Giorno 359

La fede guarda in alto

Sapienziali Salmi 147,1-11
Nuovo Testamento Apocalisse 16,1-21
Antico Testamento Neemia 1,1-2,20

Introduzione

Nel racconto Un canto di Natale di Charles Dickens, il protagonista Ebenezer Scrooge è un vecchio uomo d'affari miserabile e avaro a cui vengono mostrati passato, presente e futuro. Alla fine si pente e inizia a donare generosamente.

Dickens descrive la trasformazione del suo personaggio così: "Iniziò ad andare in chiesa, a camminare per le strade... scoprì che ogni cosa gli procurava piacere. Non aveva mai pensato che una passeggiata, o una cosa qualsiasi, potesse dare tanta felicità".

Nella Bibbia, "pentimento" è una parola molto positiva. La parola greca "metanoia" significa "cambiamento di mente", un cambiamento che è prima di tutto un allontanamento dalle cose cattive. Le cose cattive sono le cose che rovinano la nostra vita ed il nostro rapporto con Dio. Pentimento significa essere così dispiaciuti da decidere di smettere. Liberarsi delle cose cattive porta sempre un beneficio che migliora la vita. Ma il pentimento è solo uno dei passi da compiere.

Il cambiamento del cuore e della mente richiede non solo l'allontanamento dalle cose cattive, ma anche il rivolgersi a Dio e al bene. Nella Bibbia, la parola "pentirsi" compare raramente. Il pentimento sincero si vede dai suoi frutti. Il rimorso non è sufficiente. È il cambiamento di mente, di cuore e di vita che conta. Quasi sempre si dice: "Pentiti e… qualcosa". Ad esempio, pentiti e credi, o pentiti e affida la tua vita a Gesù Cristo. Non si tratta solo di guardare indietro, ma anche di guardare avanti, in alto. La fede guarda in alto.

Sapienziali

Salmi 147,1-11

Salmo 147

1 Alleluia.

  È bello cantare inni al nostro Dio,
   è dolce innalzare la lode.

  2 Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
   raduna i dispersi d'Israele;
  3 risana i cuori affranti
   e fascia le loro ferite.
  4 Egli conta il numero delle stelle
   e chiama ciascuna per nome.
  5 Grande è il Signore nostro, grande nella sua potenza;
   la sua sapienza non si può calcolare.
  6 Il Signore sostiene i poveri,
   ma abbassa fino a terra i malvagi.

  7 Intonate al Signore un canto di grazie,
   sulla cetra cantate inni al nostro Dio.

  8 Egli copre il cielo di nubi,
   prepara la pioggia per la terra,
   fa germogliare l'erba sui monti,
  9 provvede il cibo al bestiame,
   ai piccoli del corvo che gridano.

  10 Non apprezza il vigore del cavallo,
   non gradisce la corsa dell'uomo.
  11 Al Signore è gradito chi lo teme,
   chi spera nel suo amore.

Commento

Pentirsi e gioire

Questo salmo si colloca probabilmente nel contesto della ricostruzione di Gerusalemme sotto Neemia: "Il Signore ricostruisce Gerusalemme, raduna i dispersi d'Israele" (v.2, MSG). Come vedremo oggi in Neemia 1-2, tutto inizia con un atto di pentimento autentico da parte di Neemia, a nome suo e di tutto il popolo.

Il pentimento sincero autentico con un cuore affranto (Salmi 147,3). La bella notizia è che Dio "risana i cuori affranti e fascia le loro ferite" (v.3; vedi anche Isaia 61,1).

Il "pentimento" implica l'umiliazione davanti a Dio. Se da un lato Dio "abbassa fino a terra i malvagi" (Salmi 147,6b), dall'altro "sostiene i poveri" (v.6a). Ma Dio non ci abbandona ai nostri errori. Desidera non solo che guardiamo indietro con pentimento, ma anche che guardiamo in alto con gioia.

Dio "non gradisce la corsa dell'uomo" (v.10) e "non apprezza il vigore del cavallo" (v.10). Per lui "le dimensioni dei nostri muscoli contano poco" (MSG). Al contrario: "Al Signore è gradito chi lo teme, chi spera nel suo amore" (v.11).

Tutto il salmo è centrato sulla gioia del Signore. Inizia con un invito a lodare il Signore: "È bello cantare inni al nostro Dio, è dolce innalzare la lode" (v.1). L'adorazione porta gioia e piacere ed è una risposta appropriata a un Dio così sorprendente.

Preghiera

Signore, oggi non solo desidero pentirmi, ma anche gioire in te. Grazie perché mi prometti che se temerò te, non dovrò temere nient'altro e nessun'altro.

Nuovo Testamento

Apocalisse 16,1-21

Le prime quattro coppe

16 E udii dal tempio una voce potente che diceva ai sette angeli: "Andate e versate sulla terra le sette coppe dell'ira di Dio".

2 Partì il primo angelo e versò la sua coppa sopra la terra; e si formò una piaga cattiva e maligna sugli uomini che recavano il marchio della bestia e si prostravano davanti alla sua statua.

3 Il secondo angelo versò la sua coppa nel mare; e si formò del sangue come quello di un morto e morì ogni essere vivente che si trovava nel mare.

4 Il terzo angelo versò la sua coppa nei fiumi e nelle sorgenti delle acque, e diventarono sangue. 5 Allora udii l'angelo delle acque che diceva:

  "Sei giusto, tu che sei e che eri,
   tu, il Santo, perché così hai giudicato.
  6 Essi hanno versato il sangue di santi e di profeti;
   tu hai dato loro sangue da bere: ne sono degni!".

7 E dall'altare udii una voce che diceva:

  "Sì, Signore Dio onnipotente, veri
   e giusti sono i tuoi giudizi!".

8 Il quarto angelo versò la sua coppa sul sole e gli fu concesso di bruciare gli uomini con il fuoco. 9 E gli uomini bruciarono per il terribile calore e bestemmiarono il nome di Dio che ha in suo potere tali flagelli, invece di pentirsi per rendergli gloria.

10 Il quinto angelo versò la sua coppa sul trono della bestia; e il suo regno fu avvolto dalle tenebre. Gli uomini si mordevano la lingua per il dolore 11 e bestemmiarono il Dio del cielo a causa dei loro dolori e delle loro piaghe, invece di pentirsi delle loro azioni.

12 Il sesto angelo versò la sua coppa sopra il grande fiume Eufrate e le sue acque furono prosciugate per preparare il passaggio ai re dell'oriente. 13 Poi dalla bocca del drago e dalla bocca della bestia e dalla bocca del falso profeta vidi uscire tre spiriti impuri, simili a rane: 14 sono infatti spiriti di demòni che operano prodigi e vanno a radunare i re di tutta la terra per la guerra del grande giorno di Dio, l'Onnipotente.

  15 Ecco, io vengo come un ladro. Beato chi è vigilante e custodisce le sue vesti per non andare nudo e lasciar vedere le sue vergogne.

16 E i tre spiriti radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Armaghedòn.

17 Il settimo angelo versò la sua coppa nell'aria; e dal tempio, dalla parte del trono, uscì una voce potente che diceva: "È cosa fatta!". 18 Ne seguirono folgori, voci e tuoni e un grande terremoto, di cui non vi era mai stato l'uguale da quando gli uomini vivono sulla terra. 19 La grande città si squarciò in tre parti e crollarono le città delle nazioni. Dio si ricordò di Babilonia la grande, per darle da bere la coppa di vino della sua ira ardente. 20 Ogni isola scomparve e i monti si dileguarono. 21 Enormi chicchi di grandine, pesanti come talenti, caddero dal cielo sopra gli uomini, e gli uomini bestemmiarono Dio a causa del flagello della grandine, poiché davvero era un grande flagello.

Commento

Pentirsi e rispondere

Questo brano appartiene ad uno dei capitoli più drammatici dell'intera Bibbia. Descrive il giudizio finale di Dio. Si tratta delle sette ultime piaghe (vedi Esodo 7-10). Tutto si conclude con l'"Armageddon". In questo scenario così terrificante non mancano però le buone notizie:

  1. Gesù sta tornando

    "Ecco, io vengo come un ladro. Beato chi è vigilante e custodisce le sue vesti per non andare nudo e lasciar vedere le sue vergogne" (Apocalisse 16,15, MSG). Più avanti, nell'Apocalisse, vedremo che la seconda venuta di Gesù porterà molte benedizioni a noi e all'intera creazione.

  2. Gesù ha preso su di sé il nostro giudizio

    Le parole "È cosa fatta!" (v.17) ci dicono che questo giudizio finale è avvenuto. Riecheggiano le parole di Gesù sulla croce: "È compiuto" (Giovanni 19,30). Ci ricordano ciò che Gesù ha compiuto sulla croce per noi. Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo unico e solo Figlio a morire per noi, affinché potessimo non essere sottoposti al giudizio finale di Dio e ricevere tutte le benedizioni della vita eterna (vedi Giovanni 3,16-17).

  3. Il giudizio è ritardato

    Il giudizio ricade solo su coloro che hanno rifiutato "di pentirsi per rendergli gloria" (Apocalisse 16,9). Come al Faraone, Dio ha dato loro tante occasioni per farlo, "ma essi bestemmiarono il Dio del cielo a causa dei loro dolori e delle loro piaghe" (v.11). Il desiderio di Dio è che tutti giungano al pentimento (2 Pietro 3,9). Egli dà molte, molte opportunità. Solo coloro che rifiutano assolutamente di pentirsi sono sottoposti al suo giudizio.

  4. Il giudizio sarà totalmente giusto

    Nel leggere brani come questo, molte persone si preoccupano e hanno paura. Ma i giudizi di Dio saranno assolutamente "veri e giusti" (Apocalisse 16,7). John Collins, ex vicario della chiesa HTB (Holy Trinity Brompton), ha detto: "Quel giorno tutti diremo: 'È assolutamente giusto così'".

Nell'aspettare il ritorno di Gesù, siamo chiamati a guardare in alto. A mettere ordine nella nostra vita. Ad assicurarci che nel nostro cuore non vi sia rifiuto al pentimento. A rispondere nel modo giusto agli avvertimenti di Dio e ad aiutare gli altri a fare lo stesso. L'accademia di calcio dell'Arsenal è solita incoraggiare i suoi giovani giocatori in questo modo: "Fatevi trovare nel posto giusto e al momento giusto e, in quel momento, fate la cosa giusta".

Preghiera

Signore, ti ringrazio perché sulla croce hai portato i miei peccati per me, affinché non dovessi affrontare il giudizio finale. Grazie perché stai per tornare e perché metterai ordine a tutte le cose. Possa con la mia vita glorificarti in tutto ciò che faccio.

Antico Testamento

Neemia 1,1-2,20

Presentazione di Neemia

1 Parole di Neemia, figlio di Acalia.

Nel mese di Chisleu dell'anno ventesimo, mentre ero nella cittadella di Susa, 2 Anàni, uno dei miei fratelli, e alcuni altri uomini arrivarono dalla Giudea. Li interrogai riguardo ai Giudei, i superstiti che erano scampati alla deportazione, e riguardo a Gerusalemme.

3 Essi mi dissero: "I superstiti che sono scampati alla deportazione sono là, nella provincia, in grande miseria e desolazione; le mura di Gerusalemme sono devastate e le sue porte consumate dal fuoco".

4 Udite queste parole, mi sedetti e piansi; feci lutto per parecchi giorni, digiunando e pregando davanti al Dio del cielo. 5 E dissi:

"O Signore, Dio del cielo, Dio grande e tremendo, che mantieni l'alleanza e la fedeltà con quelli che ti amano e osservano i tuoi comandi, 6 sia il tuo orecchio attento, i tuoi occhi aperti per ascoltare la preghiera del tuo servo; io prego ora davanti a te giorno e notte per gli Israeliti, tuoi servi, confessando i peccati che noi Israeliti abbiamo commesso contro di te; anch'io e la casa di mio padre abbiamo peccato. 7 Abbiamo gravemente peccato contro di te e non abbiamo osservato i comandi, le leggi e le norme che tu hai dato a Mosè, tuo servo.

8 Ricòrdati della parola che hai affidato a Mosè, tuo servo: "Se sarete infedeli, io vi disperderò fra i popoli; 9 ma se tornerete a me e osserverete i miei comandi e li eseguirete, anche se i vostri esiliati si trovassero all'estremità dell'orizzonte, io di là li raccoglierò e li ricondurrò al luogo che ho scelto per farvi dimorare il mio nome".

10 Ora questi sono tuoi servi e tuo popolo, che hai redento con la tua grande forza e con la tua mano potente. 11 O Signore, sia il tuo orecchio attento alla preghiera del tuo servo e alla preghiera dei tuoi servi, che desiderano temere il tuo nome; concedi oggi buon successo al tuo servo e fa' che trovi compassione presso quest'uomo".

Io allora ero coppiere del re.

Autorizzazione da parte del re

2 Nel mese di Nisan dell'anno ventesimo del re Artaserse, appena il vino fu pronto davanti al re, io presi il vino e glielo diedi. Non ero mai stato triste davanti a lui. 2 Ma il re mi disse: "Perché hai l'aspetto triste? Eppure non sei malato; non può essere altro che un'afflizione del cuore".

Allora io ebbi grande timore 3 e dissi al re: "Viva il re per sempre! Come potrebbe il mio aspetto non essere triste, quando la città dove sono i sepolcri dei miei padri è in rovina e le sue porte sono consumate dal fuoco?".

4 Il re mi disse: "Che cosa domandi?".

Allora io pregai il Dio del cielo 5 e poi risposi al re: "Se piace al re e se il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi occhi, mandami in Giudea, nella città dove sono i sepolcri dei miei padri, perché io possa ricostruirla".

6 Il re, che aveva la regina seduta al suo fianco, mi disse: "Quanto durerà il tuo viaggio? Quando ritornerai?". Dunque la cosa non spiaceva al re, che mi lasciava andare, e io gli indicai la data.

7 Poi dissi al re: "Se piace al re, mi si diano le lettere per i governatori dell'Oltrefiume, perché mi lascino passare fino ad arrivare in Giudea, 8 e una lettera per Asaf, guardiano del parco del re, perché mi dia il legname per munire di travi le porte della cittadella del tempio, per le mura della città e la casa dove andrò ad abitare". Il re mi diede le lettere, perché la mano benefica del mio Dio era su di me.

Ricostruzione delle mura

9 Giunsi presso i governatori dell'Oltrefiume e diedi loro le lettere del re. Il re aveva mandato con me una scorta di capi dell'esercito e di cavalieri.

10 Ma lo vennero a sapere Sanballàt, il Coronita, e Tobia, lo schiavo ammonita, e furono molto contrariati per il fatto che fosse venuto un uomo a procurare il bene degli Israeliti.

11 Giunto a Gerusalemme, vi rimasi tre giorni. 12 Poi mi alzai di notte, io e pochi uomini che erano con me, senza parlare a nessuno di quello che Dio mi aveva messo in cuore di fare per Gerusalemme e non avendo altro giumento oltre quello che io cavalcavo.

13 Uscii di notte per la porta della Valle e andai verso la fonte del Drago e alla porta del Letame, osservando le mura di Gerusalemme, che erano diroccate, mentre le sue porte erano consumate dal fuoco. 14 Mi spinsi verso la porta della Fonte e la piscina del Re, ma non vi era posto per cui potesse passare il giumento che cavalcavo. 15 Allora risalii di notte lungo il torrente, sempre osservando le mura; poi, rientrato per la porta della Valle, me ne ritornai. 16 I magistrati non sapevano né dove io fossi andato né che cosa facessi. Fino a quel momento non avevo detto nulla, né ai Giudei né ai sacerdoti né ai notabili né ai magistrati né agli altri che si dovevano occupare del lavoro.

17 Allora io dissi loro: "Voi vedete la miseria nella quale ci troviamo, poiché Gerusalemme è in rovina e le sue porte sono consumate dal fuoco. Venite, ricostruiamo le mura di Gerusalemme e non saremo più insultati!". 18 Narrai loro della mano del mio Dio, che era benefica su di me, e riferii anche le parole che il re mi aveva riferite.

Quelli dissero: "Su, costruiamo!". E misero mano vigorosamente alla buona impresa.

19 Ma quando Sanballàt, il Coronita, e Tobia, lo schiavo ammonita, e Ghesem, l'Arabo, seppero la cosa, ci schernirono e ci derisero dicendo: "Che state facendo? Volete forse ribellarvi al re?".

20 Allora io risposi loro: "Il Dio del cielo ci darà successo. Noi, suoi servi, ci metteremo a costruire. Ma voi non avrete né parte né diritto né ricordo in Gerusalemme".

Commento

Pentirsi e ricostruire

La situazione di Neemia e del popolo di Dio non è molto diversa da ciò che come Chiesa oggi stiamo vivendo. In molte parti del mondo, la Chiesa oggi è in grande "miseria e desolazione" (1,3). Appare devastata ed è da molti considerata irrilevante o disprezzata.

Neemia è sconvolto dal fatto che il nome di Dio non venga onorato. Il popolo di Dio si trova in cattive condizioni, a tratti spaventose (v.3, MSG): "Le mura di Gerusalemme sono devastate e le sue porte consumate dal fuoco" (v.3, MSG).

Neemia ricopre una carica di governo importante. È "coppiere del re" (v.11b). Una carica che comporta responsabilità come assaggiare il vino del re e custodire l'appartamento reale.

La risposta di Neemia è un grande esempio per tutti noi. Prima di agire, inizia con la preghiera: guarda in alto. Piange, fa lutto, digiuna e prega (v.4). La sua preghiera inizia ricordando a Dio il suo amore (v.5). Poi parla dei suoi peccati e di quelli del popolo. Dice: "[Confesso] i peccati che noi Israeliti abbiamo commesso contro di te; anch'io e la casa di mio padre abbiamo peccato" (v.6b).

Conclude la preghiera chiedendo a Dio di concedergli "buon successo" (v.11). Come spesso accade, la risposta alla sua preghiera riguarda qualcosa che lui stesso sta per compiere. Neemia vede il problema ed agisce. Rinuncia alla sua carriera brillante per una vita di rischi, lotte e sacrifici. Così facendo, diviene lui stesso risposta alla sua preghiera.

Re Artaserse nota la sua "afflizione di cuore" (2,2). Gli chiede: "Che cosa domandi?" (v.4) Ancora una volta, Neemia, prima di rispondere, prega: "Allora io pregai il Dio del cielo" (v.4). In ogni situazione in cui ci troviamo, anche se abbiamo a disposizione solo una frazione di secondo per decidere cosa fare, è importante fermarsi e pregare: "Allora io pregai il Dio del cielo e poi risposi al re" (vv.4-5). Aveva già pregato a lungo. Ora, prima di rispondere, può solo guardare in alto.

Nel momento in cui alza lo sguardo, la sua richiesta viene accolta e gli viene permesso di andare a Gerusalemme per ricostruire (v.8). Dopo aver ispezionato le mura in segreto (mantenendo saggiamente il riserbo sui suoi piani), raduna il popolo e annuncia i suoi piani (vv.11-18). Alla preghiera fa seguire l'azione.

Durante l'intero processo di costruzione, Neemia mantiene il suo sguardo rivolto a Dio, ancora e ancora, e riconosce che è lui ad ispirarlo e a permettergli di fare tutto ciò che sta compiendo: "Perché la mano benefica del mio Dio era su di me" (v.8; vedi anche vv.12.18). A volte è facile pregare Dio per qualcosa e poi dimenticarsi di lui non appena le cose iniziano ad andare bene. Neemia non fa così. Rimane consapevole dell'aiuto di Dio e non tarda ad attribuire a lui il suo successo.

Il suo esempio ci insegna a confidare sempre in Dio, che ci darà la fiducia necessaria per portare avanti i suoi piani, anche quando incontreremo ostacoli e opposizione. Nella buona e nella cattiva sorte, Neemia guarda in alto: "Il Dio del cielo ci darà successo. Noi, suoi servi, ci metteremo a costruire" (v.20). Ci incoraggia a non permettere che l'opposizione ci distolga dal compito che ci è stato assegnato, a fidarci di Dio e a procedere con il lavoro. A guardare in alto e a confidare che Dio ci concederà successo.

Preghiera

Signore, la tua Chiesa è in rovina. Le mura sono state abbattute. Tu ci chiami a ricostruire. Vogliamo guardare in alto e iniziare a ricostruire. Dio del cielo, ti prego di concederci successo.

La moglie di Nicky dice

Neemia 2,2

"Il re mi disse: 'Perché hai l'aspetto triste? Eppure non sei malato; non può essere altro che un'afflizione del cuore'".

Nonostante la paura, Neemia coglie una grande opportunità. Parlare di ciò che è giusto richiede coraggio. In quel momento, nonostante la paura, Neemia parla.

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Charles Dickens, A Christmas Carol and Other Christmas Books (Oxford University Press, 1988), p. 88.

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MSG - The Message - Copyright © 1993, 1994, 1995, 1996, 2000, 2001, 2002.
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