Giorno 248

Come poter essere utili a Dio?

Sapienziali Salmi 105,23-36
Nuovo Testamento 2 Corinzi 7,2-16
Antico Testamento Isaia 5,8-8,10

Introduzione

Io e Pippa eravamo da poco ritornati a casa dopo una lunga giornata all'ospedale. Mia madre era morta. Quella mattina al lavoro aveva avuto un infarto. Aveva sessantanove anni.

Ero molto scosso e profondamente turbato. Sentii il bisogno di fare due passi. Pensai a Sandy Millar, nostro caro amico e pastore della nostra comunità.

Proprio in quel momento, vidi la sua macchina arrivare. Aveva da poco sentito la notizia ed era venuto subito a trovarci. Il Signore stava usando la venuta di Sandy per portarci forza e consolazione.

Nel passo del Nuovo Testamento di oggi, leggiamo che Dio usa la venuta di Tito per portare a Paolo forza e consolazione in un momento di turbamento, oppressione da stanchezza, afflizione, angoscia e paura: "Ma Dio, che consola gli afflitti, ci ha consolati con la venuta di Tito" (2 Corinzi 7,6, AMP).

La venuta di Tito porta grande incoraggiamento. Con le sue notizie annuncia quanto i Corinzi si siano dimostrati utili a Dio. Paolo scrive: "La mia gioia si è ancora accresciuta" (v.7, AMP).

Per quanto buia possa sembrare una situazione, Dio non manca mai di risollevare coloro che sono disponibili a servirlo: "Come un vaso nobile, santificato, utile al padrone di casa, pronto per ogni opera buona" (2 Timoteo 2,21).

La domanda che ci poniamo è: come possiamo anche noi essere utili a Dio?

Sapienziali

Salmi 105,23-36

23 E Israele venne in Egitto,
   Giacobbe emigrò nel paese di Cam.
24 Ma Dio rese molto fecondo il suo popolo,
   lo rese più forte dei suoi oppressori.
25 Cambiò il loro cuore perché odiassero il suo popolo
   e agissero con inganno contro i suoi servi.
26 Mandò Mosè, suo servo,
   e Aronne, che si era scelto:
27 misero in atto contro di loro i suoi segni
   e i suoi prodigi nella terra di Cam.
28 Mandò le tenebre e si fece buio,
   ma essi resistettero alle sue parole.
29 Cambiò le loro acque in sangue
   e fece morire i pesci.
30 La loro terra brulicò di rane
   fino alle stanze regali.
31 Parlò e vennero tafani,
   zanzare in tutto il territorio.
32 Invece di piogge diede loro la grandine,
   vampe di fuoco sulla loro terra.
33 Colpì le loro vigne e i loro fichi,
   schiantò gli alberi del territorio.
34 Parlò e vennero le locuste
   e bruchi senza numero:
35 divorarono tutta l'erba della loro terra,
   divorarono il frutto del loro suolo.
36 Colpì ogni primogenito nella loro terra,
   la primizia di ogni loro vigore.

Commento

Prepararsi a rispondere alla sua chiamata

Ti capita mai di sentirti arido, o arida, dal punto di vista spirituale? Sul luogo di lavoro, durante le giornate, mentre ti sposti da un posto ad un altro nella tua città o nazione?

Il salmista ricorda uno dei periodi più bui vissuti dal popolo di Dio. Dio li ha benedetti. Ha reso il suo popolo "molto fecondo" (v.24). Ma tutto questo ha suscitato odio nei loro oppressori (v.25a). I loro oppressori iniziano ad agire malvagiamente e "con inganno" contro di essi (v.25, MSG).

Il popolo di Dio è oppresso e ridotto in schiavitù. Vivono un tempo di aridità spirituale. Ma Dio manda "Mosè, suo servo, e Aronne, che si era scelto" (v.26). Dio sceglie Mosè e Aronne ed essi, sia pur con riluttanza da parte di Mosè, rispondono alla chiamata a guidare il suo popolo. Mosè e Aronne compiono segni e prodigi straordinari e liberano il popolo di Dio dai suoi oppressori: "Misero in atto contro di loro i suoi segni e i suoi prodigi nella terra di Cam" (v.27, MSG).

Preghiera

Signore, nel guardare la nostra nazione e la nostra Chiesa, ti chiedo di suscitare persone come Mosè e Aronne per condurre il tuo popolo fuori dalla terra della desolazione spirituale.

Nuovo Testamento

2 Corinzi 7,2-16

Tristezze e gioie di Paolo

2 Accoglieteci nei vostri cuori! A nessuno abbiamo fatto ingiustizia, nessuno abbiamo danneggiato, nessuno abbiamo sfruttato. 3 Non dico questo per condannare; infatti vi ho già detto che siete nel nostro cuore, per morire insieme e insieme vivere. 4 Sono molto franco con voi e ho molto da vantarmi di voi. Sono pieno di consolazione, pervaso di gioia in ogni nostra tribolazione.

5 Infatti, da quando siamo giunti in Macedonia, il nostro corpo non ha avuto sollievo alcuno, ma da ogni parte siamo tribolati: battaglie all'esterno, timori all'interno. 6 Ma Dio, che consola gli afflitti, ci ha consolati con la venuta di Tito; 7 non solo con la sua venuta, ma con la consolazione che ha ricevuto da voi. Egli ci ha annunciato il vostro desiderio, il vostro dolore, il vostro affetto per me, cosicché la mia gioia si è ancora accresciuta.

8 Se anche vi ho rattristati con la mia lettera, non me ne dispiace. E se mi è dispiaciuto - vedo infatti che quella lettera, anche se per breve tempo, vi ha rattristati -, 9 ora ne godo; non per la vostra tristezza, ma perché questa tristezza vi ha portato a pentirvi. Infatti vi siete rattristati secondo Dio e così non avete ricevuto alcun danno da parte nostra; 10 perché la tristezza secondo Dio produce un pentimento irrevocabile che porta alla salvezza, mentre la tristezza del mondo produce la morte. 11 Ecco, infatti, quanta sollecitudine ha prodotto in voi proprio questo rattristarvi secondo Dio; anzi, quante scuse, quanta indignazione, quale timore, quale desiderio, quale affetto, quale punizione! Vi siete dimostrati innocenti sotto ogni riguardo in questa faccenda. 12 Così, anche se vi ho scritto, non fu tanto a motivo dell'offensore o a motivo dell'offeso, ma perché apparisse chiara la vostra sollecitudine per noi davanti a Dio. 13 Ecco quello che ci ha consolato.

Più che per la vostra consolazione, però, ci siamo rallegrati per la gioia di Tito, poiché il suo spirito è stato rinfrancato da tutti voi. 14 Cosicché, se in qualche cosa mi ero vantato di voi con lui, non ho dovuto vergognarmene, ma, come abbiamo detto a voi ogni cosa secondo verità, così anche il nostro vanto nei confronti di Tito si è dimostrato vero. 15 E il suo affetto per voi è cresciuto, ricordando come tutti gli avete obbedito e come lo avete accolto con timore e trepidazione. 16 Mi rallegro perché posso contare totalmente su di voi.

Commento

Rivolgersi a Dio nei momenti di difficoltà

A volte nella vita ci scontriamo con un muro di dolore e di angoscia. Un muro che ci opprime. Può essere causato da un lutto, un licenziamento, una malattia, una delusione o altre circostanze che sfuggono al nostro controllo. Potrebbe anche, come nel caso dei Corinzi, essere causato dal nostro peccato o dai nostri errori.

In queste situazioni, ciò che conta di più è il modo in cui rispondiamo. Per alcune persone, momenti come questi allontanano da Dio. Per altre, come i Corinzi, sono il punto di svolta. Dio li trasforma in un popolo da usare con potenza.

Paolo è una persona di cui Dio si serve molto. Il suo non è un viaggio tranquillo e la sua non è una vita senza stress. Ma in tutto questo non si abbatte e non rimane appesantito dalle difficoltà. Scrive: "A nessuno abbiamo fatto ingiustizia, nessuno abbiamo danneggiato, nessuno abbiamo sfruttato" (v.2, MSG). Piu volte parla di "ogni nostra tribolazione" (v.4). Scrive di "battaglie all'esterno" e "timori all'interno" (v.5, MSG).

Paolo ama i Corinzi (vv.3-4a), ma loro non sempre lo ricambiano. Quando questo succede, Paolo è nella gioia. Quando attraverso Tito viene a sapere del loro interessamento nei suoi confronti, del loro profondo dolore e della loro ardente preoccupazione per lui, esclama: "La mia gioia si è ancora accresciuta" (v.7).

Paolo li aveva affrontati in una lettera e, come a volte accade quando ci si confronta con le persone, li aveva feriti (v.8). Paolo si era pentito di quella lettera, ma fortunatamente i Corinzi avevano reagito in modo positivo e avevano permesso che questa esperienza li avvicinasse di più a Dio. Tutti noi sbagliamo e anche le persone più grandi nella fede lo fanno. Re Davide ha sbagliato, peccando molto (2 Samuele 11 e 12). Lo stesso Pietro, il grande apostolo, ha sbagliato. Ciò che conta non è sbagliare, ma reagire bene agli sbagli.

Paolo dice: "Vi siete rattristati secondo Dio e così non avete ricevuto alcun danno da parte nostra; perché la tristezza secondo Dio produce un pentimento irrevocabile che porta alla salvezza, mentre la tristezza del mondo produce la morte" (2 Corinzi 7,9-10, MSG).

Il dolore sbagliato, come quello di Saul nell'Antico Testamento o di Giuda Iscariota nel Nuovo Testamento, non porta al pentimento, ma alla morte: "La tristezza del mondo produce la morte" (v.10c). Come re Davide (vedi Salmi 51) e l'apostolo Pietro, i Corinzi reagiscono nel modo giusto.

"Ecco, infatti, quanta sollecitudine ha prodotto in voi proprio questo rattristarvi secondo Dio; anzi, quante scuse, quanta indignazione, quale timore, quale desiderio, quale affetto, quale punizione! Vi siete dimostrati innocenti sotto ogni riguardo in questa faccenda" (2 Corinzi 7,11, MSG).

Tito è testimone della trasformazione della loro vita come risultato della loro reazione all'angoscia. Ne è esuberante. Egli stesso viene rinvigorito da tutto ciò che i Corinzi fanno per lui.

Non riesce a smettere di parlare di loro a Paolo: "E il suo affetto per voi è cresciuto, ricordando come tutti gli avete obbedito e come lo avete accolto con timore e trepidazione. Mi rallegro perché posso contare totalmente su di voi" (vv.15-16, MSG).

Preghiera

Signore, grazie perché quando ci rivolgiamo a te nei momenti difficili tu trasformi il nostro cuore e ci rendi più vivi, più attenti agli altri, sensibili, riverenti, umani, appassionati, responsabili, ma soprattutto più utili a te.

Antico Testamento

Isaia 5,8-8,10

Collera di Dio contro il suo popolo

8 Guai a voi, che aggiungete casa a casa
   e unite campo a campo,
finché non vi sia più spazio,
   e così restate soli ad abitare nella terra.

9 Ha giurato ai miei orecchi il Signore degli eserciti:

"Certo, molti palazzi diventeranno una desolazione,
   grandi e belli saranno senza abitanti".
10 Poiché dieci iugeri di vigna produrranno solo un bat
  e un homer di seme produrrà un'efa.

11 Guai a coloro che si alzano presto al mattino
   e vanno in cerca di bevande inebrianti
e si attardano alla sera.
   Il vino li infiamma.
12 Ci sono cetre e arpe,
   tamburelli e flauti e vino per i loro banchetti;
ma non badano all'azione del Signore,
   non vedono l'opera delle sue mani.
13 Perciò il mio popolo sarà deportato
   senza che neppure lo sospetti.
I suoi grandi periranno di fame,
   il suo popolo sarà arso dalla sete.
14 Pertanto gli inferi dilatano le loro fauci,
   spalancano senza misura la loro bocca.
Vi precipitano dentro la nobiltà e il popolo,
   il tripudio e la gioia della città.
15 L'uomo sarà piegato,
   il mortale sarà abbassato,
   gli occhi dei superbi si abbasseranno.
16 Sarà esaltato il Signore degli eserciti nel giudizio
   e il Dio santo si mostrerà santo nella giustizia.
17 Allora vi pascoleranno gli agnelli come nei loro prati,
   sulle rovine brucheranno i grassi capretti.

18 Guai a coloro che si tirano addosso il castigo con corde da tori
   e il peccato con funi da carro,
19 che dicono: "Faccia presto,
   acceleri pure l'opera sua,
perché la vediamo;
   si facciano più vicini e si compiano
i progetti del Santo d'Israele,
   perché li conosciamo".

20 Guai a coloro che chiamano bene il male
   e male il bene,
che cambiano le tenebre in luce
   e la luce in tenebre,
che cambiano l'amaro in dolce
   e il dolce in amaro.

21 Guai a coloro che si credono sapienti
   e si reputano intelligenti.

22 Guai a coloro che sono gagliardi nel bere vino,
   valorosi nel mescere bevande inebrianti,
23 a coloro che assolvono per regali un colpevole
   e privano del suo diritto l'innocente.
24 Perciò, come una lingua di fuoco divora la stoppia
   e una fiamma consuma la paglia,
così le loro radici diventeranno un marciume
   e la loro fioritura volerà via come polvere,
perché hanno rigettato la legge del Signore degli eserciti,
   hanno disprezzato la parola del Santo d'Israele.
25 Per questo è divampato lo sdegno del Signore contro il suo popolo,
   su di esso ha steso la sua mano per colpire;
hanno tremato i monti,
   i loro cadaveri erano come immondizia in mezzo alle strade.

Con tutto ciò non si calma la sua ira
   e la sua mano resta ancora tesa.

26 Egli alzerà un segnale a una nazione lontana
   e le farà un fischio all'estremità della terra;
ed ecco, essa verrà
   veloce e leggera.
27 Nessuno fra loro è stanco o inciampa,
   nessuno sonnecchia o dorme,
non si scioglie la cintura dei suoi fianchi
   e non si slaccia il legaccio dei suoi sandali.
28 Le sue frecce sono acuminate,
   e ben tesi tutti i suoi archi;
gli zoccoli dei suoi cavalli sono come pietre
   e le ruote dei suoi carri come un turbine.
29 Il suo ruggito è come quello di una leonessa,
   ruggisce come un leoncello;
freme e afferra la preda,
   la pone al sicuro, nessuno gliela strappa.
30 Fremerà su di lui in quel giorno
   come freme il mare;
si guarderà la terra:
   ecco, saranno tenebre, angoscia,
   e la luce sarà oscurata dalla caligine.

Investitura e missione di Isaia

6 Nell'anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. 2 Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali: con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. 3 Proclamavano l'uno all'altro, dicendo:

"Santo, santo, santo il Signore degli eserciti!
   Tutta la terra è piena della sua gloria".

4 Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo.

5 E dissi: "Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti".

6 Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall'altare. 7 Egli mi toccò la bocca e disse: "Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato".

8 Poi io udii la voce del Signore che diceva: "Chi manderò e chi andrà per noi?".

E io risposi: "Eccomi, manda me!".

9 Egli disse: "Va' e riferisci a questo popolo:

"Ascoltate pure, ma non comprenderete,
  osservate pure, ma non conoscerete".
10 Rendi insensibile il cuore di questo popolo,
  rendilo duro d'orecchio
  e acceca i suoi occhi,
e non veda con gli occhi
  né oda con gli orecchi
  né comprenda con il cuore
né si converta in modo da essere guarito".

11 Io dissi: "Fino a quando, Signore?".

Egli rispose:

"Fino a quando le città non siano devastate,
  senza abitanti,
le case senza uomini
e la campagna resti deserta e desolata".
12 Il Signore scaccerà la gente
  e grande sarà l'abbandono nella terra.
13 Ne rimarrà una decima parte,
  ma sarà ancora preda della distruzione
come una quercia e come un terebinto,
  di cui alla caduta resta il ceppo:
  seme santo il suo ceppo.

Invito a confidare nel Signore

7 Nei giorni di Acaz, figlio di Iotam, figlio di Ozia, re di Giuda, Resin, re di Aram, e Pekach, figlio di Romelia, re d'Israele, salirono contro Gerusalemme per muoverle guerra, ma non riuscirono a espugnarla.

2 Fu dunque annunciato alla casa di Davide: "Gli Aramei si sono accampati in Èfraim". Allora il suo cuore e il cuore del suo popolo si agitarono, come si agitano gli alberi della foresta per il vento.

3 Il Signore disse a Isaia: "Va' incontro ad Acaz, tu e tuo figlio Seariasùb, fino al termine del canale della piscina superiore, sulla strada del campo del lavandaio. 4 Tu gli dirai: "Fa' attenzione e sta' tranquillo, non temere e il tuo cuore non si abbatta per quei due avanzi di tizzoni fumanti, per la collera di Resin, degli Aramei, e del figlio di Romelia. 5 Poiché gli Aramei, Èfraim e il figlio di Romelia hanno tramato il male contro di te, dicendo: 6 Saliamo contro Giuda, devastiamolo e occupiamolo, e vi metteremo come re il figlio di Tabeèl. 7 Così dice il Signore Dio:

  Ciò non avverrà
  e non sarà!
8a Perché capitale di Aram è Damasco
  e capo di Damasco è Resin.
9a Capitale di Èfraim è Samaria
  e capo di Samaria il figlio di Romelia.
8b Ancora sessantacinque anni
  ed Èfraim cesserà di essere un popolo.
9b Ma se non crederete,
  non resterete saldi"".

10 Il Signore parlò ancora ad Acaz: 11 "Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall'alto".

12 Ma Acaz rispose: "Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore".

13 Allora Isaia disse: "Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? 14 Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele. 15 Egli mangerà panna e miele finché non imparerà a rigettare il male e a scegliere il bene. 16 Poiché prima ancora che il bimbo impari a rigettare il male e a scegliere il bene, sarà abbandonata la terra di cui temi i due re. 17 Il Signore manderà su di te, sul tuo popolo e sulla casa di tuo padre giorni quali non vennero da quando Èfraim si staccò da Giuda: manderà il re d'Assiria".

Assiria, strumento del Signore

18 Avverrà in quel giorno: il Signore farà un fischio alle mosche che sono all'estremità dei canali d'Egitto e alle api che si trovano in Assiria. 19 Esse verranno e si poseranno tutte nelle valli scoscese, nelle fessure delle rocce, su ogni cespuglio e su ogni pascolo. 20 In quel giorno il Signore raderà con rasoio preso a nolo oltre il Fiume, con il re d'Assiria, il capo e il pelo del corpo, anche la barba toglierà via. 21 Avverrà in quel giorno: ognuno alleverà una giovenca e due pecore. 22 Per l'abbondanza del latte che faranno, si mangerà la panna; di panna e miele si ciberà ogni superstite in mezzo a questa terra. 23 Avverrà in quel giorno: ogni luogo dove erano mille viti valutate mille sicli d'argento, sarà preda dei rovi e dei pruni. 24 Vi si entrerà armati di frecce e di arco, perché tutta la terra sarà rovi e pruni. 25 In tutti i monti, che erano vangati con la vanga, non si passerà più per paura delle spine e dei rovi. Serviranno da pascolo per armenti e da luogo battuto dal gregge.

Nasce un figlio dal nome simbolico

8 Il Signore mi disse: "Prenditi una grande tavoletta e scrivici con caratteri ordinari: "A Maher-salal-cas-baz"". 2 Io mi presi testimoni fidati, il sacerdote Uria e Zaccaria, figlio di Ieberechìa. 3 Poi mi unii alla profetessa, la quale concepì e partorì un figlio. Il Signore mi disse: "Chiamalo Maher-salal-cas-baz, 4 poiché prima che il bambino sappia dire "papà" e "mamma" le ricchezze di Damasco e le spoglie di Samaria saranno portate davanti al re d'Assiria".

5 Il Signore mi disse di nuovo:

6 "Poiché questo popolo ha rigettato
  le acque di Sìloe, che scorrono piano,
e trema per Resin
  e per il figlio di Romelia,
7 per questo, ecco, il Signore farà salire contro di loro
  le acque del fiume, impetuose e abbondanti:
  cioè il re d'Assiria con tutto il suo splendore,
irromperà in tutti i suoi canali
  e strariperà da tutte le sue sponde.
8 Invaderà Giuda, lo inonderà
  e lo attraverserà fino a giungere al collo.
Le sue ali distese copriranno
  tutta l'estensione della tua terra, Emmanuele.

9 Sappiatelo, popoli: sarete frantumati.
  Ascoltate voi tutte, nazioni lontane,
cingete le armi e sarete frantumate,
  cingete le armi e sarete frantumate.
10 Preparate un piano, sarà senza effetti;
  fate un proclama, non si realizzerà,
  perché Dio è con noi".

Commento

Rispondere alla chiamata di Dio e dire: "Manda me"

Nel mondo, oggi, vi sono molte nazioni che vivono in condizioni disperate. Questo brano descrive una nazione piena di ingiustizie.

I capi aggiungono "casa a casa" e uniscono "campo a campo". Ma poi non hanno più spazio e restano "soli ad abitare nella terra". Così facendo, "molti palazzi diventeranno una desolazione, grandi e belli saranno senza abitanti. Poiché dieci iugeri di vigna produrranno solo un bat" (5,8-10, MSG).

Incuranti di tutto, continuano con questa vita. Mentre la gente comune muore di sete, loro si assicurano "bevande inebrianti" con musica e "vino per i loro banchetti". I loro capi "chiamano bene il male e male il bene" (vv.8-22, MSG).

In modo molto chiaro, Isaia parla alla nazione. Ma con quale autorità fa tutto questo? Durante un periodo buio della storia di Israele, Dio lo chiama. In questo brano, descrive la visione avuta intorno al 740 a.C., nell'anno in cui morì re Ozia (6,1).

  1. Incontra Dio

    Isaia parla di una sensazione di presenza travolgente di Dio: la sua maestà, santità, gloria e potenza (vv.1-4). Le parole chiave sono "vidi il Signore" (v.1). La chiave della sua chiamata è un incontro. Un incontro che non è semplicemente una bella esperienza, ma un incontro che cambia la vita.

  2. È purificato

    Isaia vede la santità di Dio e dice: "Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti" (v.5). Più ci si avvicina alla luce e più la luce rivela il nostro peccato.

    Ma poi Dio prende l'iniziativa e gli offre un mezzo di purificazione: "Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato" (v.7, MSG).

    È attraverso la croce di Cristo che la nostra colpa viene tolta e il peccato espiato. Non abbiamo più bisogno di sensi di colpa, ma di essere riempiti dall'amore di Dio per noi.

  3. A Dio dice: "Eccomi"

    Isaia risponde alla chiamata di Dio. Dio gli chiede: "Chi manderò e chi andrà per noi?" (v.8a)

    Isaia risponde: "Eccomi, manda me!" (v.8b) Avverte che c'è un bisogno disperato di rispondere a questa chiamata. Non trova scuse e non rimanda. A Dio dice: "Eccomi, manda me" (v.8, MSG). E Dio, di lui, si servirà moltissimo.

    Ma tutto questo non è nulla a confronto di colui di cui Isaia profetizza. Dice: "Il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele" (7,14). Questa profezia troverà compimento storico nella nascita di Maher-salal-cas-baz (8,1) e in modo ancora più sorprendente nella nascita di Gesù Cristo, che è Emmanuele, Dio con noi (vv.8.10, vedi Matteo 1,23).

Preghiera

Signore, grazie per averci detto "è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato" (Isaia 6,7). Oggi, voglio risponderti dicendoti: "Eccomi, manda me!"

La moglie di Nicky dice

2 Corinzi 7,2

"Accoglieteci nei vostri cuori!"

Una delle cose che abbiamo sperimentato durante la pandemia è il desiderio di stare insieme, in presenza, con la nostra famiglia, i nostri amici e la nostra comunità ecclesiale. La vita è ancora molto incerta, ma dare la priorità alle persone in questo momento è la cosa più importante.

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