò che verrà dopo di lui.
15 Nei miei giorni vani ho visto di tutto:
un giusto che va in rovina nonostante la sua giustizia,
un malvagio che vive a lungo nonostante la sua iniquità.
16 Non essere troppo giusto
e non mostrarti saggio oltre misura:
perché vuoi rovinarti?
17 Non essere troppo malvagio
e non essere stolto.
Perché vuoi morire prima del tempo?
18 È bene che tu prenda una cosa
senza lasciare l'altra:
in verità chi teme Dio riesce bene in tutto.
19 La sapienza rende il saggio più forte di dieci potenti
che sono nella città.
20 Non c'è infatti sulla terra un uomo così giusto
che faccia solo il bene e non sbagli mai.
21 Ancora: non fare attenzione a tutte le dicerie che si fanno,
così non sentirai che il tuo servo ha detto male di te;
22 infatti il tuo cuore sa
che anche tu tante volte hai detto male degli altri.
23 Tutto questo io ho esaminato con sapienza e ho detto:
"Voglio diventare saggio!",
ma la sapienza resta lontana da me!
24 Rimane lontano ciò che accade: profondo, profondo!
Chi può comprenderlo?
25 Mi sono applicato a conoscere e indagare
e cercare la sapienza e giungere a una conclusione,
e a riconoscere che la malvagità è stoltezza
e la stoltezza è follia.
26 Trovo che amara più della morte
è la donna: essa è tutta lacci,
una rete il suo cuore,
catene le sue braccia.
Chi è gradito a Dio la sfugge,
ma chi fallisce ne resta preso.
27 Vedi, questo ho scoperto, dice Qoèlet,
confrontando a una a una le cose, per arrivare a una conclusione certa.
28 Quello che io ancora sto cercando
e non ho trovato è questo:
un uomo fra mille l'ho trovato,
ma una donna fra tutte non l'ho trovata.
29 Vedi, solo questo ho trovato:
Dio ha creato gli esseri umani retti,
ma essi vanno in cerca di infinite complicazioni.
8Chi è come il saggio?
Chi conosce la spiegazione delle cose?
La sapienza dell'uomo rischiara il suo volto,
ne cambia la durezza del viso.
L'uomo non può conoscere il senso delle cose, né la propria sorte
2 Osserva gli ordini del re, per il giuramento fatto a Dio. 3 Non allontanarti in fretta da lui; non persistere in un cattivo progetto, perché egli può fare ciò che vuole. 4 Infatti, la parola del re è sovrana; chi può dirgli: "Che cosa fai?".
5 Chi osserva il comando non va incontro ad alcun male;
la mente del saggio conosce il tempo opportuno.
6 Infatti, per ogni evento vi è un tempo opportuno,
ma un male pesa gravemente sugli esseri umani.
7 L'uomo infatti ignora che cosa accadrà;
chi mai può indicargli come avverrà?
8 Nessun uomo è padrone del suo soffio vitale tanto da trattenerlo,
né alcuno ha potere sul giorno della morte.
Non c'è scampo dalla lotta
e neppure la malvagità può salvare colui che la compie.
9 Tutto questo ho visto riflettendo su ogni azione che si compie sotto il sole, quando un uomo domina sull'altro per rovinarlo. 10 Frattanto ho visto malvagi condotti alla sepoltura; ritornando dal luogo santo, in città ci si dimentica del loro modo di agire. Anche questo è vanità.
11 Poiché non si pronuncia una sentenza immediata contro una cattiva azione, per questo il cuore degli uomini è pieno di voglia di fare il male; 12 infatti il peccatore, anche se commette il male cento volte, ha lunga vita. Tuttavia so che saranno felici coloro che temono Dio, appunto perché provano timore davanti a lui, 13 e non sarà felice l'empio e non allungherà come un'ombra i suoi giorni, perché egli non teme di fronte a Dio.
14 Sulla terra c'è un'altra vanità: vi sono giusti ai quali tocca la sorte meritata dai malvagi con le loro opere, e vi sono malvagi ai quali tocca la sorte meritata dai giusti con le loro opere. Io dico che anche questo è vanità. 15 Perciò faccio l'elogio dell'allegria, perché l'uomo non ha altra felicità sotto il sole che mangiare e bere e stare allegro. Sia questa la sua compagnia nelle sue fatiche, durante i giorni di vita che Dio gli concede sotto il sole.
16 Quando mi dedicai a conoscere la sapienza e a considerare le occupazioni per cui ci si affanna sulla terra - poiché l'uomo non conosce sonno né giorno né notte - 17 ho visto che l'uomo non può scoprire tutta l'opera di Dio, tutto quello che si fa sotto il sole: per quanto l'uomo si affatichi a cercare, non scoprirà nulla. Anche se un sapiente dicesse di sapere, non potrà scoprire nulla.
Tutto è nelle mani di Dio
9A tutto questo mi sono dedicato, ed ecco tutto ciò che ho verificato: i giusti e i sapienti e le loro fatiche sono nelle mani di Dio, anche l'amore e l'odio; l'uomo non conosce nulla di ciò che gli sta di fronte.2 Vi è una sorte unica per tutti: per il giusto e per il malvagio, per il puro e per l'impuro, per chi offre sacrifici e per chi non li offre,
per chi è buono
e per chi è cattivo,
per chi giura
e per chi teme di giurare.
3 Questo è il male in tutto ciò che accade sotto il sole: una medesima sorte tocca a tutti e per di più il cuore degli uomini è pieno di male e la stoltezza dimora in loro mentre sono in vita. Poi se ne vanno fra i morti. 4 Certo, finché si resta uniti alla società dei viventi, c'è speranza: meglio un cane vivo che un leone morto.
5 I vivi sanno che devono morire,
ma i morti non sanno nulla;
non c'è più salario per loro,
è svanito il loro ricordo.
6 Il loro amore, il loro odio
e la loro invidia, tutto è ormai finito,
non avranno più alcuna parte
in tutto ciò che accade sotto il sole.
7 Su, mangia con gioia il tuo pane e bevi il tuo vino con cuore lieto, perché Dio ha già gradito le tue opere. 8 In ogni tempo siano candide le tue vesti e il profumo non manchi sul tuo capo. 9 Godi la vita con la donna che ami per tutti i giorni della tua fugace esistenza che Dio ti concede sotto il sole, perché questa è la tua parte nella vita e nelle fatiche che sopporti sotto il sole. 10 Tutto ciò che la tua mano è in grado di fare, fallo con tutta la tua forza, perché non ci sarà né attività né calcolo né scienza né sapienza nel regno dei morti, dove stai per andare.
11 Tornai a considerare un'altra cosa sotto il sole:
che non è degli agili la corsa
né dei forti la guerra,
e neppure dei sapienti il pane
e degli accorti la ricchezza,
e nemmeno degli intelligenti riscuotere stima,
perché il tempo e il caso raggiungono tutti.
12 Infatti l'uomo non conosce neppure la sua ora:
simile ai pesci che sono presi dalla rete fatale
e agli uccelli presi al laccio,
l'uomo è sorpreso dalla sventura
che improvvisa si abbatte su di lui.
Commento
Desiderare la conoscenza ma riconoscerne i limiti
Nel libro del Qoelet, sapienza e conoscenza vanno di pari passo. La sapienza e la conoscenza sono fondamentalmente cose buone:
"Buona cosa è la saggezza unita a un patrimonio ed è utile per coloro che vedono il sole" (7,11).
"La sapienza rende il saggio più forte di dieci potenti che sono nella città" (v.19).
"Chi è come il saggio?
Chi conosce la spiegazione delle cose?
La sapienza dell'uomo rischiara il suo volto,
ne cambia la durezza del viso" (8,1, MSG).
Ad esempio, una persona sapiente tiene la propria collera sotto controllo: "Non essere facile a irritarti in cuor tuo, perché la collera dimora in seno agli stolti" (7,9, MSG).
Nonostante questo, l'autore del Qoelet riconosce i limiti della sapienza e della conoscenza. Prima di tutto, per quanta sapienza e conoscenza possiamo avere, non potremmo mai scoprire nulla sul futuro (v.14). In secondo luogo, corriamo il rischio di essere "saggi oltre misura". Potremmo fare crescere in noi una brama eccessiva per la conoscenza, e questa potrebbe separarci da Dio, diventando una forma di superbia:
"Quando mi dedicai a conoscere la sapienza e a considerare le occupazioni per cui ci si affanna sulla terra - poiché l'uomo non conosce sonno né giorno né notte - ho visto che l'uomo non può scoprire tutta l'opera di Dio, tutto quello che si fa sotto il sole: per quanto l'uomo si affatichi a cercare, non scoprirà nulla. Anche se un sapiente dicesse di sapere, non potrà scoprire nulla" (vv.16.17, MSG).
Per quanto sapiente, ricco e potente possa essere, "nessun uomo… ha potere sul giorno della morte" (v.8). La vita conduce alla morte. Non c'è niente da fare (9,3, MSG). Non potremo mai conoscere quando finirà la nostra vita. "Infatti l'uomo non conosce neppure la sua ora" (v.12).
Solo Dio sa ogni cosa. Rispetto a lui la nostra sapienza e conoscenza sono molto limitate. La verità è che siamo "nelle mani di Dio" (9,1) e dovremmo sfruttare al meglio il nostro tempo qui: "Su, mangia con gioia il tuo pane e bevi il tuo vino con cuore lieto, perché Dio ha già gradito le tue opere… Godi la vita con la donna che ami per tutti i giorni della tua fugace esistenza che Dio ti concede sotto il sole" (vv.7-9, MSG).
"Tutto ciò che la tua mano è in grado di fare, fallo con tutta la tua forza" (v.10a). Non sprecare la tua vita, trai il meglio da ogni momento e opportunità.
Gesù ha detto: "Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Giovanni 17,3). Questa è la conoscenza più importante che tu possa avere. Inizia adesso e continua nell'eternità. Conoscere Gesù mette tutte le altre conoscenze nella giusta prospettiva.
Preghiera
Signore, grazie perché conoscerti è il principio della sapienza. Aiutami a sfruttare al massimo ogni occasione nella vita impegnando tutte le mie forze in qualunque cosa io faccia. Aiutami però a fare tutto con amore.
La moglie di Nicky dice
Salmi 95,5
"Suo è il mare, è lui che l'ha fatto".
Nutro un sano rispetto per il mare, un rispetto che confina con la paura. Quando mi trovo su una barca o nuoto nel mare, mi ritrovo a ripetere a me stessa questo versetto: "Suo è il mare, è lui che l'ha fatto".
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Lord Byron, Manfred: A Dramatic Poem, 1816–17.
Le citazioni della Scrittura indicate con (MSG, AMP, NIVUK, NKJV, NLT, ecc.) riportano comunque il testo CEI®.
Indicano i testi qui di seguito elencati a cui si rimanda per ulteriori approfondimenti.
NIV - New International Version Anglicised - Copyright © 1979, 1984, 2011 Biblica, già International Bible Society
MSG - The Message - Copyright © 1993, 1994, 1995, 1996, 2000, 2001, 2002.
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