Giorno 56

Come dare il massimo nella nostra vita

Sapienziali Proverbi 6,1-11
Nuovo Testamento Marco 8,14-9,1
Antico Testamento Esodo 37,1-38,31

Introduzione

Nel suo libro The Irresistible Revolution, Shane Claiborne scrive: "La gente spesso mi chiede com'era Madre Teresa. A volte ho come l’impressione che si aspettino di sentire che era luminosa, come accerchiata da un alone di luce attorno a lei. Ma in realtà era bassa, rugosa, a volte anche un po' scontrosa, ma bella e preziosa, come una saggia e anziana nonnina. Ma c'è una cosa che non dimenticherò mai di lei: i suoi piedi. I suoi piedi erano deformati.

Ogni mattina li fissavo. Mi chiedevo se avesse contratto la lebbra. Ma un giorno una suora mi disse: 'I suoi piedi sono deformati perché quando riceviamo in donazione delle scarpe, non vuole che a nessuno capiti il paio peggiore, e quindi cerca fino a trovare le peggiori, che tiene per lei. È per questo che dopo anni i suoi piedi si sono deformati'. Anni passati ad amare il prossimo come se stessa hanno deformato i suoi piedi".

Quando alle persone viene chiesto il nome del personaggio storico che ammirano di più, molto spesso la risposta è: "Madre Teresa". Madre Teresa ha dato il massimo nella sua vita. E questo colpisce perché la sua vita non è stata facile, è stata una vita di abnegazione, portando la croce e seguendo Gesù.

La vita è un dono straordinario e meraviglioso. Nella Bibbia siamo costantemente esortati a non sprecare questo dono, ma a dare il massimo nella nostra vita.

Sapienziali

Proverbi 6,1-11

Non farti garante di nessuno

6Figlio mio, se hai garantito per il tuo prossimo,
  se hai dato la tua mano per un estraneo,
2 se ti sei legato con ciò che hai detto
  e ti sei lasciato prendere dalle parole della tua bocca,
3 figlio mio, fa' così per liberartene:
  poiché sei caduto nelle mani del tuo prossimo,
va', gèttati ai suoi piedi,
  importuna il tuo prossimo;
4 non concedere sonno ai tuoi occhi
  né riposo alle tue palpebre,
5 così potrai liberartene come la gazzella dal laccio,
  come un uccello dalle mani del cacciatore.

6 Va' dalla formica, o pigro,
  guarda le sue abitudini e diventa saggio.
7 Essa non ha né capo
  né sorvegliante né padrone,
8 eppure d'estate si procura il vitto,
  al tempo della mietitura accumula il cibo.

9 Fino a quando, pigro, te ne starai a dormire?
  Quando ti scuoterai dal sonno?
10 Un po' dormi, un po' sonnecchi,
  un po' incroci le braccia per riposare,
11 e intanto arriva a te la povertà, come un vagabondo,
  e l'indigenza, come se tu fossi un accattone.

Commento

Dominare se stessi

Il libro dei Proverbi offre spunti di sapienza pratica su come dare il massimo nella nostra vita ed evitare di sprecarla cadendo nelle varie trappole che si presentano. Nel brano di oggi troviamo due esempi:

  1. Dominare le proprie finanze

Una delle aree della vita che richiede molta autodisciplina riguarda le nostre finanze. Nell’ambito delle finanze si incontrano spesso trappole e insidie: debiti ingestibili, investimenti poco saggi e cose date in pegno. Se ci siamo cacciati in un pasticcio finanziario (vv.2-5), l’autore di Proverbi ci esorta fare il possibile per uscirne presto: "Non concedere sonno ai tuoi occhi né riposo alle tue palpebre" (v.4, MSG).

Potrebbe essere necessario farsi umili (v.3b), supplicare l’aiuto di qualcuno o importunare il prossimo (v.3c). Ciò che conta è fare tutto ciò che è in nostro potere per liberarsi da queste insidie (v.5). Se non risolveremo i problemi legati alle nostre finanze, tutto questo potrebbe avere conseguenze molto negative nelle nostre vite e nella nostra famiglia.

  1. Dominare il proprio tempo

La mancanza di autodisciplina può portarci a sprecare la nostra vita. Senza una programmazione nel fare le cose potremmo diventare pigri e gettare al vento numerose opportunità (vv.9-11). Pensiamo alla formica: nessuno le dice cosa fare. Non ha "né capo né sorvegliante né padrone" (v.7), eppure lavora sodo. "D'estate si procura il vitto, al tempo della mietitura accumula il cibo" (v.8).

Naturalmente, anche dormire è molto importante. I nostri corpi hanno bisogno di riposo. Ma dobbiamo stare attenti a non sprecare il nostro tempo in attività improduttive.

Preghiera

Signore, ti prego di donarmi la sapienza per gestire bene le finanze ed il tempo.

Nuovo Testamento

Marco 8,14-9,1

Il lievito dei farisei e di Erode

14 Avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. 15 Allora egli li ammoniva dicendo: "Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!".

16 Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane.

17 Si accorse di questo e disse loro: "Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? 18 Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, 19 quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?".

Gli dissero: "Dodici".

20 "E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?".

Gli dissero: "Sette".

21 E disse loro: "Non comprendete ancora?".

Il cieco di Betsaida

22 Giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo. 23 Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: "Vedi qualcosa?".

24 Quello, alzando gli occhi, diceva: "Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano".

25 Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. 26 E lo rimandò a casa sua dicendo: "Non entrare nemmeno nel villaggio".

Tu sei il Cristo

27 Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: "La gente, chi dice che io sia?".

28 Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti".

29 Ed egli domandava loro: "Ma voi, chi dite che io sia?".

Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo".

30 E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.

Primo annuncio della morte e della risurrezione

31 E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. 32 Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo.

33 Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: "Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini".

La via della croce

34 Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35 Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. 36 Infatti quale vantaggio c'è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? 37 Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? 38 Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi".

9Diceva loro: "In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza".

Commento

Offrire la propria vita

Gesù mette in guardia i suoi discepoli dal "lievito dei farisei e dal lievito di Erode" (8,15). A quel tempo, si usava la metafora del "lievito" per esprimere la tendenza al male negli esseri umani, la quale, sebbene possa sembrare cosa da poco conto, cresce e tende a corrompere l'intera persona. Ma i discepoli ancora non capiscono. Sono infatti ancora così presi dalle realtá fisiche e materiali da non riuscire a vedere quelle spirituali.

Non che ci sia qualcosa di sbagliato nelle realtà fisiche in sé. Il cieco vuole toccare Gesù (v.22) e Gesù compie un gesto molto fisico: gli mette “della saliva sugli occhi” e gli “impo[ne] le mani” (v.23). E prima che l’uomo venga completamente guarito, prega due volte. Un gesto questo che ci incoraggia a continuare a pregare per i malati, anche più di una volta.

I discepoli, infine, comprendono chi è Gesù, dicono: "Tu sei il Cristo" (v.29). "Christos" significa "l'Unto, il Messia". Al tempo di Gesù, il termine era associato in particolare all'attesa di un nuovo re davidico. Nell'Antico Testamento, re, sacerdoti e profeti erano tutti unti. Gesù è il compimento di tutti loro. Egli è il Re, il Grande Sommo Sacerdote, il Profeta.

Eppure questo titolo, "Messia", non è ancora adeguato. Gesù preferisce usare per sé il titolo di "Figlio dell'uomo" (v.31). "Figlio dell'uomo" è un titolo ancora più maestoso e più adatto. In esso troviamo l’idea intrinseca della sofferenza (Daniele 7,21). Il "Figlio dell'uomo" è anche una figura rappresentativa che si identifica con gli esseri umani.

Gesù comincia poi a parlare della croce (Marco 8,31). Non possiamo comprendere la croce se prima non comprendiamo chi è Gesù. Il suo insegnamento è così paradossale, controintuitivo e sorprendente che Pietro lo prende in disparte per rimproverarlo (v.32).

In questo passaggio troviamo un parallelismo con la guarigione del cieco, la quale rappresenta un’immagine di ciò che succede agli occhi dei discepoli: in modo graduale anche loro iniziano a vedere. Il primo è Pietro i cui occhi si aprono nel riconoscere l'identità di Gesù (v.29). Non la riconosce subito, ma solo a metà. Non riusciva ancora a vedere la missione di Gesù (vv.31-32). Pietro riesce a "vedere", ma non ancora completamente.

Ai suoi discepoli, Gesù deve ancora spiegare il paradosso straordinario di cosa significa dare il massimo nella propria vita, un ideale del quale arriverà a dare l'esempio supremo. Gesù dice che se vuoi dare il massimo nella tua vita, devi perderla. Devi abbandonare la tua vita al servizio e al Vangelo: "Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà" (v.35).

Dice poi che è possibile anche "che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita" (v.36). L'attore Jim Carrey ha detto: "Penso che tutti dovrebbero avere la possibilità di diventare ricchi e famosi, e avere tutte le cose che sognano, per capire che la risposta non è questa".

Anche i più grandi multimiliardari possiedono solo una parte del mondo. Gesù ci avverte che se fossimo tentati di metterci in cammino in quella direzione, anche se avessimo superato il loro successo e guadagnato il mondo intero, potremmo comunque sprecare totalmente la nostra vita e perdere la nostra anima (v.36). Dice che la via per trovare la vita è rinnegare se stessi, prendere la propria croce e seguirlo (v.34).

Le parole "rinnegare se stesso" significano dire di no a noi stessi. La vita cristiana comporta la sfida della rinuncia quotidiana. Il mondo pensa che il modo migliore di vivere sia non negare nulla a se stessi. Gesù dice l’esatto contrario. Il modo per trovare la vita è perderla, rinnegare se stessi, prendere la propria croce e seguirlo.

Ognuno di noi è chiamato ad amare. A vivere per Dio e per gli altri. E nell’offrire la nostra vita a Dio, lui si prenderà cura di noi, della nostra vita.

L'insegnamento di Gesù è così radicale e rivoluzionario. È esattamente l'opposto di quello che ci aspetteremmo. Eppure sappiamo che funziona. Coloro che cercano la propria soddisfazione finiscono per rimanere delusi e insoddisfatti, perché si accorgono di aver sprecato la propria vita. Chi segue l'insegnamento di Gesù, invece, trova la vita e in tutta la sua pienezza.

Preghiera

Signore, le tue parole sono una sfida. Aiutaci ogni giorno a rinunciare a noi stessi nelle piccole cose e in quelle più grandi, a prendere la nostra croce e a seguirti. Grazie perché nel donare la nostra vita a te, troviamo la vita in tutta la sua pienezza.

Antico Testamento

Esodo 37,1-38,31

L'arca

37Besalèl fece l'arca di legno di acacia: aveva due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. 2 La rivestì d'oro puro, dentro e fuori. Le fece intorno un bordo d'oro. 3 Fuse per essa quattro anelli d'oro e li fissò ai suoi quattro piedi: due anelli su di un lato e due anelli sull'altro. 4 Fece stanghe di legno di acacia e le rivestì d'oro. 5 Introdusse le stanghe negli anelli sui due lati dell'arca, per trasportare l'arca.

6 Fece il propiziatorio d'oro puro: aveva due cubiti e mezzo di lunghezza e un cubito e mezzo di larghezza. 7 Fece due cherubini d'oro; li fece lavorati a martello sulle due estremità del propiziatorio: 8 un cherubino a una estremità e un cherubino all'altra estremità. Fece i cherubini tutti d'un pezzo con il propiziatorio, posti alle sue due estremità. 9 I cherubini avevano le due ali spiegate verso l'alto, proteggendo con le ali il propiziatorio; erano rivolti l'uno verso l'altro e le facce dei cherubini erano rivolte verso il propiziatorio.

La tavola

10 Fece la tavola di legno di acacia: aveva due cubiti di lunghezza, un cubito di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. 11 La rivestì d'oro puro e le fece attorno un bordo d'oro. 12 Le fece attorno una cornice di un palmo e un bordo d'oro per la cornice. 13 Fuse per essa quattro anelli d'oro e li fissò ai quattro angoli, che costituivano i suoi quattro piedi. 14 Gli anelli erano fissati alla cornice e servivano per inserire le stanghe, destinate a trasportare la tavola. 15 Fece le stanghe di legno di acacia, per trasportare la tavola, e le rivestì d'oro. 16 Fece anche gli accessori della tavola: piatti, coppe, anfore e tazze per le libagioni; li fece di oro puro.

Il candelabro

17 Fece il candelabro d'oro puro; lo fece lavorato a martello, il suo fusto e i suoi bracci; i suoi calici, i suoi bulbi e le sue corolle facevano corpo con esso. 18 Sei bracci uscivano dai suoi lati: tre bracci del candelabro da un lato, e tre bracci del candelabro dall'altro. 19 Vi erano su un braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla; anche sull'altro braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla. Così era per i sei bracci che uscivano dal candelabro. 20 Il fusto del candelabro aveva quattro calici in forma di fiore di mandorlo, con i loro bulbi e le loro corolle: 21 un bulbo sotto due bracci che si dipartivano da esso, e un bulbo sotto i due bracci seguenti che si dipartivano da esso, e un bulbo sotto gli ultimi due bracci che si dipartivano da esso; così per tutti i sei bracci che uscivano dal candelabro. 22 I bulbi e i relativi bracci facevano corpo con esso: il tutto era formato da una sola massa d'oro puro lavorata a martello.

23 Fece le sue sette lampade, i suoi smoccolatoi e i suoi portacenere d'oro puro. 24 Impiegò un talento d'oro puro per il candelabro e per tutti i suoi accessori.

L'altare dell'incenso

25 Fece l'altare per bruciare l'incenso, di legno di acacia; aveva un cubito di lunghezza e un cubito di larghezza: era quadrato, con due cubiti di altezza, e i suoi corni costituivano un sol pezzo con esso. 26 Rivestì d'oro puro il suo piano, i suoi lati, i suoi corni e gli fece intorno un orlo d'oro. 27 Fece anche due anelli d'oro sotto l'orlo, sui due fianchi, cioè sui due lati opposti, per inserirvi le stanghe destinate a trasportarlo. 28 Fece le stanghe di legno di acacia e le rivestì d'oro.

29 Preparò l'olio dell'unzione sacra e l'incenso aromatico, puro, opera di profumiere.

L'altare degli olocausti

38Fece l'altare per gli olocausti di legno di acacia: aveva cinque cubiti di lunghezza e cinque cubiti di larghezza: era quadrato, con tre cubiti di altezza. 2 Fece i corni ai suoi quattro angoli: i corni costituivano un sol pezzo con esso. Lo rivestì di bronzo. 3 Fece anche tutti gli accessori dell'altare: i recipienti, le palette, i vasi per l'aspersione, le forcelle e i bracieri; fece di bronzo tutti i suoi accessori. 4 Fece per l'altare una graticola di bronzo, lavorata a forma di rete, e la pose sotto la cornice dell'altare in basso: la rete arrivava a metà altezza dell'altare. 5 Fuse quattro anelli e li pose alle quattro estremità della graticola di bronzo, per inserirvi le stanghe. 6 Fece anche le stanghe di legno di acacia e le rivestì di bronzo. 7 Introdusse le stanghe negli anelli sui lati dell'altare: servivano a trasportarlo. Fece l'altare di tavole, vuoto all'interno.

Il lavabo per le abluzioni

8 Fece il bacino di bronzo con il suo piedistallo di bronzo, impiegandovi gli specchi delle donne che venivano a prestare servizio all'ingresso della tenda del convegno.

Il cortile

9 Fece il recinto: sul lato meridionale, verso sud, il recinto aveva tendaggi di bisso ritorto, per la lunghezza di cento cubiti. 10 C'erano le loro venti colonne con le venti basi di bronzo. Gli uncini delle colonne e le loro aste trasversali erano d'argento. 11 Anche sul lato rivolto a settentrione vi erano tendaggi per cento cubiti di lunghezza, le relative venti colonne con le venti basi di bronzo, gli uncini delle colonne e le aste trasversali d'argento.

12 Sul lato verso occidente c'erano cinquanta cubiti di tendaggi, con le relative dieci colonne e le dieci basi, gli uncini delle colonne e le loro aste trasversali d'argento. 13 Sul lato orientale, verso levante, vi erano cinquanta cubiti: 14 quindici cubiti di tendaggi, con le relative tre colonne e le tre basi alla prima ala; 15 quindici cubiti di tendaggi, con le tre colonne e le tre basi all'altra ala. 16 Tutti i tendaggi che delimitavano il recinto erano di bisso ritorto. 17 Le basi delle colonne erano di bronzo, gli uncini delle colonne e le aste trasversali erano d'argento; il rivestimento dei loro capitelli era d'argento e tutte le colonne del recinto erano collegate da aste trasversali d'argento.

18 Alla porta del recinto c'era una cortina, lavoro di ricamatore, di porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto; la sua lunghezza era di venti cubiti, la sua altezza, nel senso della larghezza, era di cinque cubiti, come i tendaggi del recinto. 19 Le colonne relative erano quattro, con le quattro basi di bronzo, i loro uncini d'argento, il rivestimento dei loro capitelli e le loro aste trasversali d'argento. 20 Tutti i picchetti della Dimora e del recinto circostante erano di bronzo.

I materiali utilizzati

21 Questo è il computo dei metalli impiegati per la Dimora, la Dimora della Testimonianza, redatto su ordine di Mosè a opera dei leviti, sotto la direzione di Itamàr, figlio del sacerdote Aronne. 22 Besalèl, figlio di Urì, figlio di Cur, della tribù di Giuda, eseguì quanto il Signore aveva ordinato a Mosè; 23 insieme con lui Ooliàb, figlio di Achisamàc, della tribù di Dan, intagliatore, decoratore e ricamatore di porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso. 24 Il totale dell'oro impiegato nella lavorazione, cioè per tutto il lavoro del santuario - era l'oro presentato in offerta - fu di ventinove talenti e settecentotrenta sicli, in sicli del santuario.

25 L'argento raccolto, in occasione del censimento della comunità, pesava cento talenti e millesettecentosettantacinque sicli, in sicli del santuario, 26 cioè un beka a testa, vale a dire mezzo siclo, secondo il siclo del santuario, per ciascuno dei sottoposti al censimento, dai vent'anni in su. Erano seicentotremilacinquecentocinquanta. 27 Cento talenti d'argento servirono a fondere le basi del santuario e le basi del velo: cento basi per cento talenti, cioè un talento per ogni base. 28 Con i millesettecentosettantacinque sicli fece gli uncini delle colonne, rivestì i loro capitelli e le riunì con le aste trasversali.

29 Il bronzo presentato in offerta assommava a settanta talenti e duemilaquattrocento sicli. 30 Con esso fece le basi per l'ingresso della tenda del convegno, l'altare di bronzo con la sua graticola di bronzo e tutti gli accessori dell'altare, 31 le basi del recinto, le basi della porta del recinto, tutti i picchetti della Dimora e tutti i picchetti del recinto.

Commento

Servire Dio al lavoro

Per servire Dio con tutto il cuore, non c’è bisogno di lasciare il proprio lavoro. Besalel è l'esempio di chi nella vita riesce a servire Dio sul posto di lavoro. Il suo ministero principale quotidiano è nel suo lavoro.

Dio riempie il suo popolo con il suo Spirito anche nei luoghi di lavoro: "L'ho riempito dello spirito di Dio, perché abbia saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro, per ideare progetti da realizzare in oro, argento e bronzo, per intagliare le pietre da incastonare, per scolpire il legno ed eseguire ogni sorta di lavoro tondo" (31,3-5, MSG).

Besalel è uno scultore. Viene scelto da Dio per realizzare il tabernacolo (37,1; vedi anche 31,1-5). Dio lo chiama e lui risponde: "Eseguì quanto il Signore aveva ordinato a Mosè" (38,22). Lavora in team con un progettista chiamato Ooliab (v.23) e con lui compie grandi cose per Dio. La chiave del suo successo è nell’essere un uomo ricolmo "dello Spirito di Dio" (31,3; 35,31).

È possibile essere un musicista, uno scrittore o un artista di talento ma non avere lo Spirito Santo. Ma quando lo Spirito di Dio viene e riempie le persone, la loro opera assume spesso una nuova dimensione. Il suo impatto spirituale cambia e diviene molto maggiore. Questo può essere vero anche quando l'abilità naturale del musicista o dell'artista non è particolarmente eccezionale. I cuori possono essere toccati e le vite possono essere cambiate. Senza dubbio qualcosa del genere è successa anche a Bezalel.

Preghiera

Signore, grazie per tutte le persone che ti servono con tutto il cuore, attraverso le loro abilità artistiche, nella cura delle persone, nell'educazione, nel commercio, nei tribunali, nelle banche e in ogni ambito lavorativo. Come Bezalel, possano essere tutti pieni di Spirito Santo e fare ogni cosa che tu comandi. Aiutaci a dare il massimo nella nostra vita.

La moglie di Nicky dice

Proverbi 6,10-11

"Un po' dormi, un po' sonnecchi, un po' incroci le braccia per riposare..."

Penso che queste parole siano piacevoli. Ma poi il versetto 11 arriva come uno shock:

“...e intanto arriva a te la povertà, come un vagabondo".

Non vogliamo essere sorpresi a sonnecchiare e a perdere tutto ciò che Dio ha in serbo per noi.

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Riferimenti

Salvo diversa indicazione, le citazioni delle Scritture sono tratte dalla Sacra Bibbia Italiana Cattolica, testo CEI 2008 a cura della Conferenza Episcopale Italiana. Utilizzata con permesso.

Copyright © 2008 — 2019 Diritti d'autore riservati su testo e commento Fondazione di Religione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena.

Shane Claiborne, The Irresistible Revolution, (Zondervan, 2006) p.121

Le citazioni della Scrittura indicate con (MSG, AMP, NIVUK, NKJV, NLT, ecc.) riportano comunque il testo CEI®. Indicano i testi qui di seguito elencati a cui si rimanda per ulteriori approfondimenti.

NIV - New International Version Anglicised - Copyright © 1979, 1984, 2011 Biblica, già International Bible Society
MSG - The Message - Copyright © 1993, 1994, 1995, 1996, 2000, 2001, 2002.
AMP - Amplified® Bible, Copyright © 1954, 1958, 1962, 1964, 1965, 1987 - Casa Editrice The Lockman Foundation NKJV - New King James Version®. Copyright © 1982 - Casa Editrice Thomas Nelson NLT - New Living Translation - Copyright © 1996, 2004, 2015, 2017 - Casa Editrice Tyndale House Fondation

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