Giorno 21

Essere onesti con Dio

Sapienziali Salmi 12,1-9
Nuovo Testamento Matteo 14,22-15,9
Antico Testamento Genesi 41,41-42,38

Introduzione

Viviamo in un'epoca da molti definita di "post-verità". Durante il dibattito riguardo l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea e quello delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, l'uso di questo termine è cresciuto del 2.000%. In un'epoca così, i fatti reali appaiono meno importanti di quelli sensazionali, quelli che producono emozioni. Con assoluta tranquillità, le verità vengono capovolte, negate e sostituite da informazioni e accuse non vere. In politica poi, le mezze verità e le menzogne sono ormai all'ordine del giorno.

Ma questo non può andare bene. Se acquisti un'auto, hai bisogno di conoscere la verità su quell'auto. Se stai vivendo una relazione, la sincerità è essenziale. Abbiamo tutti bisogno di onestà e verità. La generazione Z o Gen Z, dei ragazzi nati tra il 1995 e il 2010, successiva a quella dei millenials, è da molti definita la "generazione vera" perché è una generazione che ha fame di verità.

Nei passaggi biblici di oggi, osserviamo che Dio detesta le bugie e l'inganno. Davide dice: "Si dicono menzogne l'uno all'altro, labbra bugiarde parlano con cuore doppio" (Salmi 12,3). E Gesù, citando Isaia: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me" (Matteo 15,8). Sebbene i fratelli di Giuseppe abbiano ingannato il loro padre circa la sorte di Giuseppe (Genesi 37,31-35), sanno nel loro intimo che non possono ingannare Dio: "Certo su di noi grava la colpa nei riguardi di nostro fratello" (42,21).

Dio ti chiede di essere onesto, o onesta, con lui. Dio ama l'onestà. Oggi vuole ascoltare ciò che è dentro al tuo cuore.

Sapienziali

Salmi 12,1-9

Salmo 12

 1 Al maestro del coro. Sull'ottava. Salmo. Di Davide.

 2 Salvami, Signore! Non c'è più un uomo giusto;
  sono scomparsi i fedeli tra i figli dell'uomo.

 3 Si dicono menzogne l'uno all'altro,
  labbra adulatrici parlano con cuore doppio.

 4 Recida il Signore le labbra adulatrici,
  la lingua che vanta imprese grandiose,

 5 quanti dicono: "Con la nostra lingua siamo forti,
  le nostre labbra sono con noi:
  chi sarà il nostro padrone?"

 6 "Per l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri,
  ecco, mi alzerò - dice il Signore -;
  metterò in salvo chi è disprezzato".

 7 Le parole del Signore sono parole pure,
  argento separato dalle scorie nel crogiuolo,
  raffinato sette volte.

 8 Tu, o Signore, le manterrai,
  ci proteggerai da questa gente, per sempre,

 9 anche se attorno si aggirano i malvagi
  e cresce la corruzione in mezzo agli uomini.

Commento

Chiedere aiuto a Dio

Dal profondo del suo cuore, Davide grida: "Salvami, Signore!" (v.2) Si lamenta delle condizioni della società ai suoi tempi, una società non molto diversa da quella di oggi. Descrive bugie, inganni, arroganza, avidità ed egoismo.

"Si dicono menzogne l'uno all'altro labbra adulatrici parlano con cuore doppio. Recida il Signore le labbra adulatrici" (vv.3-4).

Ma Dio non si lascia impressionare dalle belle parole e dai bei discorsi. Dio ascolta il grido di aiuto dei deboli e dei bisognosi, come il grido di aiuto di Davide, e ad essi promette: "Per l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, ecco, mi alzerò... metterò in salvo chi è disprezzato" (v.6).

Davide mette a confronto l'affidabilità di Dio con la vacuità delle menzogne di coloro che lo circondano: "Le parole del Signore sono parole pure, argento separato dalle scorie nel crogiuolo, raffinato sette volte" (v.7). Tutto questo gli infonde fiducia, fiducia che il Signore lo terrà al sicuro e lo proteggerà da ogni inganno: "Tu, o Signore, le manterrai, ci proteggerai da questa gente, per sempre" (v.8).

"Salvami, Signore!" è una grande preghiera per iniziare bene la giornata, per chiedere a Dio di guidarci in tutto ciò che facciamo.

Preghiera

Signore, aiutami... (presenta a Dio tutte le cose che ti preoccupano)

Nuovo Testamento

Matteo 14,22-15,9

Gesù cammina sulle acque

22 Subito dopo costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23 Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. 24 La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario.

25 Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26 Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: "È un fantasma!" e gridarono dalla paura.

27 Ma subito Gesù parlò loro dicendo: "Coraggio, sono io, non abbiate paura!"

28 Pietro allora gli rispose: "Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque".

29 Ed egli disse: "Vieni!"

Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30 Ma, vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: "Signore, salvami!"

31 E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?"

32 Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33 Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: "Davvero tu sei Figlio di Dio!"

34 Compiuta la traversata, approdarono a Gennèsaret. 35 E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati 36 e lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti.

Ciò che contamina

15 In quel tempo alcuni farisei e alcuni scribi, venuti da Gerusalemme, si avvicinarono a Gesù e gli dissero: 2 "Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Infatti quando prendono cibo non si lavano le mani!"

3 Ed egli rispose loro: "E voi, perché trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione? 4 Dio ha detto: Onora il padre e la madre e inoltre: Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte. 5 Voi invece dite: "Chiunque dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è un'offerta a Dio, 6 non è più tenuto a onorare suo padre". Così avete annullato la parola di Dio con la vostra tradizione.

7 Ipocriti! Bene ha profetato di voi Isaia, dicendo:

 8 "Questo popolo mi onora con le labbra,
  ma il suo cuore è lontano da me.

 9 Invano essi mi rendono culto,
  insegnando dottrine che sono precetti di uomini".

Commento

Parlare con Dio anche nella tempesta

Gesù ama allontanarsi da solo per pregare: "Salì sul monte, in disparte, a pregare" (14,23). Quando sei completamente solo con Dio, hai la possibilità di parlare con lui sinceramente e dal profondo del tuo cuore.

È questa vicinanza a Dio che permette a Gesù di camminare sulle acque. Gesù incoraggia Pietro a fare lo stesso, ma quando questi sente “il vento” (v.30) inizia a preoccuparsi e cade nel panico. Conosco bene questa sensazione. A volte, quando le cose iniziano ad andare male, tendo a distogliere il mio sguardo da Gesù e a rivolgerlo alle cose attorno a me, cominciando così “ad affondare". In mezzo a tutto questo, Pietro prega: "Signore, salvami!" (v.30)

Una preghiera che nasce dalla paura ma che è anche grido del cuore: "Subito Gesù tese la mano, lo afferrò" (v.31). A volte ripenso alle preghiere fatte nei miei momenti di panico, ed è bello riconoscere che alcune di esse sono state esaudite.

Mentre Gesù e Pietro risalgono sulla barca, il vento si placa e "quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: 'Davvero tu sei Figlio di Dio!'" (v.33)

L'episodio si conclude con un grido di adorazione che parte dal cuore di tutti i discepoli. Un fatto davvero straordinario. Sono infatti ebrei monoteisti, che rispettano il comandamento di adorare un solo Dio. In quel momento iniziano ad adorare Gesù. Riconoscono che Gesù è "il Figlio di Dio".

Le prime parole che Gesù rivolge ai discepoli mentre cammina sulle acque sono infatti: "Coraggio, sono io, non abbiate paura!" (v.27) "Io sono" è il nome di Dio nell'Antico Testamento (Esodo 3,14). È come se Gesù stesse dicendo ai discepoli e a tutti noi che lui è "Io sono", è Dio, e che quindi non dobbiamo temere. In qualunque situazione ti trovi oggi, anche di tempesta, non temere: Gesù è con te e ha tutto sotto controllo.

A volte, potresti non esserne sicuro, o sicura. Potresti vedere che le cose non stanno cambiando e pensare che Gesù non stia operando. Ma oggi Gesù ti dice che in realtà lui ha tutto sotto controllo.

Come quando portarono a Gesù tutti i malati perché venissero guariti: "Lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti" (Matteo 14,36).

Più avanti, nel capitolo successivo (15,1-9), Gesù interroga i farisei riguardo ai loro cuori (v.8). I farisei criticavano Gesù per il comportamento dei suoi discepoli, i quali, a loro parere, infrangevano le tradizioni. Ma Gesù inizia proprio da loro e ribalta la situazione.

Le Scritture sono chiare nel ribadire che avere cura delle nostre famiglie, specialmente dei nostri genitori, è qualcosa di importante e prioritario nelle nostre vite. Ma i farisei non fanno così. Attraverso alcune motivazioni, affermano che il denaro offerto a Dio non può essere utilizzarlo per aiutare i propri genitori (v.5).

E così Gesù li accusa di ipocrisia. Il significato della parola "ipocrita" è: qualcuno che indossa una maschera in un gioco. La loro maschera è onorare Dio con le labbra, ma in realtà il loro "cuore è lontano da [lui]" (v.8). Dio è molto più interessato al tuo cuore che alle tue labbra, a ciò che dici.

Preghiera

Signore, oggi desidero adorarti come Figlio di Dio. Grazie perché con te posso smettere di avere paura. Quando le cose vanno male posso parlare con te, perché tu ascolti le mie preghiere.

Antico Testamento

Genesi 41,41-42,38

Giuseppe al comando dell'Egitto

41 Il faraone disse a Giuseppe: "Ecco, io ti metto a capo di tutta la terra d'Egitto". 42 Il faraone si tolse di mano l'anello e lo pose sulla mano di Giuseppe; lo rivestì di abiti di lino finissimo e gli pose al collo un monile d'oro. 43 Lo fece salire sul suo secondo carro e davanti a lui si gridava: "Abrech". E così lo si stabilì su tutta la terra d'Egitto.

44 Poi il faraone disse a Giuseppe: "Io sono il faraone, ma senza il tuo permesso nessuno potrà alzare la mano o il piede in tutta la terra d'Egitto". 45 E il faraone chiamò Giuseppe Safnat-Panèach e gli diede in moglie Asenat, figlia di Potifera, sacerdote di Eliòpoli. Giuseppe partì per visitare l'Egitto.

46 Giuseppe aveva trent'anni quando entrò al servizio del faraone, re d'Egitto. Quindi Giuseppe si allontanò dal faraone e percorse tutta la terra d'Egitto. 47 Durante i sette anni di abbondanza la terra produsse a profusione. 48 Egli raccolse tutti i viveri dei sette anni di abbondanza che vennero nella terra d'Egitto, e ripose i viveri nelle città: in ogni città i viveri della campagna circostante. 49 Giuseppe ammassò il grano come la sabbia del mare, in grandissima quantità, così che non se ne fece più il computo, perché era incalcolabile.

50 Intanto, prima che venisse l'anno della carestia, nacquero a Giuseppe due figli, partoriti a lui da Asenat, figlia di Potifera, sacerdote di Eliòpoli. 51 Giuseppe chiamò il primogenito Manasse, "perché - disse - Dio mi ha fatto dimenticare ogni affanno e tutta la casa di mio padre". 52 E il secondo lo chiamò Èfraim, "perché - disse - Dio mi ha reso fecondo nella terra della mia afflizione".

53 Finirono i sette anni di abbondanza nella terra d'Egitto 54 e cominciarono i sette anni di carestia, come aveva detto Giuseppe. Ci fu carestia in ogni paese, ma in tutta la terra d'Egitto c'era il pane. 55 Poi anche tutta la terra d'Egitto cominciò a sentire la fame e il popolo gridò al faraone per avere il pane. Il faraone disse a tutti gli Egiziani: "Andate da Giuseppe; fate quello che vi dirà".

56 La carestia imperversava su tutta la terra. Allora Giuseppe aprì tutti i depositi in cui vi era grano e lo vendette agli Egiziani. La carestia si aggravava in Egitto, 57 ma da ogni paese venivano in Egitto per acquistare grano da Giuseppe, perché la carestia infieriva su tutta la terra.

I fratelli di Giuseppe in Egitto

42 Giacobbe venne a sapere che in Egitto c'era grano; perciò disse ai figli: "Perché state a guardarvi l'un l'altro?" 2 E continuò: "Ecco, ho sentito dire che vi è grano in Egitto. Andate laggiù a comprarne per noi, perché viviamo e non moriamo".

3 Allora i dieci fratelli di Giuseppe scesero per acquistare il frumento dall'Egitto. 4 Quanto a Beniamino, fratello di Giuseppe, Giacobbe non lo lasciò partire con i fratelli, perché diceva: "Che non gli debba succedere qualche disgrazia!" 5 Arrivarono dunque i figli d'Israele per acquistare il grano, in mezzo ad altri che pure erano venuti, perché nella terra di Canaan c'era la carestia.

6 Giuseppe aveva autorità su quella terra e vendeva il grano a tutta la sua popolazione. Perciò i fratelli di Giuseppe vennero da lui e gli si prostrarono davanti con la faccia a terra. 7 Giuseppe vide i suoi fratelli e li riconobbe, ma fece l'estraneo verso di loro, parlò duramente e disse: "Da dove venite?"

Risposero: "Dalla terra di Canaan, per comprare viveri"

8 Giuseppe riconobbe dunque i fratelli, mentre essi non lo riconobbero. 9 Allora Giuseppe si ricordò dei sogni che aveva avuto a loro riguardo e disse loro: "Voi siete spie! Voi siete venuti per vedere i punti indifesi del territorio!"

10 Gli risposero: "No, mio signore; i tuoi servi sono venuti per acquistare viveri. 11 Noi siamo tutti figli di un solo uomo. Noi siamo sinceri. I tuoi servi non sono spie!"

12 Ma egli insistette: "No, voi siete venuti per vedere i punti indifesi del territorio!"

13 Allora essi dissero: "Dodici sono i tuoi servi; siamo fratelli, figli di un solo uomo, che abita nella terra di Canaan; ora il più giovane è presso nostro padre e uno non c'è più".

14 Giuseppe disse loro: "Le cose stanno come vi ho detto: voi siete spie! 15 In questo modo sarete messi alla prova: per la vita del faraone, voi non uscirete di qui se non quando vi avrà raggiunto il vostro fratello più giovane. 16 Mandate uno di voi a prendere il vostro fratello; voi rimarrete prigionieri. Saranno così messe alla prova le vostre parole, per sapere se la verità è dalla vostra parte. Se no, per la vita del faraone, voi siete spie!" 17 E li tenne in carcere per tre giorni.

18 Il terzo giorno Giuseppe disse loro: "Fate questo e avrete salva la vita; io temo Dio! 19 Se voi siete sinceri, uno di voi fratelli resti prigioniero nel vostro carcere e voi andate a portare il grano per la fame delle vostre case. 20 Poi mi condurrete qui il vostro fratello più giovane. Così le vostre parole si dimostreranno vere e non morirete". Essi annuirono.

21 Si dissero allora l'un l'altro: "Certo su di noi grava la colpa nei riguardi di nostro fratello, perché abbiamo visto con quale angoscia ci supplicava e non lo abbiamo ascoltato. Per questo ci ha colpiti quest'angoscia".

22 Ruben prese a dir loro: "Non vi avevo detto io: "Non peccate contro il ragazzo"? Ma non mi avete dato ascolto. Ecco, ora ci viene domandato conto del suo sangue". 23 Non si accorgevano che Giuseppe li capiva, dato che tra lui e loro vi era l'interprete.

24 Allora egli andò in disparte e pianse. Poi tornò e parlò con loro. Scelse tra loro Simeone e lo fece incatenare sotto i loro occhi.

25 Quindi Giuseppe diede ordine di riempire di frumento i loro sacchi e di rimettere il denaro di ciascuno nel suo sacco e di dare loro provviste per il viaggio. E così venne loro fatto. 26 Essi caricarono il grano sugli asini e partirono di là.

27 Ora, in un luogo dove passavano la notte, uno di loro aprì il sacco per dare il foraggio all'asino e vide il proprio denaro alla bocca del sacco. 28 Disse ai fratelli: "Mi è stato restituito il denaro: eccolo qui nel mio sacco!"

Allora si sentirono mancare il cuore e, tremanti, si dissero l'un l'altro: "Che è mai questo che Dio ci ha fatto?"

29 Arrivati da Giacobbe loro padre, nella terra di Canaan, gli riferirono tutte le cose che erano loro capitate: 30 "Quell'uomo, che è il signore di quella terra, ci ha parlato duramente e ci ha trattato come spie del territorio. 31 Gli abbiamo detto: "Noi siamo sinceri; non siamo spie! 32 Noi siamo dodici fratelli, figli dello stesso padre: uno non c'è più e il più giovane è ora presso nostro padre nella terra di Canaan".

33 Ma l'uomo, signore di quella terra, ci ha risposto: "Mi accerterò se voi siete sinceri in questo modo: lasciate qui con me uno dei vostri fratelli, prendete il grano necessario alle vostre case e andate. 34 Poi conducetemi il vostro fratello più giovane; così mi renderò conto che non siete spie, ma che siete sinceri; io vi renderò vostro fratello e voi potrete circolare nel territorio"".

35 Mentre svuotavano i sacchi, ciascuno si accorse di avere la sua borsa di denaro nel proprio sacco. Quando essi e il loro padre videro le borse di denaro, furono presi da timore. 36 E il loro padre Giacobbe disse: "Voi mi avete privato dei figli! Giuseppe non c'è più, Simeone non c'è più e Beniamino me lo volete prendere. Tutto ricade su di me!"

37 Allora Ruben disse al padre: "Farai morire i miei due figli, se non te lo ricondurrò. Affidalo alle mie mani e io te lo restituirò".

38 Ma egli rispose: "Il mio figlio non andrà laggiù con voi, perché suo fratello è morto ed egli è rimasto solo. Se gli capitasse una disgrazia durante il viaggio che voi volete fare, fareste scendere con dolore la mia canizie negli inferi".

Commento

Parlare a Dio dal profondo del cuore

La storia di Giuseppe finisce bene nonostante un inizio davvero difficile. Prima la "cisterna" (37,24, KJV), poi la "prigione" (39,20) ed infine, finalmente, la "casa del faraone" (45,16).

Come per tanti altri protagonisti della Bibbia (Gesù, Giovanni Battista, Ezechiele, i sacerdoti e i leviti che prestano servizio nel tempio, vedi Numeri 4), la trasformazione nella vita di Giuseppe avviene all'età di trent'anni (41,46). Le esperienze vissute fino a quel momento lo avevano preparato e allenato. Ora è messo "a capo di tutta la terra d'Egitto" (v.41).

Fra i diciassette e i trent'anni, Giuseppe affronta moltissimi guai. Tanto rifiuto, sofferenza, ingiustizia, prigionia, delusione e molte altre prove. Ma in tutto questo Dio non si dimentica di lui, conosce il suo cuore e lo prepara a diventare capo di "tutta la terra d'Egitto" (v.41).

Dio sa che può fidarsi di lui, perché il suo cuore è giusto. Giuseppe rimane vicino a Dio durante tutte le prove. Questo è ciò che conta: non conta se stai affrontando una battaglia o un periodo di benedizione. Conta se stai vicino al Signore e comunichi con lui con il cuore.

Giuseppe chiama i suoi due figli Manasse ("Dio mi ha fatto dimenticare ogni affanno", v.51) ed Efraim ("Dio mi ha reso fecondo", v.52). L’elemento comune di questi due nomi è "Dio mi ha creato" e "Dio mi ha reso". Sia nei tempi di sofferenza (Manasse) che nei tempi di benedizione (Efraim), Giuseppe riconosce che è Dio che ha il controllo.

Non lasciare che il tuo cuore sia triste e affranto nei momenti di sofferenza, né vanaglorioso nei momenti di successo. Riconosci che Dio è sovrano della tua vita e di ogni tua situazione.

A differenza di Giuseppe, i suoi fratelli convivono con il loro inganno e la loro colpa (42,21 e successivi): "Certo su di noi grava la colpa nei riguardi di nostro fratello, perché abbiamo visto con quale angoscia ci supplicava e non lo abbiamo ascoltato. Per questo ci ha colpiti quest'angoscia" (v.21, MSG). "Si sentirono mancare il cuore" (v.28). Eppure, con le labbra dicono: "Noi siamo sinceri" (v.31).

Si realizzano così tutti i sogni di Giuseppe. Nonostante tutto quello che ha passato, Giuseppe non smette di confidare in Dio e di essergli fedele. Una storia iniziata male ma finita bene.

Non abbandonare mai i tuoi sogni ispirati da Dio. Anche se inizi in una "cisterna" o in una "prigione", potresti finire nella "casa del faraone". Joyce Meyer ha detto: "Non importa da dove hai iniziato, puoi avere un ottimo traguardo. Anche se oggi sei in una fossa, Dio può ancora rialzarti e fare grandi cose in te e attraverso di te!"

Preghiera

Signore, aiutami a condurre una vita di integrità. Possano le mie labbra e il mio cuore essere un tutt’uno. Concedimi di parlarti onestamente dal profondo del mio cuore. Grazie perché ascolti il grido del mio cuore.

La moglie di Nicky dice

Nel Vangelo di Matteo, Gesù ci invita ad avere coraggio e a non avere paura.

Giuseppe passa dallo stato di prigioniero dimenticato a quello di governatore della nazione più potente del suo tempo. Pietro passa da un coraggioso atto di fede, come il camminare sull'acqua per andare incontro a Gesù, allo sprofondare nell'acqua preso dalla paura.

Nella fede, come nella vita, viviamo alti e bassi.

Giuseppe è un uomo timoroso di Dio. Per questo al momento opportuno si dimostra pronto a svolgere il suo compito, a salvare migliaia di vite dalla fame e un'economia dalla rovina.

Anche oggi abbiamo bisogno di persone come Giuseppe. Persone che temono Dio, oneste, sincere e franche con lui, persone aperte alle visioni profetiche e capaci di guidare altre persone verso il compimento del piano di salvezza di Dio.

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Riferimenti

Salvo diversa indicazione, le citazioni delle Scritture sono tratte dalla Sacra Bibbia Italiana Cattolica, testo CEI 2008 a cura della Conferenza Episcopale Italiana. Utilizzata con permesso.

Copyright © 2008 — 2019 Diritti d'autore riservati su testo e commento Fondazione di Religione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena.

Joyce Meyer, Everyday Life Bible (Faithwords, 2018), p.72.

Le citazioni della Scrittura indicate con (MSG, AMP, NIVUK, NKJV, NLT, ecc.) riportano comunque il testo CEI®. Indicano i testi qui di seguito elencati a cui si rimanda per ulteriori approfondimenti.

NIV - New International Version Anglicised - Copyright © 1979, 1984, 2011 Biblica, già International Bible Society
MSG - The Message - Copyright © 1993, 1994, 1995, 1996, 2000, 2001, 2002.
AMP - Amplified® Bible, Copyright © 1954, 1958, 1962, 1964, 1965, 1987 - Casa Editrice The Lockman Foundation NKJV - New King James Version®. Copyright © 1982 - Casa Editrice Thomas Nelson NLT - New Living Translation - Copyright © 1996, 2004, 2015, 2017 - Casa Editrice Tyndale House Fondation

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